Chapter 19 -lies-

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Isabel continuò a dimenarsi e a cercare di liberarsi dalla presa del braccio metallico di Bucky.
<<Ti prego lasciami. Non voglio tornare lì, non voglio>> lo pregò provando a divincolarsi con scarsi risultati.
Dalla paura di dover tornare nuovamente in quell'inferno la ragazza sentì il suo potere affievolirsi.
<<Ti prego, per favore, Bucky>> continuò piangendo.
<<Mi dispiace>> le rispose lui in un attimo di lucidità prima di colpirla.
La vista della castana si offuscò e lei svenne.
Quando si svegliò era incatenata ad una sedia, di nuovo.
<<No,no,no, non di nuovo>> piagnucolò provando a liberarsi.
<<Mi dispiace dirti che non funzionerà mi hija>>
Il volto della sedicenne si impallidì, il cuore le iniziò a battere sempre più velocemente e gli occhi le si inumidirono.
Alzò lo sguardo e si trovò davanti sua madre, la donna che più aveva amato in tutta la sua vita, la donna che aveva visto morire e per cui aveva ucciso uomini su uomini.
<<Mamma?>> chiese sperando di star semplicemente sognando.
<<In carne ed ossa mi hija anche se preferirei che mi chiamassi Celeste. Sai quì ho una reputazione da rispettare>> le disse la madre avvicinandosi e sorridendole.
<<Come puoi essere viva? ti ho visto morire!>> la voce le tremava sempre di più, aveva abbassato le barriere, stava mostrando la sua fragilità.
<<Semplice tesoro non sono mai morta. L'ho inscenata>> le rispose continuando a sorride mentre si sedette davanti la figlia.
<<Perchè?>> le chiese in un sussurro abbassando lo sguardo.
<<Dovevamo capire quanto forti fossero i tuoi poteri>>
Isabel sgranò gli occhi.
<<Oh tesoro come pensavi di aver avuto i poteri? Te li abbiamo dati noi>>
Quel "noi" spezzò il cuore della ragazza ancora di più.
Rialzò lo sguardo e lanciò un'occhiataccia alla madre.
Un urlo interruppe la loro conversazione.
<<Avevo detto di imbavagliarlo>> urlò la donna verso le due guardie.
<<Andiamo a riferire subito sergente>> dissero prima di uscire dalla stanza.
La castana riconobbe l'urlo, era Bucky.
<<Sergente?>> le chiese con sarcasmo ridendo leggermente.
<<Noto che sei diventata impavida mi hija>>
<<Non chiamarmi così>> le urlò guardandola male.
<<Ma sei davvero mia figlia quindi perchè non dovrei chiamarti così?>>
<<Vuoi sapere tutta la storia?>> le chiese poi ghignando.
<<Non ci tengo Sergente>> rispose ironicamente.
<<Ero in missione quando ho incontrato tuo padre, stavamo cercando bambini su cui sperimentare un nuovo siero. Sfortunatamente tutti i tentativi fallirono. Nel frattempo io e Clint iniziammo a frequentarci, niente di serio però, sapevo chi fosse e mi stavo divertendo ad usarlo. Dopo due anni di fallimenti l'hydra decise di fermare il progetto e smise di produrre il siero, ma fortunatamente ero riuscita a prenderne una fiala. Quando ho scoperto di essere incinta di quell'uomo in un primo momento ho pensato di abortire, ma poi mi sono ricordata della fiala. Ho abbandonato tuo padre ed ho iniettato il siero nella mia pancia. Potevo morire, ma valeva la pena tentare. Dopo nove mesi sei nata tu. Ero già pronta all'ennesimo fallimento quando ancora dopo tre anni non avevi manifestato alcun sintomo eppure al tuo quarto compleanno ecco che arrivarono i poteri. Purtroppo non tutto va secondo i piani>>
La sedicenne tremava, non poteva credere a quello che la donna le stava dicendo.
<<Sentiamo cosa sarebbe andato storto?>> le chiese riprendendo il controllo delle sue emozioni.
<<Non eri sotto il nostro controllo. Il siero non doveva darti solo i poteri, ma renderti un nostro soldato. Proprio come il soldato d'inverno, ma più efficiente. Dopo averti rapita ed aver fatto diversi test il dottor Smith ha capito che quella parte del siero non aveva funzionato. Stavamo trovando una soluzione, ma poi hai ben deciso di scappare.>> le rivelò la madre prima di tirarle i capelli per farle alzare la testa.
<<Ma ora sei di nuovo nostra>> concluse ridendo per poi uscire dalla stanza lasciando Isabel da sola.
La ragazza ricominciò a tremare e lasciò che le lacrime uscissero silenziose.
Tutta la sua vita era stata una bugia, lei era un esperimento fallito.
La porta si riaprì dopo qualche minuto e da essa entrò Bucky.
<<Bucky ti prego aiutami>> lo supplicò la castana mentre l'uomo le si avvicinava.
Le liberò i polsi e le diede un coltello.
<<Questo è il massimo che posso fare, mi dispiace>> le disse a bassa voce prima di riallontanarsi.
<<Grazie. Sai come hanno fatto a trovarmi?>> gli chiese.
<<Il tuo pugnale. C'è un localizzatore all'interno dell'impugnatura>> le rispose prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.
La sedicenne non poteva crederci, Hybris l'aveva tradita.
Strinse il coltello tra le mani e le rimise dietro la sedia come se fossero ancora legate.
Avrebbe ucciso la madre e posto fine al suo incubo.
Due giorni dopo la porta venne finalmente riaperta.
Isabel alzò lo sguardo incendiando con gli occhi chiunque stesse entrando.
<<Prendetela e fatela salire sull'aereo, ha bisogno di un po' di freddo>> disse la madre alle guardie mentre si avvicinava alla ragazza.
<<Sei pronta per un viaggetto mi hija?>> le chiese inclinando la testa e sorridendo.
<<Dove andiamo?>> le chiese la castana fingendo di essere felice prima di lanciarle un'occhiataccia.
<<Sokovia. Che ne dici? Non è una meta fantastica?>>
<<Non vedo l'ora di andarci>> le rispose <<Peccato che tu non verrai con me>> aggiunse prima di sgozzarla.
Il viso le si sporcò di sangue mentre la donna cadeva a terra.
Una delle guardie andò a soccorrerla, l'altra tolse il coltello dalla mano della sedicenne e le tirò un pugno nello stomaco prima di chiamare aiuto.
In poco tempo altre guardie arrivarono, ma ormai era tardi.
Celeste era morta e questa volta per davvero.
Un'uomo entrò poco dopo e sedò Isabel che venne trasportata su un jet.
La testa le girava, non poteva credere di averlo fatto per davvero.
Durante il viaggio svenne diverse volte per la stanchezza e per le continue medicine che le davano.
Quando arrivarono in Sokovia venne portata in una cella.
<<Ho saputo che hai ucciso il sergente Evans. Direi che ne hai di fegato ragazzina>> le disse un uomo, che indossava degli occhiali, sorridendo.
<<Non sarà così facile scappare da quì però>> continuò avvicinandosi.
La ragazza gli sputò in faccia.
<<Non ti avvicinare maniaco>>
<<Sei davvero idiota ragazzina, potevamo essere amici>> le disse ringhiando l'uomo mentre puliva gli occhiali per poi collegarle dei fili.
L'ansia prese il possesso della castana.
<<Ora hai paura?>> le chiese ridendo prima di attivare la macchina.
Scariche di elettricità scorrevano lungo il corpo della sedicenne che urlò dal dolore.
Continuarono a mandarle scariche, il corpo le formicolava e il fiato diventava sempre più corto.
<<Basta così>> disse poi l'occhialuto fermando la macchina.
<<Questo era solo un assaggio tesoro. Non abbiamo alcuna fretta>> concluse ridendo prima di uscire dalla stanza.
I giorni passarono e le cicatrici sul corpo della ragazza aumentavano.
<<Oggi ti spostiamo in una nuova stanza, non sei contenta?>>
La castana non riusciva a sentire il suo corpo e ormai aveva scollegato la mente.
Al momento si immaginava insieme a Lila e Cooper a correre sul giardino davanti casa ridendo, con Clint e Laura che sorridevano guardandoli dalla finestra.
La sedicenne sorrise al pensiero mentre veniva trasportata nella nuova cella.
Prima di entrare si accorse che accanto alla sua c'erano altre due celle.
Le porte erano trasparenti.
Isabel venne gettata dentro e subito si poggiò alla parete.
<<Tutto bene?>> le chiese una voce dall'altra parte del muro.
<<Mai stata meglio>> rispose ironicamente la ragazza.
<<Che bel compleanno>> sussurrò la castana.
<<è il tuo compleanno? Auguri>> rispose il ragazzo.
<<Io sono Pietro Maximoff>> aggiunse poi notando che la diciassettenne non rispondeva.
<<Perchè mai dovrei dire il mio nome ad uno sconosciuto?>>
<<In teoria non sono più uno sconosciuto, sai il mio nome>>
<<Isabel>> rispose piano.
<<è un piacere conoscerti Isabel>>
<<Lo sarebbe stato in condizioni diverse>> gli rispose la ragazza accennando un sorriso.
Le mancava avere un contatto umano con qualcuno.
<<Come mai sei rinchiusa quì Isabel?>>
<<Lunga storia tu?>>
<<Mi sono offerto insieme a mia sorella per degli esperimenti. Ora abbiamo dei poteri. Siamo chiusi quì solo per sicurezza ancora non riusciamo a controllarli>> le rispose <<Non importa se è una lunga storia, abbiamo tutto il tempo del mondo>> aggiunse ridendo.
La castana non poteva credere che avessero scelto per davvero di avere dei poteri.
<<Magari un'altra volta Pietro>> gli disse la diciassettenne prima di sdraiarsi sul letto ed addormentarsi.


-Sokovia due mesi dopo-
Seduta davanti la porta della cella Isabel sorrideva vedendo gli sguardi preoccupati degli uomini che facevano avanti ed indietro.
<<Le altre basi sono crollate. è rimasta solo la nostra. Cosa facciamo? Verranno sicuramente quì>> disse uno degli uomini all'occhialuto.
<<Non abbiamo nulla da temere, non la troveranno. E poi noi abbiamo i gemelli>> gli rispose l'uomo.
<<Sono quì>> sussurrò la ragazza facendo l'occhiolino all'occhialuto prima di sentire degli spari fuori.
Erano arrivati i rinforzi.

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