Aizawa entrò in classe e diede il buongiorno a me e alla classe mentre camminava verso la cattedra. «Chiedetelo al professore. Magari lui lo sa» dissi ai ragazzi che mi guardarono titubanti. Mi girai verso Eraser che mi guardò confuso, ma prima che potessi dirgli qualcosa una ragazza cominciò a parlare. «Cos'è l'equazione di Dirac? E cosa c'entra con l'amore?» chiese a bassa voce Yaoyorozu. «Dove l'hai sentita?» chiese Aizawa incuriosito dalla domanda della studentessa. «C'è ne ha accennato la professoressa nell'ora precedente ma ha detto che non la conosce bene neanche lei».
«Neanche io la conosco. Per questo ho suggerito di chiedere a te» dissi riportando lo sguardo sull'uomo.
Aizawa fece un respiro profondo e si alzò in piedi. «Ok...» disse voltandosi verso la lavagna alle sue spalle.
(∂ + m) ψ = 0
Scrisse quest'equazione sulla lavagna senza dire nulla. Posò il gesso e si voltò verso la ragazza che poco prima gli aveva posto la domanda.
«L’equazione che ho appena scritto è quella di Dirac ed è famosa per essere la più bella equazione conosciuta nella fisica»
Disse per poi prendere una piccola pausa e guardò la classe per assicurarsi che tutti fossero attenti.
«Grazie a questa equazione possiamo affermare che “se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continuerà ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o addirittura anni luce"»
Continuò Aizawa. Notai che tutti erano interessati al discorso ed essendolo anch'io mi voltai nuovamente verso Eraser per ascoltarlo.
«Senza entrare troppo in dettagli accademici diciamo semplicemente che quella di Dirac è stata una svolta fondamentale verso la teoria unificata dei principi della meccanica quantistica e della relatività ristretta. Tuttavia ci sono due errori significativi che spesso vengono commessi»
«Primo. La formula così scritta è sbagliata. La forma corretta è questa...»
Disse e prendendo nuovamente il gesso in mano scrisse un'altra equazione sulla lavagna affianco alla formula che aveva scritto in precedenza.
(i∂–m)ψ=0
«La massa...»
Disse indicando la m nell'equazione
«...ha il segno negativo, la derivata, indicata da questa specie di 6 specchiato,...»
Disse indicando uno dei simboli, ∂.
«...è tagliata ed è necessario aggiungere come primo termine una quantità immaginaria, indicata dalla i. Ogni singolo simbolo ha un significato ben preciso, ed è questo che ha permesso a Dirac di racchiudere in una sola formula un sistema di quattro equazioni. La teoria di Dirac ha unito insieme due importanti idee nel campo della scienza: la meccanica quantistica, che descrive il comportamento degli oggetti molto piccoli; e la teoria della relatività di Einstein, che descrive il comportamento degli oggetti in rapido movimento»
«Ma tornando all’amore, vi sarete chiesti qual è il secondo errore»
Disse osservando i suoi alunni. Feci lo stesso e notai la curiosità nei loro occhi e sorrisi a quella scena.
«Ebbene, la formula matematica ha senso solo per i sistemi microscopici. Due amanti rappresentano un sistema macroscopico e pertanto non si può applicare ad essi il concetto di inseparabilità quantistica di Dirac»
Aizawa vedendo le facce deluse dei suoi studenti all'affermazione che l'equazione non c'entrasse nulla con l'amore si voltò verso di me. Incontrai i suoi occhi neri e accennai un lieve sorriso e per un secondo mi parve di scorgere un leggero sorriso anche da parte sua. Rivolse nuovamente lo sguardo verso i ragazzi.
«Nonostante l’equazione di Dirac non racchiuda la formula dell’amore però in molti sono convinti che l’autore volesse comunicare un qualcosa di poetico con le sue teorie. Dirac riteneva che i teoremi fondamentali della fisica hanno una bellezza matematica. Qualcosa di diverso dal concetto soggettivo di bellezza, al di là delle opinioni. Qualcosa che è matematicamente bella rimane così ovunque e per tutti i tempi»
Sui volti dei ragazzi apparve un sorriso e anche io sorrisi.
«Che bella questa equazione!» disse Ashido con il suo solito tono allegro.
Tutti cominciarono a dire la loro sull'equazione che Aizawa aveva appena spiegato e notai con gioia che a tutti era piaciuta la spiegazione e molti cominciarono a ringraziare Eraser.
L'uomo li lasciò un po' parlare tra di loro e si avvicinò a me.«Un paio di minuti e cominciamo la lezione. Lasciamoli esporre tra loro. Almeno ragionano un poco». «È stata molto bella la spiegazione» gli dissi accennando un sorriso. «Grazie» rispose con il suo solito tono piatto.
Lo osservai nel mentre che lui aveva chiuso gli occhi per riposarli. Osservai i suoi lineamenti. Quel viso che assumeva quasi sempre un'espressione burbera o stanca ora aveva assunto un'espressione tranquilla e rilassata. Osservai i capelli neri che ricadevano sulle sue fasce e gli contornavano il viso. Più di una volta mi ero chiesta come sarebbe stato con i capelli corti nonostante ciò ho sempre pensato che lunghi gli stessero molto bene.
Mi spostai sui suoi occhi che in quel momento si riaprirono e mi ritrovai lo sguardo incatenato con quello di Aizawa. Ci guardammo un paio di secondi. Mi sentivo stranamente al sicuro immersa in quell'oscurità. Sarei rimasta a fissare i suoi occhi neri come l'ossidiana in eterno, ma purtroppo la lezione doveva cominciare e Aizawa spezzò la catena che teneva uniti i nostri sguardi anche se dalla sua espressione avevo intuito che un po' dispiacesse anche a lui. L'uomo esitò un attimo e infine si voltò verso la classe.
«Zitti! Comincia la lezione ora»
STAI LEGGENDO
Il nostro forse-Aizawa×OC
FanfictionAizawa×OC «Una frase di un poeta che ti piace?» chiese e rimasi un paio di secondi in silenzio a guardarlo. «C'è una frase di un poeta: Leopardi...» dissi. «Il "forse" è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, no...