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La macchina fotografica era fissa sull' obiettivo. Veniva manovrata, alzata e abbassata da mani esperte. Era un gioiello degli anni '40. Una delle prime Canon create in Giappone e perfettamente funzionante, a dispetto del tempo che era trascorso. La pellicola era in bianco e nero, ma i docenti e il personale ATA ci tenevano a far lavorare quell' antichissima macchina prima di tutte le Reflex portate alle Otto Mura. Era una parte importante del patrimonio della scuola.
Dopo alcuni scatti con amici, parenti ed insegnanti, Onofrio riempì un bicchiere di coca- cola e lo portò a quella che era la preclusa della festa, quasi invisibile agli occhi di tutti, e non soltanto perché era acqua e sapone, cioè Diamante. "Proprio non riesci a farti le amicizie tu, eh?" Cercò di stuzzicarla, dopo essersi seduto al suo fianco. Aveva tolto lo smoking; perché la giornata stava cominciando ad essere più fredda e si era messo un maglione color panna, con il collo alto e delicati ricami orientali sul petto. Somigliava vagamente a Cesare Cremonini negli anni '90, solo che lui era la versione 'bionda'. "Mi chiedevo perché i vostri insegnanti rifiutano di farsi fare le foto con le macchine fotografiche di oggi, tra cui molte Reflex. Verrebbero a colori almeno, non credi?".
"È che...la Canon che vedi è molto, molto antica. Vale i miliardi. È sempre appartenuta a questo istituto, per questo loro la preferiscono alle altre, credo..." Trattenne altre parole che gli attraversavano la testa, sperando di esser riuscito nel tentativo di spiegare qualcosa che non aveva capito nemmeno lui... lei, invece, si mise a ridere "È il tuo modo di dire che sono troppo vecchi per le nuove tecnologie?"
"Sì!" Rispose a tono, dimenticandosi quasi la frase che aveva detto poco prima. "Onofrio, sai essere uno spettacolo quando vuoi!" Bevve un altro po' di bibita "A me sembra quasi che le macchine fotografiche digitali non riescano a scattarli. Lo so, è un discorso strano". Lui, però, rabbrividì.
Un ometto tozzo e pelato era in piedi, con una gamba dentro e una all' esterno della struttura. "Lo conosci?" Chiese Diamante. "No, perché?"
"Non so, quando non c' eri mi guardava... ho avuto anche paura, credevo volesse provarci con me".
"A me sembra che ti guardano un po' troppi uomini grandi, amore, sai? E molti uomini grandi vogliono essere un po' troppo i tuoi amici..."
"A quelli di 50 anni piacciono quelle più piccole, a quanto pare".
"No, secondo me dicono che vogliono quelle più piccole, ma alla prima occasione ti mandano a quel paese. Però tu, come donna, non puoi rifiutare il loro invito assolutamente".
"Che dovrei fare allora?"
"Non lo guardare, prima o poi smetterà... Diamante, un uomo che ti vuole cerca un tuo bacio, prova a portarti a letto, vorrebbe avere una relazione con te... quel tizio non so cosa voglia, in realtà. Forse è il parente di qualcuno..."
"Se mi alzo, mi segue. Per questo sto seduta".
"Ehilà, amico!" Si tirò su Onofrio "Stai cercando qualcuno che guardi lei?". L' omettino tozzo e decisamente poco avvenente ammutolì e si allontanò. "Diamante, sei proprio una calamita per gli ultra 45enni, a quanto pare!" Si sedette di nuovo. Il suo tono faceva più intendere 'Perché guardano la mia povera fidanzata? Hanno attrazione?'.

"Allora eri qui fuori, razza di vigliacco!" Si sentì gridare un giovane, venuto da molto lontano "Te la facevi sotto a rimanere con me? Mi hanno pestato, lo sai?"
"Sono desolato, signor Zurri. Ho sempre avuto paura delle risse".
"Sei solo un povero fallito".
"Lo so, signor Zurri. Ora che, però, ha capito che razza di gentaglia studia qui, possiamo tornare in città, vero?"
"Sì, torniamo, tanto questo sputo di posto non ha neanche una via. Aveva ragione Marco Sazzi: dentro questa struttura sono tutti matti. Inoltre, sono anche dei vigliacchi, perché sanno che i guai che combinano quassù non potranno mai essere denunciati. Non c' è un indirizzo, non c' è un CAP. C' è soltanto un campo di ortiche prima del cancello. Un collegio vecchio che rimarrà sempre tale! Questi idioti non meritano la mia genialità né di essere più moderni!". Purtroppo per lui, l' ultima frase venne talmente tanto urlata che provocò disgusto in Achille e nel suo gruppo. "Ehi, tu!" Si avvicinò a Zurri a muso duro "Chi cavolo ti credi di essere?". Era vero che le violenze subite dentro le Otto Valli non potevano essere denunciate, dal momento che la scuola non aveva né una pagina web né un numero di telefono. Ed era vero anche che gli insegnanti stessi non possedevano cellulari e vivevano lontani dall' istituto; tuttavia, un luogo così storico non meritava assolutamente di essere definito uno 'sputo', visto che l' attestato rilasciato alla fine del corso valeva quanto un' importante laurea.
"Io sono un professore, un critico, un politico e un padre!"
"E anche un grande montato! Mi disgusti!". Michael lo fulminò con lo sguardo. Diamante, la cugina, lo raggiunse di corsa "Achille, smettila ora!" Tentò di fermarlo "Tu puoi essere denunciato da lui, hai un nome e un cognome!"
"Non ha il diritto di considerarci così, Diamante! Noi non siamo degli idioti, siamo influencers quasi quanto lui e anche di più. Che è venuto a fare qui? Per offenderci?"
"Ha una scuola..."
"Beh, anche questa è una scuola. E vale otto volte di più della sua!" Lo guardò di traverso "Ci tieni davvero a renderla più moderna? Allora iscriviti, come studente però! Tanto del design ce ne occupiamo noi, non gli insegnanti. Ah già, sei stato pestato da Stefano. Avrai paura allora...poverino!". Tommy si mise tra i due, poi invitò Michael ad allontanarsi e non cedere alle provocazioni.
"Il vigliacco sei tu, non io" gli disse all' orecchio Stefano, prima di lasciarlo andare "io sono solo uno studente che viene da lontano". Aprì lui stesso il cancello e, quando lo vide passare, gli tirò un calcio sul sedere. Zurri non contrattaccò e si limitò a camminare più veloce. "Occhio alle ortiche, montato!" Lo mise in guardia Shiro "Altrimenti, poi, ti bruciano le gambine!".

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