Il mattino seguente entrai nella classe della 1A e fui felice per la prima volta che non c'era ancora nessuno. Non ero riuscita a dire nulla ad Aizawa ed ero sicura che fosse arrabbiato con me. Le parole si erano come bloccate nella mia gola. Non volevo dare colpe a Takeo. Non avevo prove contro di lui ma non avevo neanche prove che dimostrassero la mia innocenza. Sospirai stanca di tutti quei pensieri. Non avevo dormito a causa di tutte quelle domande che mi frullavano in testa. Perché nel mio zaino? Chi? Cosa dicevo ora ad Aizawa? Perché Takeo era così interessato a quei documenti? Se è vero che Aizawa non lascia mai le sue cose in giro, cosa ci facevano quei fogli sul tavolo?
Qualcuno aprì la porta e mi voltai. Nishio entrò nella classe dandomi il buongiorno con voce spenta e si sedette al suo banco. Ricambiai il saluto e mi sedetti su una sedia lì vicino e, approfittando del fatto che le lezioni ancora non fossero iniziate, lasciai cadere la testa all'indietro e chiusi gli occhi. La stanchezza fisica non era mai stata un problema per me. Ero un eroe notturno e il prezzo da pagare era avere poche ore dedicate ad una sana dormita. Quella che provavo in quel momento era stanchezza mentale. La peggiore che ci sia a mio parere.
«Va tutto bene, sensei?» chiese Nishio dopo un paio di minuti. La sua voce mi fece sussultare e aprii gli occhi. Ci guardammo e riportai nuovamente la testa all'indietro sospirando. «Si, tranquilla» mormorai ma dalla mia voce si sentiva perfettamente che non era vero. «Ne è sicura?» chiese la ragazza. Perché era così interessata nel sapere se stessi bene? Non mi aveva mai chiesto come stavo... perché ora si?
«Solo un po' di pensieri» dissi alla fine. Nishio non disse nulla ma sentivo il suo sguardo su di me. Alzai il capo e aprii gli occhi e come pensavo la ragazza mi stava osservando. Era come se cercasse di penetrare dentro di me con il suo sguardo per capire quale fosse la causa del mio stato d'animo e mi sforzai ad abbozzare un sorriso che scomparì subito.
«Diciamo solo che...mi sono bloccata quando non avrei dovuto per proteggere una persona che neanche conosco bene» confessai e in quel momento mi sentii una stupida. Nishio mi squadrò velocemente per poi volgere il suo sguardo fuori dalla finestra. «Anch'io spesso mi blocco» mormorò la ragazza «Ma alla fine cerco sempre di andare avanti». «È un po' diverso» dissi e la ragazza mi osservò con sguardo serio. «Perché?» chiese.
«Tu ti blocchi perché qualcosa ti obbliga a farlo. Qualcosa che hai dentro e di cui non riesci a liberarti. Come se tu avessi paura di essere l'eroina della situazione. Perché?» chiesi e la ragazza abbassò leggermente lo sguardo anche se continuava a guardare il giardino. «Ti ho fatto una domanda il primo giorno» continuai «Perché vuoi essere un eroe?». Il silenzio calò tra noi e dopo un po' richiusi gli occhi capendo che non avrei ricevuto una risposta neanche questa volta. «Qualsiasi sia il motivo» dissi sospirando «Non avere paura di diventare chi vuoi essere. Se vuoi essere un eroe, sii un eroe».
Entrambe non pronunciammo più parola e dopo pochi minuti anche gli altri studenti cominciarono ad entrare. La campanella suonò ed Ectoplasm, che aveva lezione in quell'ora, entrò nell'aula dando il buongiorno a me e alla classe.
Le ore passarono e presto arrivò la ricreazione. Adesso c'era l'ora di Aizawa. Mi preparai un discorso. Dovevo chiarire con lui. Volevo chiarire con la lui.Eraser entrò nella stanza. Tutti gli studenti erano nella mensa a pranzare. Eravamo solo io e lui. Ci guardammo negli occhi e schiusi le labbra per parlare ma ecco di nuovo che le parole mi rimanevano bloccate in gola. Feci un respiro profondo e finalmente riuscii a tirare fuori la voce. «Posso spiegarti per ieri. Non ho...» ma prima che potessi finire la frase Aizawa alzò una mano per farmi capire di non parlare. Mi ammutolii e lui riabbassò il braccio. «Lo so. Tokiko mi ha detto tutto stamattina» disse per poi avvicinarsi a me. «Mi ha detto che non hai parlato per non accusare Takeo senza prove e mi dispiace aver pensato male di te» continuò e sentii gli occhi pizzicare.
Le lacrime cominciarono a rigarmi le guance e Eraser mi guardò preoccupato. Tutta l'ansia e la preoccupazione che si erano accumulate da ieri sera stavano finalmente svanendo e al loro posto arrivò una sensazione di felicità. Non era più arrabbiato con me. In quel momento Aizawa deve aver capito il perché delle mie lacrime e sorridendo leggermente mi abbracciò. Il suo calore mi avvolse e mi sentii protetta.
Ricambiai l'abbraccio e le lacrime cominciarono a diminuire. «Grazie, Shōta» sussurrai e riflettei su quello che avevo appena detto. Era la prima volta che lo chiamavo per nome. Lui mi strinse leggermente di più e io chiusi gli occhi facendomi trasportare da quella sensazione a cui non sapevo dare nome. Cos'era quella sensazione che provavo? Riaprii gli occhi e tenendomi ancora stretta all'uomo alzai lo sguardo incrociando i suoi occhi neri, e lì, in quel momento capii...
E non lo puoi spiegare...
Molti lo descrivono come qualcosa che ti fa provare le farfalle nello stomaco. Molti come un'altalena dove puoi spingerti da sola ma sei più felice quando è qualcuno a darti la spinta. C'è chi lo descrive come una fiamma che ti nasce dentro e che comincia ad ardere dentro di te.
Io non so come raccontarlo. Ho sentito qualcosa...qualcosa che si è fatto strada dentro di me inondandomi di calore. Il cuore ha cominciato a martellarmi nel petto così forte che ho avuto paura che Aizawa lo sentisse. Non sapevo in quel momento cosa mi stesse succedendo.
Guardai i suoi occhi neri squadrarmi. Guardai la luce del sole essere assorbita dall'oscurità delle sue iridi e e il mio respiro rallentò. In quel momento capii. Capii cosa fosse quello che sentivo dentro. Ripeto...non so come descrivere quel momento... quel momento in cui tutto sembra irraggiungibile ma allo stesso tempo senti di poter fare qualsiasi cosa...quel momento in cui guardando negli occhi una persona sai che troverai un rifugio sicuro...quel momento in cui capisci che stai amando.
Ed ecco che tutto aveva un senso...Shōta, io ti amo.
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Il nostro forse-Aizawa×OC
FanfictionAizawa×OC «Una frase di un poeta che ti piace?» chiese e rimasi un paio di secondi in silenzio a guardarlo. «C'è una frase di un poeta: Leopardi...» dissi. «Il "forse" è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, no...