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'Quando ho firmato queste carte?' Si chiese tra sé e sé il nuovo arrivato 'Ricordo soltanto che sono caduto tra l' ortica e c' era una donna...era giovane, quasi quanto me. Le devo la mia vita, sì, le devo la vita'. Un' infermiera, coperta con cappello bianco e tunica lunga, gli ordinò di girarsi. Lui, prima di eseguire, le mostrò le carte firmate e le domandò "Scusi, lei sa per caso quando ho firmato questi fogli?"
"Li firmò il tuo collaboratore, quel Tommy. Ieri hai farfugliato un 'sì' alla nostra segreteria, lui ha sentito e ha firmato".
"Ma io non gli ho ordinato di farlo!"
"Ha detto che firma sempre lui a nome tuo, anche se sei maggiorenne. Ha anche avvisato tua moglie che eri qui".
"Quell' idiota!" Ghignò Zurri "Quando gli ho gridato di aiutarmi, però, si è fatto da una parte, eh!"
"Mi dispiace per te. Immagino volessi tornare a casa tua, ma oramai i fogli sono firmati e tu risulti uno studente di questa scuola, da oggi" sfoderò un sorriso a quarantadue denti "e ora, se non ti spiace, vorrei che ti girassi; almeno posso iniettarti dell' idrocortisone".
"Ma...sono solo caduto tra le ortiche, perché devo fare delle punture?"
"È vero che hai solo fatto un capitombolo, anzi, più di uno; ma sei davvero messo male. Guardati le cosce". Zurri si tirò su il lenzuolo e vide sulle sue gambe dei bolloni talmente grossi da sembrare pizzichi di vespe. Era strano però, non provava più molto dolore, ma soltanto prurito. "Tu..."
"Ho calmato tutto con una pomata ieri, dopo che sei svenuto. Non è sufficiente però, serve un anti infiammatorio". Si voltò, pensando che un' iniezione non fosse niente di che. Tuttavia, appena la siringa perforò la sua pelle, fece un salto fuori dal letto, lasciando il flaconcino a metà. "Devo terminare..." protestò la dottoressa. "Che cosa mi hai iniettato?" Piagnucolò lui, tenendosi la chiappa. La donna sospirò e gli lanciò la scatolina vuota di idrocortisone. "Non ti avvicinare più al mio sedere!" Squittì, come un' adolescente alle prese con la sua prima storiella d' amore. "Come vuoi, tieniti i bolloni allora" e fece per andarsene. Fu allora che il prurito diventò insopportabile e la voglia di grattarsi altrettanto. "Aspetta" la supplicò "puoi davvero togliere quest' inferno dalle mie gambe?"
"Sì, posso" si girò di scatto, tutta sorridente. "Dai allora, piano però..." a malincuore si rimise in posizione. Questa volta il bruciore fu intenso e durò a lungo, eppure lui rimase fermo fino all' ultima goccia di medicina. Poi si rivestì. Quando si distese, dovette stare a pancia in giù e si disse che non aveva mai subito una puntura più dolorosa in vita sua.
Lo specchio verticale che rifletteva il suo volto, a un certo punto, mostrò due ragazzi, identici e con lo stesso caschetto. Avevano i capelli rossi e gli occhi verde chiaro. Indossavano entrambi una camicia bianca, con dei foulard legati a mo' di fazzoletto, attorno al collo e gli stessi anelli d' argento all' indice e al mignolo destri.
Zurri si voltò di scatto, roteando il collo fino quasi a farsi male, ma dietro di lui non c' era nessuno. Dunque, girò di nuovo la testa e lo specchio riflettè solo la sua immagine. Sentì poi qualcuno tirar via la coperta e, benché il dolore, tentò di tirarsi su. I gemelli se ne stavano in piedi, mano nella mano, uguali come due gocce d' acqua e solo i pantaloncini che portavano facevano intendere che erano due persone diverse: il primo ne aveva uno a righe bianche e blu, il secondo ce l' aveva di Jeans. "Chi siete?" Domandò loro, raggelando dalla testa ai piedi e credendo, per un istante, di essere dentro "Shining" di "Stephen King".
"No, la domanda giusta è... chi sei tu?" Rispose uno. "Noi siamo solo i gemelli!" Disse un altro, con una risatina di scherno. "Poldo" si presentò il primo. "Pallino" continuò il secondo. 'È Scary Movie?' Pensò Michael. Poi sospirò "Sentite ragazzi, sono molto stanco. Fatemi dormire".
"Anche noi siamo stanchi" dissero in coro. "Sì, ma voi non siete caduti nell' ortica" spiegò lui, sfoggiando il tono da insegnante esperto. Detto ciò chiuse gli occhi. Sognò di essere dentro una stanza di ferro, dalla quale non poteva uscire. A destra stavano un gruppo di studenti, a sinistra un altro gruppo e sembrava sorreggessero una scritta fatta con il sangue: 1942. Si svegliò di soprassalto e vide i due fratelli a torso nudo, uno su un lettino e uno su un altro, pieni di ferite e bolloni sulla schiena. "Ma che cavolo vi è successo?" Deglutì, sentendosi catapultato in uno dei peggiori horror mai esistiti. "Sono caduti tra l' ortica, come te" si sbrigò a spiegare un' infermiera "si sono, però, grattati troppo e questo è il risultato".

Michael si addormentò di nuovo, ma questa volta sognò dei tarocchi su un tavolo, illuminati, all' interno di una stanza buia; e un ragazzo con delle grandi occhiaie, che fluttuava nello stesso luogo. Era vestito tutto di nero e volteggiava, come una specie di ombra senza un corpo. "Che fai?" Gli chiese nel sogno "Perché ti muovi in questo modo assurdo?".
"Ero un negromante" gli rispose; "ero un negromante!" Urlò. In seguito, fece cadere tutti gli oggetti presenti sulla tavola e si inginocchiò per raccoglierli. "Che è successo?" Deglutì l' addormentato. "Lei...mi disse la verità quasi su tutto..." i suoi occhi scavati incontrarono quelli di lui e quest' ultimo si rese conto che le pupille non c' erano proprio. Il 'mago' proseguì "Quasi su tutto...tranne che su una cosa, la più grossa di tutte!". Un fumo nero l' avvolse e Zurri si svegliò, madido di sudore.
"Tarocchi, eh?" Domandò uno dei gemelli, facendo ancor più paura al New Entry delle Otto Valli "Non preoccuparti.
Se non dici tutta la verità, non possono colpirti".
"Chi ti ha detto che ho sognato i tarocchi?"
"Lo so. Tutti quelli che hanno dormito al tuo posto, li hanno sognati" a un tratto, poi, si fece lugubre "hai paura che qualcuno possa rubarti ogni cosa bella della tua vita?"
"Ho un figlio..." sibilò appena.
"Tu sì, amico...ma quella che mentì al negromante, nel 1942, non lo aveva. Ovviamente, se si vuol giocare con le ombre, occorre la verità, non la bugia; perché le ombre stesse sono una bugia! Quel negromante, dopo di lei, non giocò più con i tarocchi e l' andò a cercare, per scusarsi con lei...tuttavia, prima che giungesse a destinazione, una bomba gli fece saltare la testa e annientò tutto quello che aveva con sé..."
"Smettila..." lo supplicò "mi spaventi".
"Sai..." indicò il letto su cui giaceva "viene sempre invidiato chi dice la verità! E, dall' invidia, nasce il desiderio di avere la vita di chi è invidiato, al posto della propria. Non vantarti di ciò che sei, Michael Zurri. Oppure, se proprio non ce la fai a non vantarti, menti in qualcosa! Ma tu non sai mentire! Ecco perché sei qui, come tutti noi. Benvenuto alle Otto Mura, amico. Non stupirti se non ci saranno giorni in cui non potrai toccare sedia per il dolore!". Michael Zurri guardò fuori, stava piovendo. Senza dire un' altra parola, prese le sue cose e si spostò su un altro lettino libero.

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