I preparativi del matrimonio andavano avanti e le cose da fare sembravano essere infinite. Trasferirsi a casa di Aizawa poi era stato complicato anche se lui non mi voleva far fare quasi niente. Mi guardava male anche solo se provavo ad alzare uno scatolone. La trovavo dolce come cosa, ma mi dispiaceva vederlo fare tutto.
Anche con la gravidanza tutto perfetto. Tuttavia, appena lessi le analisi che dovevo fare mi spaventai. Ho sempre avuto paura degli aghi e pensare che dovessi fare tutti quegli accertamenti non mi elettrizzava.
Aprile arrivò e con lui il caldo e la primavera. Entrai nel quarto mese e la pancia cominciava già a notarsi. Le vacanze erano concluse e i ragazzi avevano cominciato il secondo anno. Ancora mi viene da sorridere se ripenso alla loro paura degli esami di fine anno. Denki e Ashido erano i più preoccupati e hanno passato notte insonne sui libri per cercare di prepararsi al meglio.
Alla fine avevo scelto di rimanere una professoressa di sostegno. Dopo pochi mesi sarei andata in maternità e non volevo che rimanessero senza una professoressa. Quando sarei tornata probabilmente avrei insegnato una materia, ma per ora mi accontentavo di aiutare.
La prima settimana dopo la ripresa delle lezioni passò velocemente e anche gli allenamenti di Nishio ripresero. Era migliorata molto nell'ultimo anno e, anche se era rimasta abbastanza distaccata dal resto della classe, aveva comunque fatto amicizia con qualcuno.
La sua agilità, che era già elevata quando la incontrai, era praticamente raddoppiata. Quando si muoveva era elegante e i suoi movimenti assomigliavano a quelli di un felino. A volte mentre combatteva mi ricordava Shōta per la sua fluidità. Gestiva molto meglio il suo quirk e riusciva ad utilizzarlo con molta più naturalezza.
Alla fine dell'allenamento mi diressi verso di lei e mi complimentai. «Sei migliorata parecchio» dissi sorridendole. «Grazie» mi rispose con il fiatone «Ma sono ancora troppo lenta» continuò. «Tempo al tempo» risposi per poi offrirle una bottiglietta d'acqua che bevve tutta in una volta. Scossi leggermente la testa con disapprovazione «Se bevi così velocemente ti verrà mal di stomaco».
«Colpa del mio quirk. Mi disidrata» rispose e prese un asciugamano.«Ma...» iniziò e indugiò prima di farmi la domanda «È vero che Nashikawa-sensei non potrà più combattere?». Quella domanda mi lasciò un po' sorpresa, ma d'altronde dovevo immaginarmi che la notizia si sarebbe diffusa velocemente. «Si, ma non credo che smetterà di lavorare come eroina» risposi.
«Perché?» chiese. La sua domanda mi sembrava così ingenua eppure a pensarci era legittima. Perché? «Perché...» dissi «ha qualcuno per cui combattere». Nishio mi osservò curiosa, ma non fece altre domande. «Tu, invece?» chiesi «Tu perché vuoi essere un eroe?». Lei mi osservò titubante. Per un attimo credetti che avrei avuto risposta alla mia domanda, ma quella luce di indifferenza tornò nuovamente nei suoi occhi.
«Nishio questa volta voglio una risposta» dissi in modo più duro di quanto avessi voluto. La ragazza mi osservò nuovamente. «Voglio esserlo e basta» mi disse con un tono leggermente infastidito. «Tutto qui?» chiesi. Non che credessi alla sua risposta, ma volevo sapere il vero motivo. Tokiko si era distrutta perché aveva perso di vista il suo obiettivo e non ero disposta ad aiutare un'altra persona a distruggersi solo perché "voleva".
«Si» rispose Nishio dirigendosi verso lo spogliatoio. «Allora non posso più allenarti» risposi e lei si voltò di scatto. «Cosa?!» chiese incredula «Perché?». «Perché non credo alla tua risposta e se non hai il coraggio di dire il perché tu abbia un sogno allora tanto vale non nutrirlo» risposi «Essere un eroe può voler dire anche la morte e io non voglio aiutare una ragazza che non ne è consapevole».
Nishio mi osservò incredula e forse anche leggermente ferita. Mi dispiaceva vederla in quello stato, ma doveva capire che doveva avere il coraggio di affrontare anche questo. «Come vuole» disse guardando in basso «Sapevo che prima o poi mi avrebbe abbandonato anche lei». La rabbia traspariva dal suo tono. Mi dispiaceva sentirle dire queste parole, ma non avevo intenzione di perdere qualcun'altro.
La osservai mentre usciva velocemente dalla palestra. Era arrabbiata e probabilmente anche delusa, ma non sarei tornata indietro. Non avrei cambiato la mia decisione. Se io la dovevo allenare dovevo anche sapere il perché di tutto questo.
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Il nostro forse-Aizawa×OC
FanfictionAizawa×OC «Una frase di un poeta che ti piace?» chiese e rimasi un paio di secondi in silenzio a guardarlo. «C'è una frase di un poeta: Leopardi...» dissi. «Il "forse" è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, no...