Chapter 44 -hope-

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Isabel osservava Scott con attenzione mentre lui camminava avanti e indietro, agitando le mani. Era chiaro che l'uomo fosse nervoso, eppure la castana colse nei suoi occhi una scintilla che non vedeva da tanto tempo: speranza.
Steve si sporse leggermente in avanti, l'espressione di Scott riflessa nel suo stesso sguardo attento.
<<Scott>> disse, cercando di mantenere la calma <<stai bene?>>
Ant-man annuì frettolosamente.
<<Sì, sì... sto bene>> rispose, ma subito dopo il suo sguardo vagò nella stanza, come se stesse cercando il modo giusto per esprimere la sua idea.
Alla fine si lanciò, un po' esitante.
<<Avete mai studiato la fisica quantistica?>>
La giovane donna sbuffò appena, scambiandosi uno sguardo con Natasha. 
La rossa alzò un sopracciglio e rispose secca: <<Solo per fare conversazione>>.
Scott proseguì rapidamente, raccontando di come si fosse trovato intrappolato nel Regno Quantico proprio poco prima che Thanos usasse il guanto.
Era stato bloccato lì per cinque anni, eppure, per lui, quel tempo era passato in poche ore.
Isabel ascoltava in silenzio, cercando di comprendere tutto quello che l'uomo stava dicendo.
La sua mente si concentrò su Hope, la donna che Scott aveva menzionato con un'espressione di sofferenza evidente. 
La castana provò una fitta di dolore pensando alla sua stessa famiglia, a quei lunghi anni passati senza loro.
Era un dolore che aveva imparato a ignorare, sebbene sapesse che era lì, costante e lacerante.
Scott continuò: <<Vedi, le regole del Regno Quantico non sono come quelle di qui... è tutto imprevedibile. È di qualcuno quel panino? Sto morendo di fame>>.
Non aspettò risposta, si avvicinò al tavolo e afferrò il panino di Natasha, mordendolo come se non avesse mangiato da giorni.
Steve cercò di riportare l'attenzione alla questione.
<<Scott, di cosa stai parlando?>>.
L'uomo deglutì, lanciando un'occhiata quasi febbrile verso di loro.
<<Sto dicendo che... il tempo funziona in modo diverso nel Regno Quantico. L'unico problema è che adesso non abbiamo un modo per navigarlo. Ma... ma se potessimo? Non riesco a smettere di pensarci. Se riuscissimo a controllare il caos e a navigarlo, potremmo entrare nel Regno Quantico in un certo momento... e uscire in un altro. Tipo... tipo prima che Thanos facesse quel che ha fatto>>.
Il capitano restò in silenzio per un lungo istante, fissando Scott con uno sguardo incredulo. <<Aspetta. Stai parlando di una macchina del tempo?>> chiese la giovane donna sentendo la speranza nascere in lei.
<<Non... non proprio una macchina del tempo. Più come...>> Scott fece una pausa, incerto.
<<Sì, è una macchina del tempo. So che sembra folle. Ma non riesco a smettere di pensarci. Deve esserci un modo... ci deve essere...>>
Natasha sorrise amaramente.
<<Scott, io ricevo email da un procione, quindi ormai nulla mi sembra strano>>.
Isabel incrociò le braccia, fissando intensamente Scott.
Dentro di sé sapeva che questa poteva essere la loro unica occasione.
Ma al tempo stesso, l'idea di tornare indietro, di rischiare di perdere ancora era terrificante. 
L'uomo la guardò, quasi cercando approvazione.
<<Quindi... a chi possiamo parlarne?>>
Steve scambiò uno sguardo con Natasha, e poi con la castana.
Lei annuì, sentendo il peso della decisione che stavano per prendere.
Tornare indietro nel tempo era pericoloso e incerto, ma se c'era anche solo una possibilità di riprendersi ciò che avevano perso... valeva ogni rischio.
<<Dobbiamo andare da Tony>> disse il biondo, iniziando a raccogliere le cose per andare.
La giovane donna si avvicinò al capitano, prendendogli la mano per fermarlo, attirando così la sua attenzione.
Steve la guardò in silenzio, capendo già cosa volesse dirgli la castana.
<<Isa, tu rimani quì in caso dovessero arrivare notizie dagli altri. Ti avvertiremo quando avremo finito con Stark>> le disse poi stringendole la mano prima di lasciarla e uscire dalla torre seguito da Natasha e Scott.
Isabel ringraziò mentalmente il capitano a cui bastava un semplice sguardo per capirla.
La castana si sentiva travolta dalle emozioni, non sapeva bene cosa provare, aveva paura di risentire quelle emozioni che credeva sepolte da tempo, di ritrovare la luce in quel mondo che era diventato buio dopo la scomparsa della sua famiglia; rivedere Tony, dopo gli avvenimenti successivi agli accordi, l'avrebbe solo resa più nervosa e spaventata, spaventata che l'uomo potesse dirle che il realtà un modo per portare tutti indietro non esistesse.
In questo momento Isabel aveva bisogno di crederci, credere di poter riabbracciare la sua famiglia, credere di avere modo di aiutare suo padre a tornare in sé.

Not the villain of this storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora