«Hey» sentii una voce femminile e alzai la testa. Vidi Tokiko avvicinarsi a me sorridente e ricambiai il saluto. Mi alzai in piedi mettendo il telefono in tasca. «Che fai?» mi chiese la donna fermandosi davanti a me. «Nulla di che...una stupidaggine» risposi vaga risedendomi sulla panchina al sole. «Adesso sono curiosa» aggiunse Shock sedendosi affianco a me e guardandomi. «Non mi prendere per strana» dissi e prima che potesse rispondere ricominciai a parlare «Cerco vernice color oro. Sono uscita a pranzo con Mic e Aizawa e quest'ultimo mi ha parlato del kintsugi. Voglio provare. Lo so è stupido». Abbassai lo sguardo e passarono un paio di secondi di cui il silenzio fu padrone incontrastato.
«Kintsugi? Quella cosa delle crepe che vanno fatte risaltare?» mi chiese la ragazza e rialzai lo sguardo. Annuii con con un cenno della testa e lei mi sorrise. «Carina come idea. Probabilmente io sarei una statua d'oro» aggiunse e rise pronunciando le ultime parole su cui mi soffermai. Era così semplice per lei parlare delle sue ferite?
La risposta alla mia domanda arrivò quando lei si accorse di ciò che aveva appena detto e scomparve il sorriso dalle sue labbra. Distolse lo sguardo dal mio e rimase in silenzio. No. Non era facile per lei parlare della sua fragilità. Si era fidata di me anche se incosciamente. Sorrisi leggermente. «Anch'io probabilmente» pronunciai quelle parole a bassa voce quasi sperassi si dissolvessero nel vento e andassero perdute. Shock mi guardò e sorrise.
«Sono curiosa» disse Tokiko dopo un paio di secondi. «Mi racconti qualche tradizione che avete in Italia?» continuò la donna guardandomi sorridente. Pensai a cosa raccontarle e poco prima che cominciassi a parlare una voce maschile chiamò Shock con tono aspro. Il sorriso dell'eroina scomparì e fece un respiro profondo prima di voltarsi verso un uomo che si stava avvicinando. Era alto e robusto. Avrà avuto una sessantina d'anni. I suoi capelli erano corti e grigi e aveva una benda sull'occhio sinistro e l'occhio destro era puntato su Tokiko.
«Cosa vuoi adesso Sakai?» chiese innervosita Shock. «Già non sei un'eroina degna di questo posto e ti riposi anche?!» sputò acido l'uomo per poi voltare lo sguardo verso di me. Mi squadrò e io cominciai a sentirmi in imbarazzo. «Piacere...io sono una nuova professoressa della 1A. Mia Takahashi...Oceania» dissi a bassa voce osservandolo. «Piacere» rispose con un tono di voce più morbido ma ancora scontroso «Sono un professore delle classi ordinarie. Shigeru Sakai. Puoi chiamarmi Arcanum» aggiunse dopo una piccola pausa.
«Non sei il mio capo Sakai. Non sono affari tuoi come passo il tempo. Non sei nessuno per giudicare il mio operato da eroe. Io mi sono fatta un po' di fama per le mie abilità almeno. Tu la tua fama te la sei fatta perché nessuno riesce a capire il tuo quirk. Altrimenti non saresti qui» pronunciò dura Shock per poi alzarsi e voltarsi verso di me. Mi alzai anch'io un po' confusa e la seguii. Entrammo dentro e andammo nella classe della 2E. Una volta entrate Shock chiuse la porta e si sedette sulla cattedra sbuffando. La classe era vuota e mi sedetti su uno dei banchi in prima fila.
«Chi era quello?» chiesi cercando di capire qualcosa di quello che era appena successo. «Un professore delle classi ordinarie che ogni volta cerca di umiliarmi. Non so perché. All'inizio era normale. Poi c'è stato un incidente con un villan ed io sono finita in ospedale per un paio di giorni. Da quel giorno tutto è un inferno con lui» disse la donna tutto ad un fiato. Ragionai. Non aveva senso. Questo qui doveva avere qualche serio problema. O forse si era preoccupato? Forse...non lo so...strano...
Guardai nuovamente Shock. «In che senso nessuno capisce quale sia il suo quirk?» chiesi incuriosita dall'affermazione che poco prima Tokiko aveva fatto in giardino. «È diventato famoso perché nessuno, tranne pochi, sanno il suo vero quirk. Chi pensa che possa viaggiare nel tempo, chi pensa possa teletrasportarsi, chi pensa abbia la telecinesi, chi pensa che possa fermare il tempo, chi pensa che abbia due quirk...ci sono decine di ipotesi. Quando ha perso l'occhio sinistro durante uno scontro una trentina di anni fa è venuto ad insegnare qui alla Yuei» mi rispose Shock che si era calmata e stava guardando fuori dalla finestra sempre seduta sulla cattedra.
Stavo per fare un'altra domanda quando la campanella suonò e alcuni ragazzi entrarono in classe. Mi misi in piedi e mi avvicinai alla cattedra. «Devo fare lezione ora. Resti qui?» mi chiese Shock e sorridendole accettai.
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Il nostro forse-Aizawa×OC
FanfictionAizawa×OC «Una frase di un poeta che ti piace?» chiese e rimasi un paio di secondi in silenzio a guardarlo. «C'è una frase di un poeta: Leopardi...» dissi. «Il "forse" è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, no...