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Onofrio si risvegliò con ancora l' orrido, ultimo incubo nei suoi pensieri; ma non era il letto del suo mini appartamento. Era l' infermeria della scuola.
Nerio era seduto su una piccola seggiola al suo fianco e teneva sulle gambe un libro aperto.
Solo quando sentì schioppettare il fuoco, innanzi a lui, e percepì il calore della candela, si rese conto di essere sveglio del tutto: "Che mi è successo?" Cercò di tirarsi su a sedere, ignorando il dolore lancinante che sentiva sotto la sua schiena. "Ti sei sentito male stanotte e sei svenuto" ripose l' opuscolo sul comodino "sono stati troppo severi con te, Onofrio".
"Non posso essere svenuto per il dolore" rispose d' istinto "e gli altri dove sono?"
"Gli altri sono a lezione e tu sei svenuto per il dolore. Non dovevi assumerti la responsabilità di Vincenzo, sai come funziona qui".
"Non posso essermi sentito male stanotte, ho parlato con Vincenzo fino a tardi".
"Durante il sonno hai accusato un malore...comunque..." Prese un i- phone e glielo porse "Diamante ha cercato di contattarti. Non ho mai risposto, non mi sembrava corretto".
"Quante chiamate mi ha fatto?"
"Una decina..."
"Quanto tempo ho dormito?"
"Dalle 21 ieri sera..."

Due giorni dopo

La giacca del nuovo arrivato metteva i brividi: aveva dipinti due occhi ai lati, senza alcun volto. Onofrio, ancora convalescente, pensò che fosse uno dei suoi sogni.

Il ragazzo si sedette a fianco di Michael Zurri, il quale si alzò di scatto. Un insegnante, che aveva assistito a tutta la scena, gli fece cenno di sedersi, senza gettare agitazione addosso agli altri e a sé stesso.
Dopo colazione vi fu l' ora di Scienze. Gli studenti vennero condotti in una grande stanza, attorno a un essere smembrato che avrebbero dovuto ricostruire.
"È orribile" piagnucolò Nerio, guardando disgustato gli organi e le ossa di silicone "davvero dovremo toccare quelle cose?"
"È come...'Esplorando il Corpo Umano', capito?" Gli spiegò Achille "Solo che lui è molto più grosso". Il ragazzo dai capelli rossi rilanciò un' altra occhiata al pupazzolo di dimensioni umane tagliato a pezzi ricomponibili, con una precisione tale da sembrare bidisezionato da uno squartatore. Aveva la pelle giallognola e le labbra nere, con tante venature che gli percorrevano l' intero corpo mozzato. "Sembra un cadavere" deglutì "e dobbiamo ricomporlo?"
"C' è scritto tutto qui" Onofrio mostrò al gruppo un opuscolo di Anatomia stampato nel 1930 e con la copertina quasi tutta rotta. "Che succede se ci rifiutiamo di ricostruirlo?"
"Che il tuo sedere se ne ricorderà, Nerio".
"È se fosse davvero un morto?"
"Ma non dire cavolate! È solo un fantoccio!". Vincenzo tirò su dal tavolo due occhi finti dalle pupille cremisi "Bleah!" Disse "Sono fatti di gelatina!"
"Quelli sono gli occhietti, Vincenzo" cercò di sdrammatizzare il biondino "non li rompere, altrimenti finisce per rimanere cieco, poverino".
"Perché le pupille sono rosse?"
"Evidentemente, hanno troppa cheratina".
"Perché non gliele hanno fatte castane, nere, azzurre o verdi?"
"Vincenzo, questo bamboccio è stato creato nel 1940 e fatto a pezzi. Hanno perfino dipinto le sue pupille, benché siano gelatinose".
"È bruttissimo". I loro dialoghi furono bloccati dalle parole di un sorvegliante, che disse al nuovo arrivato "Da domani metterai l' uniforme. Oggi sei appena arrivato e ci passeremo su, ma da domani ti vogliamo vestito come tutti gli altri!". L' interessato non rispose. Si limitò a fare cenno di sì con il capo.

Ricomporre il 'Fantoccio di Anatomia' non era stato proprio un bello spettacolo; ma, se non altro, quella mattina, non era stato punito nessuno.
In un certo senso, si erano tutti impegnati.
Passò il mezzogiorno e, dopo pranzo, un vento forte scosse i rami degli alberi, fuori dell' edificio.
Quattro voci di donne, provenienti da punti imprecisi del corridoio, incitarono i cinque amici ad uscire.
Achille ed Heric erano saliti ai piani di sopra, eppure non avevano udito nulla.
Sembrava che solo Onofrio, Nerio, Vincenzo, Mattia e Simon dovessero andare in giardino.
Nell' eseguire ciò che volevano le sconosciute voci, si ritrovarono in cortile innanzi a un ragazzo bruno, con i capelli lisci e il ciuffo da Emo.
Era seduto sull' erba, con la schiena attaccata ai mattoncini dell' istituto, sotto i raggi del sole; e pareva bloccare le foglie ingiallite e marroncine che cadevano dai rami.
Il suo abbigliamento era rigorosamente nero, ad eccezione delle All Stars; che erano a quadri.
"Come hai fatto?" Gli domandò Onofrio, totalmente incurante del suo nome e cognome "Come hai fatto a sollevare così le foglie, a mezz' aria?"
"È una questione di aura" spiegò lo sconosciuto "ognuno ce l' ha a modo suo. Sono giunto alle Otto Valli?". Il biondino fece cenno affermativo con la testa.
"Sei uno studente?" Sopraggiunse Simon.
"Sono un negromante" rispose quello "ho ereditato questo karma dai miei genitori. Sto cercando Fiamma".
"Ti portiamo noi da lei".
"E anche un' altra cosa..." proseguì "per caso mio cugino è già giunto?"
"Chi è tuo cugino?" Si intromise il modello.
"Si...si chiama...". Mister Giacca Spaventosa sbucò fuori da un vecchio salice, facendo rabbrividire Vincenzo e portando Onofrio a lanciare un piccolo grido. "Alan, sei già arrivato?"
"Alcide..." i due cugini si abbracciarono "devi portarmi da Fiamma".
"Puoi farti accompagnare da loro" fece un cenno con il capo "io devo andare a provare l' uniforme".

Il giovane venne condotto dalla segretaria, che gli fece compilare il modulo dell' iscrizione.
"Benvenuto alle Otto Valli" gli strinse la mano poi "Ti aspettavamo". Alan poggiò la testa sul suo palmo "Grazie" sospirò, con aria solenne.
"La tua camera è al terzo piano, insieme a tuo cugino. Si tratta di un mini appartamento con televisore e frigorifero. In stanza ti è concesso bere alcolici, ma non puoi offrirne a studenti minorenni, altrimenti passerai dei guai. Domani voglio vedervi tutti e due in uniforme. Se così non sarà, potreste essere puniti".
"Non c' è problema" le sorrise "dopo quello che ci è successo, mio cugino Alcide è tutto ciò che mi è rimasto...e con lui andrei in capo al mondo".
"Un' altra cosa: la negromanzia potete praticarla solo fuori della scuola. Non possiamo permetterci maghi tra le pareti".
"È un discorso di aura, signora. Va praticata per forza fuori".
"Allora vedete di non farvi punire perché qualcuno vi ha sorpreso a praticarla dentro..."
"Non succederà mai".
"Me lo auguro per voi" terminò il colloquio lei, consegnandogli la cartina del collegio e invitandolo ad uscire dalla segreteria.

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