32.Consapevolezza

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Cercavo di restare il più all'ombra possibile. Il sole di Agosto era insopportabile e non riuscivo più a camminare. Mancavano 2 settimane al matrimonio e io e Aizawa eravamo andati a preparare gli ultimi preparativi. Era tutto pronto ed entrambi eravamo elettrizzati. Ci stavamo dirigendo verso la macchina, ma ci stavamo mettendo più del dovuto.

Avevo caldo e le gambe mi facevano male. Inoltre, oramai ero entrata nell'ottavo mese e il pancione era più che evidente, oltre che pesante. Aizawa seguiva il mio ritmo senza dire nulla e piano piano arrivammo al parcheggio.

Fu in quel momento che arrivò un fulmine che esplose a pochi metri da noi. Io e Shōta cademmo e mi tappai le orecchie per il forte rumore. «Stai bene?» sentii la voce di Aizawa e gli risposi di sì con un cenno del capo. Le orecchie mi fischiavano ed ero molto confusa. «Nashikawa che succede?» sentii urlare Shōta e notai solo in quel momento che Tokiko era di fronte a noi.

«C'è un villan?» chiesi e mi alzai con fatica. Girai lo sguardo cercando di intercettare il cattivo che Tokiko stava combattendo, ma non riuscivo a vederlo. Un altro fulmine arrivò e anche questa volta mi prese di sorpresa. «Dove?» urlai a Tokiko per aiutarla nel combattimento e lei indicò dietro di me. Mi girai, ma dietro di me c'erano solo civili spaventati.

Sentii arrivare un'altra saetta e quando alzai lo sguardo la vidi arrivare proprio su di me. La sua luce mi accecò e d'istinto mi coprii gli occhi con il braccio, ma non riuscii a muovere le gambe. Sentii qualcuno spingermi e subito dopo un rumore assordante. Alcuni frammenti della strada mi finirono sul viso ferendomi.

Quando riaprii gli occhi vidi Shōta con gli occhi chiusi a pochi metri da me. Era lui che mi aveva spinto, ma nel farlo era stato preso dal fulmine. «Tokiko ferma!» urlai ancora più confusa «Hai preso Shōta!». La vidi osservare la scena immobile. Sembrava preoccupata per Aizawa che rimaneva immobile e urlai di chiamare i soccorsi.

«Cosa aspetti?» le urlai in lacrime «Aiutami! Al villan penserai dopo!». Lei spostò il suo sguardo su di me e nei suoi occhi sparì quella paura che c'era mentre osservava Shōta. Ora i suoi occhi esprimevano odio. Nella sua mano vidi prendere vita a nuovi fasci di luce repentini e fu quando lessi la consapevolezza nel suo sguardo che la realtà intorno a me cominciò a sgretolarsi. Quando gli occhi di chi ti fidi da amici passano a nemici capisci che nessuno dei due vincerà. «Non c'è nessun villan, vero?» sussurai.

Mi alzai in piedi a fatica. Passai una mano sul mio viso e mi guardai la mano. Stavo perdendo sangue dall'orecchio destro. Non sentivo più da quella parte. La osservai mentre si preparava a sferrare un nuovo attacco. Cominciai a raccogliere tutta l'acqua che trovai intorno a me e mi avvicinai a lei. Nashikawa scagliò un fulmine e io usai l'acqua che stavo comandando come conduttore.

Glielo rimandai indietro, ma lei lo schivò. Scagliai contro di lei della grandine colpendola e distruggendo parte delle sua maschera. Il suo viso trasmetteva solo rabbia e rancore, ma non mi importò nulla perché probabilmente il mio in quel momento era uguale. Cominciai a correre nella sua direzione senza fermare mai i miei attacchi.

Presto la raggiunsi e mi avventati su di lei. Cercai di imprigionarla nell'acqua, ma tirò un altro fulmine. Cacciai un urlo, non saprei dire se per il dolore che provavo o per la rabbia che cresceva di minuto in minuto. La presi per il collo e cominciai a stringere. Presa alla sprovvista cercò di liberarsi, ma capendo di non riuscirci mise una mano sul mio ventre.

Lasciai la presa sul collo e cercai di togliere la sua mano dalla mia pancia, ma non ci riuscii. Ero pronta a sentire la scossa fluire in me però non arrivò nulla. Nashikawa osservò la sua mano stupita e io girai il mio sguardo verso Aizawa. Si reggeva sui gomiti e aveva i denti serrati. Le sue iridi erano colorate di rosso, ma si vedeva che non avrebbe resistito a lungo.

Cacciai un altro urlo per raccogliere le forze che mi rimanevano e cominciai a congelare l'acqua che stavo dominando. La pelle di Nashikawa cominciò a diventare fredda e lei cercò di liberarsi ma fu tutto invano. Ad un certo punto smise di muoversi e perse i sensi, l'avevo mandata in ipotermia.

Subito dopo arrivarono degli uomini che mi fecero salire su una barella e appena mi sdraiai sentii dei terribili dolori al ventre. Urlavo mentre la paura mi assaliva e l'adrenalina scendeva. Uno dei soccorritori appoggiò una mano sulla mia pancia. «Veloci!» disse «Le si sono rotte le acque!»

Il nostro forse-Aizawa×OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora