7

39 4 5
                                    

"La Retorica è intesa anche come Arte del Parlare Bene..." cominciò a scrivere l' insegnante sulla lavagna nera, con il gesso colorato "Aristotele stesso, uno dei più importanti filosofi del mondo, ha scritto un intero libro sulla Persuasione del parlare bene...".
Nerio diede una gomitata ad Onofrio "Che ci facciamo oggi di questa roba? Non ho mai scelto Filosofia all' università!" Bisbigliò "E, anche se l' avessi scelta, non avrei certo imparato a parlare bene, come dice questo qui!"
"Smettila di parlarmi! Vuoi farmi frustare di nuovo? Ancora ho i segni dell' altra volta! Prendi appunti e stai zitto, quattr' occhi! Tanto fra nove mesi saremo fuori da questo posto!"
"La Retorica viene dal Latino, Rheorica..." continuò a scrivere l' uomo "che, a sua volta, viene dal Greco. Chi parlava in pubblico, nell' età classica, doveva conoscere tale Arte alla perfezione, per farsi ascoltare dagli altri...".
"Che noia!" Disse d' istinto Nerio, tappandosi la bocca subito dopo. Il docente si girò di scatto "Come?" Chiese.
"È stato lui, non io!" Lo indicò Onofrio, guardando intimidito la bacchetta sulla cattedra. "Sì, lo so che è stato lui..." spiegò Remo, avvicinandosi a Nerio e facendo sospirare di sollievo il biondino. "Grazie tante amico, eh! Me ne ricorderò!" Rispose il ragazzo dai capelli rossi. "Hai per caso detto che la Retorica è noiosa?" Domandò pungente l' insegnante "Intanto alzati in piedi".
"Senta, parliamoci chiaro per favore..." espresse il giovane, tirandosi su dalla sedia "uno: io non ho mai studiato di queste cose. Due: mi sembra di essere tornato al liceo ed io sono un po' più grande. Tre: abbiamo tutti tra i 16 ed i 30 anni qui dentro, a parte Vincenzo, che è un po' più piccolo...e le punizioni corporali, alla nostra età, non dovrebbero esistere più. Quattro: a cosa ci serve la Retorica nel 2022?"
"Allora, ti rispondo subito..." l' uomo incrociò le braccia "Cinque: siete in un collegio, iscritti. Sei: il collegio ha delle regole, indipendentemente dall' età degli studenti, visto che qui siete tutti maschi. Sette: dal momento che siete tutti maschi, in nome dell' educazione, io posso punirvi corporalmente...anche se voi non ci credete. Otto: la Retorica serve per entrare in società e diventare qualcuno, sia chiaro! Capisco che è molto più pesante dei social network; ma se non sapete ben parlare, nella buona società non ci entrerete mai!"
"Perché? Oggi contano i discorsi eloquenti, professore? Cos' è? Un liceo classico? Anche al classico fanno solo Latino, Letteratura e Greco. Chi fa più Retorica oggi? I filosofi? Allora questa scuola è un' università in realtà!"
"E tu, con una testa così, vuoi diventare qualcuno? Sai quanti ce ne sono là fuori come te? Chi è entrato qui dentro, se ne è sempre uscito che era importante. Sempre! Di questo passo tu non sarai niente di che, specialmente oggi!"
"Per oggi intende il 2022? O il 1920?"
"Per oggi intendo oggi!"
"E per lei quando è stato oggi? Prima, durante o dopo la guerra?"
"La guerra non vi deve interessare, non siete soldati".
"Cosa c' è dietro questa scuola? Perché ci trattate come alunni indisciplinati?"
"Adesso basta!" Prese la verga sopra alla cattedra e colpì forte i palmi di Nerio. Il ragazzo non riuscì a muoversi. Era come paralizzato, bloccato in piedi vicino al suo banco. Intanto che lo colpiva, le luci apparivano e scomparivano. Un vento forte scosse il lampadario di lusso, appeso alla soffitta dell' aula, poi smosse i fogli del calendario, sulla parete. Intanto che il dolore saliva, a Nerio sembrò di vedere letta, sul muro, tra le pergamene ingiallite, la data del 1942. Poi altro vento chiuse le finestre, la lancetta delle ore segnò le 11. L' insegnante si ritrovò alla lavagna, come se niente fosse successo; mentre il ragazzo dai capelli rossi si scoprì seduto, sul suo bianco, con i palmi che arrossati e il cellulare spento. Sentì le lacrime riempirgli gli occhi, eppure si trattenne.
"Non vuoi starci qui?" Chiese Remo, più a sé stesso che a Nerio "Credi che io ci voglia stare?"
"Che dice adesso?" Sospirò il rossino, con voce roca. "Se non vuoi stare qui, puoi andartene. È sufficiente che lo dici alla segretaria. Per me già oggi può essere un Arrivederci, lo sai? Chi ti obbliga ad essere qualcuno di importante, se tu stai bene ad essere uno come tutti gli altri? È sufficiente che lo metti per iscritto e sei libero di andartene! Il tetto non ti crolla in testa, se scegli di non stare più qui...e sia chiaro..." si rivolse a tutta la classe, con le mani che tremavano "Io non insegno solo Letteratura, Latino e Greco. Io insegno anche e soprattutto Retorica! Se non vi interessa, aprite la porta e uscite! È chiaro?" Detto ciò, cancellò il gesso alla lavagna e continuò a scrivere: "La Retorica è alla base del discorso persuasivo, scritto e orale. Ha lo scopo, dunque, di persuadere; fino a convincere persone colte e non colte. La Retorica è l' Arte dei grandi, quali Cicerone e Cesare..."
"Io ti avevo detto che qui alzano le mani, ma tu non ci senti!" Lo rimproverò Onofrio, a bassa voce "e poi che razza di domande fai? Certo che lo sa che siamo nel 2022! Non indagare più su di lui e segui quello che dice! Altrimenti ti buttano fuori di qui a calci e rischi di morire nel bosco per il freddo! Stai sveglio, però! Ho frequentato tanti collegi, te l' ho già detto, questo è solo uno dei tanti!". Nerio lo guardò con gli occhi lucidi "Non mi serve anche la paternale, grazie. So che sei prepotente, ma oggi proprio non è il caso. Mi fanno male le mani!".
Al suono della campanella, il bidello venne chiamato in aula a pulirla. Alcuni studenti rimasero, altri uscirono. Intanto l' uomo, pulendo, canticchiava: "E le teste del Presidente e del suo consigliere volano, volano, volano via...le teste dei tiranni volano e volano via...le teste volano...".
"E dopo sarei matto io?" Mugulò Nerio "guardate se vi sembra normale questo bidello?".
"Almeno non farti sentire!" Lo rimproverò Vincenzo "Dai usciamo...è meglio".
In corridoio entrambi videro un ragazzo fermo davanti alla finestra, vestito normalmente, ma con gli occhi insanguinati e strane more scure sulle braccia. "Stai bene?" Gli chiese il giovane con gli occhiali. "Io..." rispose "non ritrovo l' infermeria...e tu? Sanguini?" Indicò con gli occhi le sue mani arrossate. Nerio le mise nelle tasche dell' uniforme e fece cenno di no con la testa. "Allora non è niente..." Proseguì lui, prima di mordersi il mignolo. "Stefano! Stefano!" Lo chiamò una delle infermiere, a poca distanza dai due amici "Oh! Grazie al cielo ti ho ritrovato!". Si avvicinò al giovane "Ti ho sempre detto che non devi girare da solo per la scuola, finché non guarisci!" Poi lo prese per il polso e lo portò vicino a sé. "E voi non dovreste stare così vicino agli ammalati" guardò Vincenzo e il rossino di sottecchi "non avete visto i suoi occhi? Stefano non sta bene, può contagiarvi! Non vedete che indosso dei guanti!".
"Che cos' ha?" Esordì Vincenzo.
"Una brutta infezione" poi si rivolse a Stefano "Ti ho già detto che non devi darti morso, ti ricordi?" E lo portò via.

Classe 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora