33.Benvenuto piccolo

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La prima cosa che percepii fu la morbidezza del lettino. Poi la mie mani si concentrarono sulla ruvidezza del lenzuolo. Successivamente arrivarono i suoni e la luce che filtrava dalle mie palpebre chiuse. Poi la parte peggiore: i dolori. Un piccolo lamento scappò dalle mie labbra e cercai di aprire gli occhi, ma le palpebre erano troppo pesanti.

«Mia» sentii una voce maschile chiamare il mio nome e percepii qualcuno che mi prendeva la mano. «Cosa» sussurrai cercando di combattere il dolore «Cosa è successo?» chiesi. «Siete stati attaccati e ti si sono rotte le acque» rispose la voce maschile in modo dolce. Alzai il braccio per appoggiarlo delicatamente sul mio ventre e notai che era vero, la mia pancia ora era piatta.

Riuscii finalmente ad aprire gli occhi e la luce mi accecò. Mi guardai intorno e mi voltai verso l'uomo che mi teneva ancora la mano. «Hey» disse dolcemente Hizashi osservandomi. Aveva gli occhi arrossati e il suo sorriso era tremolante. «Guarda un po' chi c'è qui» disse spostandosi leggermente e scoprendo Takeo che aveva un fagottino azzurro in braccio.

L'uomo sorrideva dolcemente al piccolo dentro la copertina e, alzato lo sguardo verso di me, mi allungò il piccolo fagotto. Mi veniva da piangere. «È perfetto» sussurrai prendendolo in braccio.

«Vi presento...» cominciai a dire, ma  venni interrotta da Takeo. «Shōta ha già fatto gli onori di casa» disse per poi sorridermi. Anche lui sembrava triste. Anche lui aveva gli occhi arrossati e la voce tremolante. Scelsi di ignorare ciò almeno per quel momento. La scena doveva essere sua: del mio piccolo.

Aveva gli occhietti chiusi e teneva le manine al petto. I capelli erano neri come quelli di Shōta e sorrisi al pensiero di quanto già fosse uguale al padre. Chissà quante avventure e disavventure avremmo passato noi tre insieme. Eravamo una famiglia. Che strano pensarlo, ma dopo la morte di Tom non avevo mai pensato alla possibilità di avere un marito e tanto meno avere un figlio. Eppure eccomi lì, con un fagottino azzurro tra le braccia che un giorno mi avrebbe chiamato "mamma".

«Voglio dire il suo nome lo stesso» dissi sorridendo e i due uomini accennarono un sorriso e mi rivolsero la loro attenzione «Vi presento» cominciai «Aizawa Tadaaki». Il mio cuore si riempì di gioia nel pronunciare quelle due parole. Finalmente un po' di gioia.

Il mio piccolo Tadaaki dormiva tranquillo e io avrei voluto osservarlo per sempre. Era semplicemente perfetto. «Vuoi...» cominciò Hizashi titubante e mi voltai verso di lui «Vuoi vedere la foto di Shōta con il piccolo?». Sorrisi come risposta e lui me la mostrò. Nell'immagine si vedeva Aizawa seduto su un lettino bianco mentre osservava il piccolo tra le sue braccia. La copertina azzurra gli scivolava sulle braccia e il piccolo osservava il padre. Sul volto di Shōta c'era un tenero sorriso e il suo indice destro era stato afferrato dalla manina di Tadaaki. «È bellissima» dissi mentre la dolcezza di quella foto mi entrava dentro e rivolsi nuovamente il mio sguardo verso il bambino.

«A proposito» dissi «dov'è Shōta in questo momento?» chiesi e l'espressione di Hizashi si fece improvvisamente cupa. Seguirono alcuni secondi di silenzio in cui la paura cominciò a scavarmi dentro con violenza. Perché avevano avuto quella reazione? Nessuno dei due diceva niente, si limitavano a fissare il pavimento. «Dov'è?» chiesi alzando leggermente il tono della voce.

«C'è stato un problema» sussurrò il biondo e una gocciolina cadde sul pavimento. L'uomo passò frettolosamente una mano sul viso per asciugare le lacrime e il terrore mi fece mancare il respiro. «Che tipo di problema?» chiesi cercando di fare parlare Mic. «Ha avuto un infarto. La scossa di Nashikawa gli ha provocato un'emorragia interna» disse e a quelle parole mi crollò il mondo addosso. «Ci sono danni?» chiesi «Rischia qualcosa?» continuai a fare domande senza sosta. Sicuramente lo avevano rianimato ed era in coma, forse lo stavano operando, forse...

«Mia» la voce di Hizashi mi fece ammutolire. I suoi occhi verdi trattenevano le lacrime e del suo sorriso non c'era neanche l'ombra. «No» dissi cercando di trattenere le lacrime «Non lo accetto» continuai ignorando la chiara verità. Una risata nervosa cominciò ad uscire mentre le lacrime cominciavano a rigare incessantemente il mio volto. «Mi dispiace tanto» Hizashi cominciò a lacrimare in silenzio «ma non sono riusciti a salvarlo».

Il nostro forse-Aizawa×OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora