15.La storia del ciliegio

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Mi trovavo sullo stesso tetto dell'ultima volta che incontrai Aizawa durante la ronda notturna. Osservavo la città sotto di me e stavo attenta ad ogni più piccolo suono. Speravo che Aizawa si ripresentasse. I minuti passavano e l'unico rumore che mi arrivava era quello delle automobili che anche di notte infestavano le strade. Sospirai e mi alzai in piedi rassegnata. Probabilmente era stato un po' stupido da parte mia pensare che sarebbe tornato su quello stesso tetto. Perché avrebbe dovuto?

Guardai davanti a me. Seppure notte fonda la città era ancora abbastanza illuminata. «Era un po' che non ci incontravamo di notte» sentii una voce maschile dietro di me e avendola riconosciuta sorrisi. «Sono dovuta stare a riposo più di quanto avrei voluto» dissi senza voltarmi e l'uomo si avvicinò mettendosi al mio fianco. Voltai lo sguardo verso di lui e mi ritrovai incatenata nei suoi occhi neri che mi osservavano.

«Andiamo a fare il giro?» chiesi dopo un po' e lui annuì con un cenno della testa. Scendemmo dal grattacielo e cominciammo a camminare con tranquillità. Passando tra strade trafficate e vicoli deserti arrivammo all'entrata di un grande parco che attirò la mia attenzione. Rimasi incantata dalla bellezza di quel paesaggio. I ciliegi erano in fiore e appese ai loro rami c'erano delle lanterne di carta che creavano dei giochi di luce meravigliosi. Smisi di camminare e Aizawa mi prese per mano. Quel contatto con la sua pelle calda mi fece arrossire e il mio respiro divenne irregolare, ma cercai di nasconderlo. Il cuore stava per saltarmi fuori dal petto.

Eraser mi portò all'interno del parco e iniziammo a camminare in mezzo ai ciliegi in fiore. Non riuscivo a parlare. Dentro di me c'erano un misto di emozioni a cui non riuscivo a dare nome ma non me ne preoccupai. Era tanto che non mi sentivo in quel modo. Ci fermammo davanti un enorme ciliegio. Forse era il più grande. Mi avvicinai e guardai i suoi rami. «Perché queste lanterne?» chiesi e Aizawa mi guardò.  «La fioritura dei ciliegi qui in Giappone è importante. La tradizione giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile dei ciliegi è molto sentita» rispose l'uomo sedendosi su una panchina e io lo imitai.

«Ora che ci penso mia madre una volta mi disse che c'è una leggenda che narra di un imperatore che fece sotterrare sotto i ciliegi i corpi dei samurai. Inizialmente i fiori dei ciliegi erano bianchi ma si sono colorati di rosa dopo che gli alberi si furono nutriti con il loro sangue» dissi osservando l'uomo affianco a me. «Esistono migliaia di leggende riguardanti questi alberi» mormorò chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dal profumo che c'era nell'aria. «Me ne racconti una? Non saprei...la tua preferita» dissi senza staccare lo sguardo su di lui che si voltò con calma verso di me. «Mh...»
«Credo che la mia preferita sia quella di Yohiro e Sakura» disse l'uomo e dopo pochi secondi riprese a parlare.

«La leggenda di Sakura risale a centinaia di anni fa. In quell'epoca i nobili si sfidavano in battaglie nelle quali morivano moltissimi combattenti e i momenti di pace erano rari.
Nonostante ciò, esisteva uno splendido bosco pieno di alberi rigogliosi.
In quel meraviglioso bosco si ergeva un albero che non fioriva mai. Pur essendo pieno di vita, sui suoi rami non apparivano mai i fiori. Per questo aveva l'aspetto di un albero morto. Gli animali non gli si avvicinavano per paura di essere contagiati dallo stesso male e neanche l'erba cresceva nei suoi dintorni. Narra la leggenda che una fata dei boschi si commosse vedendo che l'albero apparisse vecchio, pur essendo giovane e una notte la fata comparve accanto all'albero e gli sussurrò che avrebbe voluto vederlo rigoglioso e raggiante, e che era disposta ad aiutarlo. Allora gli fece la sua proposta: avrebbe lanciato un incantesimo che sarebbe durato 20 anni. Durante questo lasso di tempo, l'albero avrebbe provato quello che prova il cuore umano. Forse così si sarebbe emozionato e sarebbe fiorito.
La fata aggiunse che si sarebbe potuto trasformare in qualsiasi momento in essere umano e di nuovo in pianta, come più desiderava. Tuttavia, se terminati i 20 anni non fosse riuscito a recuperare la sua vitalità e bellezza, sarebbe morto immediatamente.
Proprio come disse la fata, l'albero scoprì che poteva prendere le sembianze di un uomo e tornare a essere albero quando voleva. Provò a passare lunghi periodi tra gli umani, per vedere se le loro emozioni lo potevano aiutare nel suo proposito di fiorire. Inizialmente, però, ricevette una delusione: attorno a lui non vedeva altro che odio e guerra. Questo lo spingeva a tornare nelle sue sembianze originali per lunghi periodi, e così passarono i mesi e poi gli anni. Un giorno, dopo essersi trasformato in umano, camminò fino a un ruscello e lì vide una bellissima giovane. Era Sakura. Impressionato dalla sua bellezza, l'albero dalle sembianze umane si avvicinò a lei.
Sakura si rivelò gentile con lui e per ricambiare la sua gentilezza, la aiutò a trasportare l'acqua fino a casa.
Quando la giovane gli chiese quale era il suo nome, all'albero venne in mente una sola parola: "Yohiro", che significa speranza. Tra i due nacque una profonda amicizia. Si incontravano tutti i giorni. Più conosceva Sakura, più Yohiro sentiva il bisogno di stare al suo fianco. Un giorno Yohiro non poté più trattenersi e confessò a Sakura tutto il suo amore. Le confessò anche la sua vera natura: era un albero tormentato che presto sarebbe morto perché non era riuscito a fiorire. Sakura rimase impressionata e restò in silenzio. Il tempo era passato e la scadenza dei 20 anni stava per avvicinarsi. Yohiro, che tornò ad assumere le sembianze di un albero, si sentiva sempre più triste.
Un pomeriggio, quando meno se lo aspettava, Sakura si presentò al suo fianco. Lo abbracciò e gli disse che anche lei lo amava. Non voleva che morisse, non voleva che gli accadesse nulla di male. Fu allora che apparve nuovamente la fata e chiese a Sakura di scegliere: rimanere umana o fondersi con Yohiro sotto forma di albero e lei scelse di fondersi per sempre con Yohiro. Ed ecco che i due si fusero e divennero uno solo, e come per miracolo, l'alberò fiorì. La parola Sakura significa "Bocciolo di ciliegio", ma Yohiro non lo sapeva. Da allora, il loro amore profuma i campi del Giappone.»

Aizawa finì di raccontare la storia ed entrambi rimanemmo in silenzio. Ero rimasta affascinata da quella leggenda. Non l'avevo mai sentita.
«Hai mai detto un "ti amo"?» chiesi senza rendermene conto. Le parole mi uscirono di bocca senza che io me ne accorgessi e, appena riflettei su ciò che avevo chiesto, arrossii. L'uomo mi guardò e poi volse nuovamente lo sguardo davanti a sé. «No» disse con tono incolore. «Come mai?» chiesi curiosa. «Oramai le parole "ti amo" stanno perdendo significato» disse facendo una smorfia come se anche la sua risposta fosse scontata «Troppe persone lo usano senza dargli peso...Io dico ti amo...ma lo dico a modo mio».

Eraser si alzò senza dire nulla ed io lo osservai leggermente confusa. L'uomo cominciò a camminare e decisi di seguirlo. Vidi una bambina che piangeva ai piedi di un ciliegio vicino al laghetto e capii che ci stavamo dirigendo verso di lei. Ci fermammo davanti alla piccola che ci osservò con gli occhi pieni di lacrime. Avrà avuto non più di sette o otto anni. Aizawa si inginocchiò di fronte a lei e accennò un lieve sorriso.

La bambina smise di piangere e cominciò a guardare Eraser. «Ti sei persa?» chiese l'uomo con tono dolce che non mi aspettavo da lui e porse alla bambina un fazzoletto. La piccola annuì con un cenno della testa e si asciugò il viso. «Come ti chiami piccola?» domandai e lei mi guardò. «Nao» rispose dopo un po' e Aizawa si alzò tendendo la mano alla bambina che la prese e ci avviammo verso l'uscita.

«Ti ricordi dove abiti Nao?» chiesi girandomi verso Eraser e la piccola che si trovavano dietro di me e notai che nella mano aveva qualcosa che luccicava quando incontrava la luce dei lampioni e delle lanterne appese ai rami dei ciliegi. Cercai di capire cosa avesse in mano e quando realizzai attivai il mio quirk prendendo il controllo dell'acqua nel laghetto.

«ATTENTO ERASER!» urlai per poi trasformate l'acqua in ghiaccio e scagliarla verso la bambina che agilmente lo schivò. Aizawa mi guardò confuso e vide solo in quel momento la lama che Nao aveva in mano. Le sue fasce cominciarono a fluttuare e le scagliò verso la piccola che cominciò a deformarsi. Pochi secondi dopo ci ritrovammo davanti una ragazza dagli occhi rossi. I suoi capelli neri erano sciolti e disordinati.

Sul volto della donna apparì un enorme sorriso e ci osservò senza muoversi. Aizawa scagliò una delle sue fasce verso la ragazza che la schivò velocemente e cercò di scappare. Gettai su di lei delle piccole gocce d'acqua trasformandole in ghiaccio e perse l'equilibrio. In quel momento comparve intorno alla sua vita un cerchio arancione. «Serve una mano?» sentii una voce femminile e alzai lo sguardo. Una donna di mezza età si stava avvicinando a noi. Intorno al suo indice c'era una versione in miniatura del cerchio intorno alla vita della criminale. «Tranquilli. Grazie al mio quirk non si può muovere» disse l'eroina di fronte a noi. «Volete che ci pensi io a portarla dalla polizia?» chiese dopo un po' e guardai Aizawa. L'uomo scrollò le spalle ed io rivolgendo nuovamente lo sguardo verso la donna risposi di sì con un cenno del capo. La guardammo uscire dal parco con la ragazza che poco prima aveva provato ad aggredirci.

Riportai l'acqua nel laghetto e sentii le gambe cedermi. Caddi a terra e mi portai una mano alla testa. Eraser appoggiò le mani sulle mie spalle e si inginocchiò affianco a me. «Stai bene?» chiese. «Si...ho solo un po' di vertigini. Quando trasformo l'acqua in ghiaccio o prendo il controllo di grandi masse d'acqua succede» mormorai. Eraser mi fece appoggiare sulla sua spalla e restammo così per un paio di minuti. «Grazie» lo sentii sussurrare «Forse» e sorrisi a quelle parole.

Il nostro forse-Aizawa×OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora