Isabel si rifugiò nella sua stanza, stringendosi le braccia attorno al corpo mentre cercava di controllare il tremito che sembrava volerle scuotere l'anima.
Dopo aver affrontato Clint, tutto il dolore e la rabbia repressi avevano lasciato in lei un vuoto immenso, come un abisso buio che la risucchiava.
Non riusciva a smettere di ripensare alle sue parole, a quello che era accaduto, alle ferite non rimarginate che si erano riaperte con violenza.
Dopo un lungo silenzio, la castana sentì un bussare lieve alla porta.
Natasha.
La giovane donna lo sapeva, perché nessuno bussava con quella delicatezza, come se avesse paura di disturbare, di ferire ulteriormente.
<<Isa?>>
La voce della donna era gentile, priva di ogni traccia di giudizio.
La stessa voce che le aveva dato coraggio tante volte prima.
Ma ora, Isabel non era sicura di poter sopportare di essere vista così.
Sconvolta, rotta.
Ci fu un altro attimo di silenzio.
<<Isa... so che questo è uno dei momenti peggiori che tu abbia mai vissuto,>> continuò la rossa. <<Ma posso entrare solo per un po'? Solo per ascoltare, niente di più>>.
La minore si alzò lentamente e si diresse verso la porta, le gambe pesanti come se fossero fatte di piombo.
Aprì la porta senza guardare la maggiore negli occhi, mantenendo lo sguardo basso.
Natasha entrò in silenzio, richiudendo la porta dietro di sé e osservando la stanza.
La camera della giovane donna era piccola e ordinata, priva di oggetti superflui.
Isabel si rifugiava qui, in questo spazio che era quasi sempre vuoto, cercando di sentirsi al sicuro, ma ora tutto sembrava soffocante, privo di calore.
Natasha notò il disordine nel letto, come se la castana si fosse accasciata lì subito dopo il confronto, incapace di affrontare il peso dei propri sentimenti.
La donna rimase in silenzio per un momento, lasciando a Isabel il tempo di raccogliere i pensieri, di elaborare il dolore che la stava devastando.
La giovane donna si sedette sul letto, gli occhi fissi sul pavimento, le mani che stringevano nervosamente le ginocchia.
Dopo un lungo momento di silenzio, la minore parlò, la voce bassa, quasi un sussurro.
<<Perché sei qui, Nat?>>
La rossa si sedette accanto a lei, lasciando un po' di spazio tra loro.
<<Perché ci sono momenti in cui so che le parole non bastano, e questo è uno di quei momenti. Ma anche se non servono parole, serve una presenza, qualcuno che capisca>>.
Isabel scosse la testa, serrando le mani fino a farsi male.
<<Nessuno può capire davvero, Nat. Nemmeno tu>>.
La maggiore abbassò lo sguardo, osservando il modo in cui la castana si stringeva le braccia, come se volesse tenere insieme i pezzi di se stessa per non andare in frantumi.
<<Forse non capisco tutto. Ma conosco te, Isa, e so cosa provi quando ti senti tradita dalle persone che ami>>.
La giovane donna chiuse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscire. Era come se tutto il dolore, la solitudine e il senso di abbandono degli ultimi anni si fossero concentrati in quell'istante, in quella stanza soffocante.
<<Celeste aveva ragione>> sussurrò, le parole colme di amarezza.
<<Lei me l'ha detto, Nat. Mi chiamava una maledizione. Diceva che portavo morte, che chiunque mi fosse stato vicino sarebbe stato destinato a soffrire. All'inizio non le credevo... mi sembrava una bugia crudele. Ma ora...>> la sua voce si spezzò.
<<Ora penso che avesse ragione>>.
Natasha si voltò verso di lei, sorpresa da quelle parole.
<< Che intendi dire, Isa?>>
La castana deglutì, cercando di trovare le parole giuste.
<<Celeste... diceva che chiunque avesse avuto a che fare con me sarebbe finito per pentirsene>>.
Fece una pausa, sentendo un nodo stringersi in gola.
<<Non pensavo che le sue parole mi avrebbero mai raggiunto davvero, ma poi... uno a uno, li ho persi tutti. Prima Pietro, poi Loki, poi Bucky e Sam... e anche Wanda e Visione... come se fossi una condanna. Ogni persona a cui tenevo è sparita, o è cambiata così tanto da diventare irriconoscibile>>.
<<Isa...>> mormorò la rossa, stringendole delicatamente la mano.
La minore le lasciò fare, troppo esausta per resistere a quel gesto di conforto.
<<E poi... poi la mia famiglia. Tutto è svanito in un istante. Mia madre, i miei fratelli... come se una parte di me fosse stata strappata via con loro. Mi sono ritrovata qui, da sola, a lottare contro il vuoto che mi aveva lasciato dentro. E sai cos'è il peggio? Il peggio è stato scoprire che mio padre era ancora vivo. Per un momento, ho pensato che almeno lui... che almeno Clint ci fosse ancora>.
Natasha rimase in silenzio, lasciandola parlare, consapevole che Isabel aveva bisogno di tirare fuori tutto il dolore che aveva accumulato.
<<Non importa dove vada, Nat... tutti quelli che amo scompaiono, muoiono, o diventano qualcuno che non riconosco più. Perfino mio padre... Lui... lui non è nemmeno più la persona che conoscevo. Non riesco nemmeno a guardarlo senza provare un dolore indescrivibile>>.
La maggiore si prese un momento per osservare la giovane donna, consapevole di quanto dolore stesse provando e di quanto fosse complicato farle comprendere che non era sola.
La castana si era sempre mostrata forte, una combattente instancabile, ma adesso, per la prima volta, Natasha vedeva le crepe che quel dolore profondo aveva inciso su di lei.
Dopo un lungo silenzio, Isabel riprese a parlare, la voce spezzata da lacrime trattenute a fatica. <<Ho paura, Nat. Ho paura che tutto questo dolore sia solo l'inizio. Che perderò ancora... E se fossi davvero una maledizione?>>
La rossa la guardò, decisa a non lasciare che quella paura la dominasse.
<<Isabel, non sei una maledizione. Tu sei tutto il contrario. Sei una persona che ha combattuto contro ogni avversità, contro chi ti voleva distrutta, eppure sei ancora qui. Sai cosa significa? Significa che hai una forza che pochi possiedono. Sì, hai perso molto, più di quanto chiunque meriti di perdere, ma questo non ti definisce. E non definirà mai le persone che ti amano. Io, Steve, tutti noi... siamo qui non per caso, ma perché abbiamo scelto di esserci>>.
La giovane donna scosse la testa, stringendosi nelle spalle.
<<Ma non posso ignorare tutto quello che è successo. Non posso fingere che le persone che ho perso siano solo un brutto sogno da dimenticare>>.
La sua voce era un sussurro doloroso, un peso che sembrava impossibile da sopportare.
<<E non posso fare a meno di pensare che vi succederà qualcosa... o che un giorno mi sveglierò e avrò persi anche voi>>.
La maggiore lasciò che quelle parole si depositassero nell'aria, dense di dolore e paura.
Le strinse una mano, un gesto semplice, ma carico di significato.
<<Isa, ogni giorno che passiamo insieme è una scelta. La tua paura è reale, non lo nego. Ma ti chiedo di guardarla per quello che è: una reazione naturale al dolore che hai vissuto. Non è un presagio, e non è un destino. Siamo qui, e ci saremo anche domani. Qualsiasi cosa accada, non abbandoneremo mai la tua strada. Non ti lasceremo mai, nemmeno nel tuo peggiore incubo>>.
Isabel abbassò lo sguardo, le mani che stringevano ancora quelle della donna, mentre cercava di assimilare quelle parole.
Voleva crederci, voleva aggrapparsi a quel barlume di speranza che Natasha cercava di infonderle.
E, per un istante, sentì il peso della solitudine allentarsi, come se finalmente qualcuno fosse davvero accanto a lei, nonostante tutto.
La maggiore le accarezzò una guancia, asciugandole le lacrime che continuavano a scendere. <<Isa, ascoltami bene. Non sei destinata a portare morte, non sei nata per distruggere ciò che ti circonda. Sei qui per ricordare a chi ti ama cosa significa non arrendersi, cosa significa combattere anche quando tutto sembra perduto. Sei stata una luce per tanti di noi, e continuerai a esserlo. Non c'è oscurità che non possa essere combattuta con un po' di speranza, e con qualcuno al proprio fianco>>.
La castana sollevò lo sguardo, e nei suoi occhi la rossa scorse un misto di disperazione e speranza, come se stesse lottando per credere a quella promessa.
<<Ma io... io non so più come fare. Ho paura di aprirmi, di fidarmi. Ogni volta che ci provo, finisco per rimanere sola>>.
La maggiore annuì, comprendendo a fondo quella paura, sentendo la frustrazione e il dolore che la giovane donna portava dentro di sé.
<<Lo so, Isa. Non c'è nulla di facile in tutto questo. Ma nessuno ti chiede di guarire subito, o di dimenticare quello che hai passato. Ti chiediamo solo di lasciare che qualcuno ti stia vicino, almeno per un po'. Anche solo per asciugarti le lacrime, per ricordarti che il dolore non durerà per sempre>>.
Isabel si lasciò cadere tra le braccia di Natasha, abbandonando per un momento ogni resistenza, ogni paura.
Si sentiva vulnerabile, esposta, ma per la prima volta percepiva anche un senso di pace, una sensazione di calore che lentamente, in modo quasi impercettibile, riusciva a calmare quel tumulto che le attanagliava il cuore.
Il silenzio cadde tra loro, un silenzio pieno di comprensione e affetto.
La donna non disse più nulla, lasciò che quel momento parlasse per entrambe, consapevole che nessuna parola avrebbe potuto cancellare il passato.
Ma forse, quel silenzio condiviso era abbastanza per dare alla minore un piccolo spiraglio di luce.
Isabel chiuse gli occhi, appoggiando la testa sulla spalla di Natasha, e in quel momento capì che, per quanto il dolore fosse insopportabile, non era sola.
Non era sola.
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Not the villain of this story
Ficção AdolescenteThe avengers x Captain America -the winter soldier- x Avengers: Age of Ultron x Captain America -Civili War- x Avengers: Infinty War x Avengers: Endgame tiktok: @marvel.fanfic.edit spotify: not the villain of the story @adrywow