Dopo un paio di giorni venni dimessa e tornai a lavorare. Tutti furono entusiasti del mio ritorno ed io fui felicissima del bentornato che avevo ricevuto. La giornata passò veloce e quando finirono le lezioni mi stupii di quanto il tempo fosse volato rapidamente. Non erano mancate le solite domande dei ragazzi che, incuriositi dalle storie che giravano su me ed Eraser, non si fecero molti problemi a riempire me e l'uomo di domande. Evitammo di dare loro false speranze o direttamente non rispondemmo ma questo non fece altro che aumentare la curiosità dentro di loro.
Entrai in sala professori e vidi un uomo di spalle con il capo chinato. Sentendo la porta aprirsi si voltò e rimasi sorpresa dallo scoprire che quell'uomo era Aizawa. Non indossava la solita tuta rovinata. Aveva un paio di pantaloni e una giacca neri eleganti e sotto portava una camicia bianca. I capelli erano raccolti e ordinati e si era fatto la barba.
Mi avvicinai senza dire nulla e mi sedetti affianco a lui. «Stai molto bene così» dissi sistemandogli il colletto della camicia che era messo male e mi osservò. Rimanemmo un paio di secondi fermi a guardarci fino a quando non cominciò a parlare «...grazie». In quel momento sentimmo bussare e qualcuno aprì la porta. Entrarono Mic e un altro uomo sul quale ricadde la mia attenzione. L'avevo già visto da qualche parte. Aveva i capelli castani e gli occhi di un giallo spento. Si vedeva che era giovane, forse poco più di una trentina d'anni.
Dopo un po' lo riconobbi. Era quel detective che lavorava con Mic, Kobayashi. Ci presentammo e scoprii che il suo nome era Takeo. I due uomini si sedettero e cominciammo a parlare. «Takeo e io più tardi andiamo a bere qualcosa. Venite con noi?» chiese Mic sorridente. «Io ho da fare stasera. Non posso, mi spiace» rispose Aizawa e anch'io declinai l'invito con una scusa. Passammo un po' di tempo insieme e notai che Mic e il detective sembravano essere buoni amici.
«Va be...noi andiamo allora. Goodbye» disse dopo un po' Mic alzandosi. Kobayashi lo imitò e salutando me e Aizawa uscii dalla stanza chiudendo la porta. «Dove vai?» chiesi curiosa ad Aizawa che non aveva praticamente detto nulla durante la chiaccherata con Mic e Takeo. «Una festa di beneficenza a cui mi hanno invitato e a cui non posso dire di no perché è organizzata da un mio vecchio amico» disse e dal suo tono di voce capii che non era per niente felice all'idea di andarci. Non mi sembrava un tipo da feste o forse preferiva passare la notte libero. Sapevo cosa voleva dire il buio per i notturni come me e lui. Libertà pura. «Ti va di venire con me?» mi propose dopo un paio di secondi in cui aveva dominato il silenzio più assoluto. «Almeno non mi annoio se ho qualcuno con cui parlare» continuò rivolgendomi lo sguardo.
Rimasi un po' stupita. «Mi piacerebbe ma...non ho niente da mettermi» dissi presa alla sprovvista. «Andiamo a prenderlo ora...conosco un negozio dove hanno bei vestiti. Te lo pago io» disse senza staccare gli occhi da me «perfavore» mormorò con un tono che non gli avevo mai sentito. Riflettei un paio di secondi. Secondi in cui non smise di guardarmi. «Forse» dissi infine sperando si ricordasse la frase e Aizawa mi sorrise. Cavolo...doveva sorridere più spesso. Era ancora più bello.
Mi portò in un negozio e cercai un vestito anche se non avevo la più pallida idea di cosa scegliere. Mi fermai davanti ad un vestito lungo senza maniche. Era stretto alla vita e la schiena era quasi interamente scoperta. Il sopra del vestito era nero ma andando verso il basso la gonna sfumava ad un blu elettrico. Ci passai una mano lasciando che le mie dita sfiorassero la stoffa delicata. «Secondo me ti sta bene. Provalo» disse Aizawa che era dietro di me. Seguii il suo consiglio e mi guardai il mio riflesso dallo specchio che si trovava nel camerino.
Mi sentivo strana. Era tanto che non mi vedevo così. Da quando Thomas ed io ci laureammo e la sera uscimmo con alcuni amici per festeggiare e mi ricordo che per l'occasione misi un abito elegante. Una delle poche volte che indossavo qualcosa diverso da una tuta o dal mio costume da hero. È già passato un po' da quando Thomas non c'è più eppure ancora vedermi così elegante e ricordarmi di lui mi fa male. Dopo tutto questo tempo ancora non riesco a ricordarlo senza che la tristezza mi invada. Scossi la testa cercando di allontanare quei pensieri. Mi spiace Thomas...un giorno riuscirò a ripensare a te senza piangere...ma quel giorno ancora non è arrivato. Uscii. Eraser rimase a guardarmi senza dire nulla. «Sei...bellissima» disse infine continuando ad osservarmi e una volta pagato l'abito uscimmo dal negozio.
L'uomo mi accompagnò sotto casa mia dicendomi che sarebbe passato più tardi per venirmi a prendere e poi andare alla festa. Mi preparai e una volta pronta mi guardai allo specchio. Mi sentivo bellissima. I miei capelli erano ben raccolti anche se qualche riccio ribelle scendeva sul mio viso ma decisi di lasciarli stare perché mi piaceva l'effetto. L'azzurro dei miei occhi era messo in risalto dal vestito e al collo portavo una catenina argentata con un ciondolo a forma di ninfea che mi aveva regalato il mio migliore amico quando avevamo aperto la nostra agenzia. Non me ne separavo mai.
Mi guardai un'ultima volta per assicurarmi che fosse tutto apposto e uscii.
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Il nostro forse-Aizawa×OC
FanfictionAizawa×OC «Una frase di un poeta che ti piace?» chiese e rimasi un paio di secondi in silenzio a guardarlo. «C'è una frase di un poeta: Leopardi...» dissi. «Il "forse" è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, no...