CAPITOLO 26

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Alice PoV

È una settimana che io e Claudio siamo ai ferri corti; è iniziato tutto quella maledetta mattina in cui io, come al solito, senza bussare faccio irruzione nel suo studio e lo trovo abbracciato ad una donna, bionda, bellissima. Lui la stringe a se e sento che le sussurra "Tranquilla, ci sono io" – mi si è gelato il sangue in quel momento; esco, sbattendo la porta, senza dire una parola e solo allora lui si accorge della mia presenza. Lascia la bionda nella sua stanza e si fionda come un fulmine nella mia ... 

"Vattene via, Claudio, non abbiamo più niente da dirci io e te"

"Alice, ehi, non è come credi, stai fraintendendo tutto".

"Ah non è come credo?" – gli urlo contro – "Non è come credo? Dimmelo tu com'è perché quello che ho visto è abbastanza eloquente". 

Lui non riesce a parlare, mi guarda con gli occhi sgranati e allora sono io che prendo nuovamente la parola ... 

"Non dirmi che ho visto male, perché ho visto benissimo come la stringevi e come le accarezzavi le guance e i capelli, e ho sentito benissimo quello che le dicevi. Non voglio più avere niente a che fare con te e non aspettarmi, torno a casa da sola ma sappi che ci resterò il tempo necessario per preparare le mie cose e quelle di Chiara e me ne torno da Cordelia".

"Cosa? Cosa? Alice, non è come credi. Non puoi farmi questo, non puoi andartene e portare via mia figlia senza un motivo"

"Senza un motivo? Andiamo Claudio, ti conosco, se non fossi arrivata io ad interrompere l'idillio sareste finiti su quel divano così come è successo tante volte con me"

"Alice ma tu sei fuori di testa! Come puoi anche solo pensarla una cosa del genere. Laura è venuta qui per chiedere il mio aiuto, tutto qui"

"Mi dispiace, non ti credo. E ora, per favore, fuori dalla mia stanza. Voglio stare sola"

Dopo quella mattina non sono andata via di casa perché ho pensato a Chiara; nonostante suo padre sia uno stronzo e mi abbia tradita, lei è piccola e ha bisogno di lui. Viviamo, praticamente, da separati in casa; da quella sera ho lasciato il nostro letto e sono andata a dormire in cameretta con la bambina. Lui, in questa settimana, ha cercato in ogni modo di giustificarsi ma io non gli credo ... li ho visti con i miei occhi e li ho sentiti con le mie orecchie. Non posso fingere che non sia successo nulla. In casa, come in Istituto, cerco di parlargli il meno possibile, conosco i suoi orari e cerco di fare tutto prima che lui rientri. Gli rivolgo la parola solo quando gli porto Chiara prima di farla addormentare e tutte le volte che lui cerca di darmi qualche spiegazione, gli urlo contro tutto il mio disprezzo.

In Istituto, a volte, sono costretta ad andare da lui perché stiamo seguendo un progetto importante insieme ma gli ho vietato categoricamente di rivolgermi la parola se non per questioni strettamente lavorative. Oggi, dopo essere stata da lui per lavorare al progetto, mi sento particolarmente a pezzi. È durissima stargli vicino, reprimere la rabbia e restare lucida per lavorare. Esco dalla sua stanza e incrocio Lara che, immediatamente, si accorge del mio stato d'animo ... 

"Alice, sei sicura di quello che hai visto? Ti ricordo che anche con Giulia eri sicurissima di aver visto una cosa e invece ..."

"E invece cosa, Lara? Li ho visti a due centimetri da me. Lui l'accarezzava e le parlava dolcemente, che altro avrei dovuto vedere, dimmelo?"

"Sei accecata dalla gelosia e non riesci a credere possibile che quello che ti dice Claudio sia vero!"

"Lara, se fai così puoi anche uscire, grazie. Non ho bisogno di chi mi convince a tornare con quello stronzo"

ALICE E CLAUDIO UN AMORE INDISSOLUBILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora