Aizawa parcheggiò vicino ad un enorme edificio. Osservai meglio il posto e rimasi stupita dalla grandezza di quella casa. Era una villa di almeno tre piani e non riuscivo a vederlo bene, ma doveva avere anche un enorme giardino. Eraser mi offrì il suo braccio. «Andiamo?» chiese guardandomi negli occhi e accennai un sorriso prendendogli il braccio. Arrivammo davanti l'entrata è decine di flash mi accecarono.
Sentivo tante voci urlarci di metterci in posa e dopo un primo momento di confusione realizzai: fotografi. Io e Aizawa allungammo il passo cercando di entrare il prima possibile. Cominciai a sentire dei fotografi che parlavano di noi. «Ma quelli sono Oceania e EraserHead!» urlò uno e l'attenzione venne rivolta a noi. Il nostro "fandom" era cresciuto molto e vederci ad una festa mentre ci tenevamo per mano non era proprio il miglior modo per frenare tutta quella popolarità che la nostra "relazione" stava avendo.
«Si! Sono proprio loro!» gridò un altro. «Questo finirà di sicuro in prima pagina!» disse un altro ancora. Tutti cercavano di scattarci delle foto e alzai una mano per nascondere il viso. Aizawa fece la stessa cosa e ci guardammo negli occhi. Entrambi non vedevamo l'ora di raggiungere l'entrata che sembrava non arrivare mai. «Solo una foto, perfavore» disse un uomo che aveva scavalcato la linea e si era piazzato davanti a noi facendoci fermare per la sorpresa. Non lo avevamo visto e gli stavamo per andare addosso.
Io e Eraser ci guardammo negli occhi e gli sorrisi. Se era una foto quella che tanto desideravano allora era una foto quella che avrebbero avuto. Sul volto di Aizawa comparì un piccolo ghigno e con una mossa repentina mi avvolse i fianchi con le mani avvicinandomi a lui. I nostri visi erano a pochi centimetri di distanza. I nostri sguardi si incatenarono e io gli avvolsi le braccia lungo il collo. Alzai la gamba appoggiandola sulla coscia di Eraser e i flash, che per un momento erano diminuiti, ora tornarono più numerosi. Tutte quelle voci che cercavano di sovrastarsi non lasciavano al silenzio neanche un secondo. Tutti gli sguardi erano rivolti a noi due ma per una volta mi andava bene. Era tanto che non permettevo ai fotografi di scattarmi delle foto e ammetto che un po' era strano, ma non mi importava. In quel momento non era quella la mia priorità. In quel momento la mia priorità era lasciarmi trasportare dall'oscurità assorbita dalle iridi nere di Shōta.
Dopo non so quanto riuscimmo finalmente a entrare e tirammo un sospiro di sollievo. Andammo verso il tavolo dove era servito il buffet per bere qualcosa. Aizawa mi porse un bicchiere di champagne e lo ringraziai bevendone un sorso. «Eraser» una voce maschile mi arrivò da dietro e mi voltai. Un uomo giovane e alto poco meno di me dai capelli di un arancione acceso come i suoi occhi salutò Aizawa con un abbraccio. «Toketa» disse Eraser sorridendo leggermente e ricambiando l'abbraccio.
Io e l'uomo ci presentammo e scoprii che era stato lui ad organizzare la festa di beneficenza. Era il manager di un eroe poco conosciuto e ora stava cercando di far salire la sua fama. Parlammo un po' e venni a sapere che lui e Aizawa si conoscevano dai tempi del liceo. «Sicuramente se tu e Shirakumo aveste aperto l'agenzia adesso saremmo famosi in tutto il Giappone. Proprio come sognavamo quando andavamo alla Yuei. Io il vostro manager e voi due gli eroi» disse Toketa sorridendo rivolgendosi ad Eraser. Aizawa lo ignorò e incuriosita mi voltai verso i due uomini. Chi era Shirakumo?
Prima che potessi chiederlo una donna chiamò Toketa che salutandoci con gentilezza si allontanò lasciando me e Aizawa da soli. Osservai Eraser e notai che l'espressione serena che aveva poco prima era stata rimpiazzata da una smorfia che lasciava leggermente trasparire un senso di nostalgia. Forse era legato al discorso di quello Shirakumo? Decisi di non fare domande e cercai di distrarre l'uomo proponendo di andare a fare una passeggiata in giardino.
L'aria pungente della sera mi fece rabbrividire e Aizawa notandolo si tolse la giacca e me la posò sulle spalle. Rimasi piacevolmente sorpresa da quel gesto e sorrisi, ma lui non mi vide. Camminammo lungo il bordo piscina. Nessuno dei due parlava. Io lasciavo che il mio sguardo vagasse ovunque: sui fiori, sull'acqua, sulle stelle che si intravedevano leggermente in quel cielo nuvoloso, sulle piccole luci che si trovavano lungo il sentiero che portava ad un capanno poco distante. Aizawa invece guardava davanti a sé pensieroso con le mani in tasca.
Si sentiva la musica che proveniva dalla villa. Il suono risultava come ovattato ma rendeva l'atmosfera più rilassante. Partì una canzone che ascoltavo sempre quando andavo al liceo e mi fermai chiudendo gli occhi per ascoltarla meglio, mentre i ricordi si facevano strada dentro di me. Quando gli riaprii pochi secondi dopo vidi Aizawa che mi tendeva la mano e un poco confusa posai il mio palmo sul suo. L'uomo mise delicatamente una mano sul mio fianco ed io feci lo stesso. «Non so ballare» mormorai abbassando leggermente lo sguardo capendo le intenzioni dell'uomo. Aizawa non rispose e cominciò a muoversi.
Cercai di seguire i suoi passi e una volta che li capii alzai lo sguardo e incatenai i miei occhi con quelli di Aizawa. Le distanze dei nostri corpi si erano azzerate e anche i nostri visi si stavano lentamente avvicinando. In sottofondo la musica lontana era sovrastata dal rumore del vento che si stava alzando e dal rumore dell'acqua della piscina. Quando finì la canzone ci guardammo negli occhi e sentendo il suo corpo allontanarsi e il suo calore lasciarmi rimasi un po' delusa. Lo guardai. Non avevo mai ballato con qualcuno.
«Non sono poi così imbranata dopotutt..» non finii di dire la frase che scivolai all'indietro. Cercando di non cadere mi aggrappai al braccio di Aizawa che preso alla sprovvista non riuscì a sorreggermi e perse l'equilibrio anche lui. Caddi nell'acqua fredda della piscina e trascinai Eraser con me. Quando tornai in superficie scossi la testa e ripresi aria e dopo pochi secondi anche Aizawa spuntò dall'acqua. Si passò una mano sul viso per togliere l'acqua che gli era finita sugli occhi e mi guardò. «Dicevi?» disse ed io sorrisi leggermente imbarazzata...ops...
Uscimmo dall'acqua e il vento gelido si schiantò violentemente sui nostri corpi completamente bagnati. Attivai il mio quirk e tolsi l'acqua dai nostri corpi e dai nostri vestiti rimettendola poi nella piscina. «Così va meglio» disse Aizawa passandosi una mano sulla camicia per assicurarsi che fosse completamente asciutto. Finimmo la nostra passeggiata e rientrammo dentro salutando l'amico di Aizawa e lasciando dei soldi a sostegno della causa per cui era stata organizzata la festa. Eraser mi riaccompagnò a casa e se ne andò.
Mi tolsi il vestito e mi struccai. Indossai un pigiama e mi sdraiai sul letto per riposare, ma il sonno non arrivava e dopo un'ora passata a fissare il soffitto decisi di indossare il mio costume da hero ed uscire. Vagai per le strade della città. Alcune erano piene di gente e altre poco affollate. Camminando in una strada quasi completamente deserta alzai lo sguardo e su un lampione vidi un uomo in punta di piedi che guardava davanti a sé. Riconoscendo Aizawa sorrisi e lo chiamai. Eraser si girò e scese. «Neanche tu riuscivi a dormire?» chiese mettendosi le mani in tasca. Scossi la testa e lui cominciò a camminare. «Ti va di fare il giro insieme?» domandò senza guardarmi continuando a camminare. «Forse» risposi e notai un leggero sorriso formarsi sulle sue labbra per poi scomparire velocemente.
La mattina andammo a mangiare qualcosa in un bar poco distante da casa mia. Ci sedemmo ad un tavolino all'interno e ci rilassammo un po' facendoci coccolare dal quel piacevole tepore. Io ed Eraser avevamo passato buona parte della notte a combattere o a camminare per le strade della città e per tutto il tempo non ci aveva mai abbandonati un vento gelido che non faceva altro che aumentare il freddo. Una televisione al muro trasmetteva il telegiornale e vidi che stavano parlando di "Un nuovo amore tra due giovani eroi". Fecero vedere la foto scattata a me e Aizawa la sera prima alla festa e capii che i "due giovani eroi innamorati" eravamo proprio noi due.
A vederci così sembravamo davvero una coppia innamorata e mi voltai verso Aizawa, notando che anche lui stava osservando la televisione. Mi guardò e alzò le spalle. Arrivò una giovane ragazza e ci chiese cosa volessimo ordinare, ma prima che finisse la frase un ampio sorriso comparì sul suo volto. «Siete EraserHead e Oceania!» urlò euforica e tutti si voltarono verso di noi. Alcuni cominciarono a farci delle foto e decidemmo di andarcene stanchi di tutte quelle attenzioni. Volevamo solo un po' di tranquillità.
«Vado a casa per farmi una doccia» dissi ad Eraser. «Non ti è bastata quella in piscina?» disse cominciando a ridere. Rimasi sorpresa. La sua risata era calda e mi sentii come avvolgere dalla sua voce. Non lo avevo mai sentito ridere. Mi unii alla risata e salutandolo mi diressi verso casa mia. «Ci vediamo più tardi alla Yuei» dissi continuando a sorridere. «Forse» rispose lui.
STAI LEGGENDO
Il nostro forse-Aizawa×OC
FanfictionAizawa×OC «Una frase di un poeta che ti piace?» chiese e rimasi un paio di secondi in silenzio a guardarlo. «C'è una frase di un poeta: Leopardi...» dissi. «Il "forse" è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, no...