29.Scusami

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«Hey, Mia» la voce squillante di Mic mi arrivò troppo forte e d'istinto allontanai leggermente il telefono dall'orecchio. «Come mai questa chiamata?» mi chiese abbassando leggermente il tono della voce. «Aizawa» dissi «Non risponde alle chiamate e non è a casa». «Sorry girl, ma io non ne so niente» rispose e un senso di delusione mi travolse.

Speravo davvero che Mic ne sapesse qualcosa. Dovevo scusarmi con Shōta e dovevo anche parlargli. Inoltre, non era da lui sparire così. «Sei sicuro che non ne sai proprio niente?» gli chiesi «Sono preoccupata». Lo sentii sospirare e il suo tono di voce cambiò. Sembrava quasi triste...

«Non so dove sia, mi dispiace» rispose nuovamente. «Hizashi» lo pregai «Ho bisogno di lui». Seguirono alcuni secondi in cui il silenzio regnò e un altro sospiro arrivò da parte di Mic. La risposta che mi arrivò dopo, però, mi lasciò senza parole e la paura mi sovrastò. «Vieni in ospedale» fu l'unica cosa che Hizashi mi disse e dopo qualche secondo mi riattaccò.
  
                                 *

Corsi più veloce che potei. Mi mancava il fiato e le gambe erano più vicine al cedere ad ogni passo che facevo. "Ospedale" era l'unica parola che rimbombava nella mia testa. Arrivata alla segreteria chiesi con il poco fiato che mi rimaneva dove si trovasse Aizawa Shōta e, una volta saputa la sua stanza, mi fiondai su per le scale.

«Mia» la voce di Mic mi arrivò e lo cercai con lo sguardo. «Respira» disse Hizashi abbracciandomi. Non lo avevo mai sentito parlare con un tono di voce così delicato. Mi presi un attimo per riprendermi. «Cosa è successo?» chiesi con quel poco fiato che avevo. Mic mi fece sedere e sentii le mie gambe bruciare. Il dolore si propagò in tutta la parte inferiore della schiena e inclinai leggermente il capo cercando di non fare uscire lamenti dalle mie labbra.

«Un incidente stradale. Uno gli ha tagliato la strada» disse Mic appoggiando una mano sulla mia schiena. «Un...un incidente?» la mia voce tramava e mi fu impossibile non pensare a Thomas. Mi mancava il respiro, ma non più per la corsa. Non riuscivo a parlare, non riuscivo a respirare, non riuscivo a pensare a qualcosa se non alla morte di Tom.

«Ora sta bene» la voce di Mic mi raggiunse in modo dolce. «Perché non me lo hai detto?» chiesi cercando di riprendermi dalla notizia. «Shōta mi ha chiesto di non farlo. Aveva paura che ti saresti sentita in colpa. Dice che ti incolpi sempre quando qualcuno a cui tieni sta male» disse e in quel momento non riuscii più a trattenere le lacrime. Aveva ragione. Mi sentivo in colpa, terribilmente in colpa. Se non avessimo litigato forse...forse...non lo so...ma forse tutto questo non sarebbe mai successo.

«Posso vederlo?» chiesi con la voce rotta dal pianto. Mic si alzò e senza dire nulla mi tese la mano rivolgendomi un dolce sorriso. «Let's go» disse e presi la sua mano lasciandomi accompagnare nella stanza. Entrammo e il mio sguardo cadde immediatamente sul lettino. Shōta era sdraiato immobile e mi osservava mentre mi avvicinavo.

Le lacrime cominciarono nuovamente a scendere e lo abbracciai. «Scusami» sussurrai «Scusami tanto». Nascosi il viso nell'incavo del suo collo e lasciai che la preoccupazione e la tensione uscissero. Le mie lacrime non si fermavano. Sembravo una bambina che si era fatta male, ma andava bene così. Shōta appoggiò delicatamente una mano sopra i miei capelli e cominciò ad accarezzarmi. «Va tutto bene» la sua voce calma mi arrivò, ma non riuscivo a fermarmi. «Piangi quanto vuoi» disse «Io sono qui».

«Perdonami. Avevo paura di farti del male» dissi e sentii un sospiro di sollievo provenire da Aizawa. «Prometto che...» cercai di continuare, ma non sapevo come dirlo. Volevo che lui scoprisse anche la parte peggiore di me. Mi fidavo, ma non riuscivo a dirglielo.

«Sposami» questa fu la parola che mi arrivò. «Co...cosa?» dissi incredula cercando di capire se lo avessi sognato o no. «Sposami» ripeté Shōta e questa volta ne ebbi la certezza. Non lo avevo sognato. Le lacrime tornarono e un sorriso trovò spazio sul mio volto. Presi la sua mano destra e me la portai al ventre. Lui mi osservò quasi per chiedere conferma. «Saremo una famiglia» dissi e Shōta avvicinò il mio viso al suo per baciarmi.

Il nostro forse-Aizawa×OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora