Oramai gennaio stava per giungere al termine e febbraio era alle porte. Gli studenti miglioravano sempre di più ed ogni allenamento per loro era un passo più vicino al diventare eroi. La relazione tra me e Aizawa andava a gonfie vele e i nostri fan erano sempre di più, nonostante io ed Eraser cercassimo di restare lontano dai riflettori il più possibile. I ragazzi della 1A erano impazienti e fremevano dalla voglia di cominciare il secondo anno, anche se temevano i test conclusivi.
Percorrevo i corridoi chiedendo a chiunque incontrassi se avesse visto Shock, ma tutti mi rispondevano che non l'avevano incontrata quella mattina. «Takahashi» sentii una voce maschile chiamarmi e mi voltai. «Kobayashi» dissi leggermente sorpresa di vederlo. «Sai dov'è Yamada?» mi chiese rivolgendomi un leggero sorriso. «No, mi spiace» risposi ripercorrendo con la mente quella mattina, ma senza ricordare di aver incontrato Mic. «Tu hai visto Shock?» chiesi aspettandomi l'ennesima negazione e così ricevetti.
«Oceania» sentii una voce maschile chiamare il mio nome e mi voltai. Sakai mi si avvicinò. Non l'avevo più incontrato da quando il preside lo aveva convocato nel suo ufficio. «Cosa c'è Arcanum?» chiesi cercando di nascondere il mio rancore nei suoi confronti. «Veloce! Shock non sta bene!» disse leggermente agitato e si avviò a passo svelto verso la direzione da cui era appena arrivato. Lo seguii ed entrammo in una aula inutilizzata.
Vidi Tokiko sdraiata a terra incosciente. Il suo corpo era attraversato da lucenti scosse elettriche e il suo viso trasmetteva un lieve senso di dolore. «Ho già chiamato i soccorsi ma ho bisogno di qualcuno che stia con lei» mormorò Arcanum alle mie spalle. Io incapace di dire una parola mi girai verso di lui. «Te ne vai? COSÌ?! COME SE NIENTE FOSSE?!» urlai facendomi controllare da un'improvvisa paura.
«Non posso vedere il risultato di un fallimento» sussurrò cercando di non farsi sentire. Quelle parole mi inondarono di rabbia. Tokiko era lì, stesa a terra e lui ancora continuava a trattarla come un errore. «Ma come ti permetti? Non hai proprio un briciolo di umanità!» dissi a denti stretti. «Sto parlando di un mio errore, Oceania!» mormorò l'uomo e un senso di calma mi sfiorò. Lo guardai in viso. La benda che gli copriva l'occhio era come sempre al tuo posto. Spostai lo sguardo sull'occhio buono e nei riflessi rosa della sua iride vidi formarsi una lacrima silenziosa.
«Che vuoi dire?» chiesi. La rabbia si era attenuata lasciando spazio ad uno stato di confusione. «Ho promesso ad una persona che l'avrei protetta da se stessa...ma ho fallito» mormorò e prima che potessi chiedergli di spiegarsi arrivarono i soccorsi.
*
Ho sempre detestato l'odore d'ospedale. Non portava quasi mai a bei ricordi. Avevo bisogno di risposte, così alzai lo sguardo e osservai l'uomo dall'altra parte della stanza. «Ho bisogno di una spiegazione» dissi cercando di non far tremare la voce dall'improvvisa stanchezza. Arcanum mi guardò rimanendo in silenzio. «Perfavore» lo esortai e dopo un paio di secondi l'uomo sospirò.
«Io avevo un figlio, Shiroka Sakai» pronunciò quel nome con nostalgia e, notando l'uso del passato, mi pentii leggermente di avergli chiesto di raccontare. «Poteva viaggiare nel tempo, ma più di dieci secondi era difficile per lui». «Ogni volta che usufruiva del suo quirk era sempre più stanco» continuò Arcanum «Era un eroe. Un giorno incontrò un'eroina che poteva scagliare fulmini dalle mani. Mi disse che era una ragazza giovane e bella e che avevano collaborato in una battaglia e si erano dati appuntamento per lavorare di nuovo insieme».
Capii subito chi era l'eroina in questione e . «Un giorno, durante una lotta con un villan molto forte, io...stavo combattendo insieme a mio figlio...Shock era impegnata a salvare i civili...venni colpito...» la sua voce spezzata mi fece pentire di avergli chiesto di raccontare, ma ora non potevo smettere.
«Se ne accorsero alla fine della battaglia e mio figlio usò il suo quirk per salvarmi. Erano già passati svariati minuti e lui era stanco. Una volta utilizzato il suo quirk, ero ancora ferito ma stabile. Un ultimo colpo arrivò dal villan e...lui era troppo stanco per schivarlo...non se ne è accorto...» si fermò di colpo. Strinse con forza la mano e combatté per trovare la voce.
«Il mio quirk mi permette di fermare il tempo per un oggetto anche se per pochi secondi» continuò «cercai di usare il mio potere per dare un po' più di tempo a mio figlio, ma ero ferito anch'io. In quel momento mi confessò tutta la verità sul quirk di Shock e...mi chiese di salvarla...io devo proteggerla. È ancora giovane. Fidati, non sono un mostro».
«Mi dispiace» fu l'unica cosa che riuscii a dire e le parole mi sembrarono amare.
Tutti avevamo perso qualcuno: io ho perso Thomas. Arcanum e Shock hanno perso Shiroka, Shōta ha perso Oboro.
Perché?
Tutti pensano che il mondo degli eroi sia perfetto, ma quasi nessuno pensa che siamo costantemente in pericolo di perdere qualcuno...o che qualcuno è in costante pericolo di perdere noi.
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Il nostro forse-Aizawa×OC
FanfictionAizawa×OC «Una frase di un poeta che ti piace?» chiese e rimasi un paio di secondi in silenzio a guardarlo. «C'è una frase di un poeta: Leopardi...» dissi. «Il "forse" è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, no...