Barista

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Finalmente giungo nella Capitale dei Fiori, popolato da persone di ogni altezza e genere, in particolare noto i kimono variopinti che risaltano subito all'occhio, rendono la città molto più viva e colorata! Raggiungo la zona principale, nonché quella dove immagino si riuniscano tutti quanti per le notizie importanti. Scorgo una locanda e mi ci fiondo dentro, sono un po' imbarazzata a entrare in un posto dove non conosco nessuno, soprattutto in un paese straniero e chiuso come Wano ma mi faccio coraggio e ricordo a me stessa che tutto ció che sto facendo lo faccio per i miei compagni e i miei amici. Inoltre frequentare un posto così affollato mi aiuterà a trovare informazioni sui genitori del piccolo Raito. Apro le porte e mi faccio strada in mezzo ai tavoli del bar, sento un brusio condiviso farsi strada tra i clienti presenti ma cerco di non darci peso. Raggiungo il bancone e mi siedo, aspettando che il barista si giri e mi noti <Buongiorno signorina, cosa le porto?> chiede il ragazzo girandosi e rivelandosi incredibilmente solare e attraente. Ha i capelli scuri e corti, gli occhi verdi e un accenno di barba che incornicia il suo volto, non è sicuramente del posto <E-ecco a-a dir la verità avrei da chiedere un'altra cosa> dico tentennando un pó. Tutte le volte che incontro qualcuno che trovo bello sia fisicamente che caratterialmente perdo sempre un po' il controllo <Prego, chiedi pure> dice appoggiando i gomiti sul bancone e avvicinandosi per sentire meglio <Io sto cercando un lavoro, mi chiedevo se fosse possibile avere un posto qui come cameriera> il ragazzo sembra pensarci su, poi guarda il salone completamente pieno di gente e sembra sospirare <Sai, penso tu sia arrivata proprio al momento giusto> dice ammiccando un sorriso.

Ricambio il sorriso felice e mi alzo in piedi vittoriosa <Signorina cominci oggi stesso, prendi un grembiule e inizia a sgambettare!> <Signorsì!> dico entusiasta e mi infilo nella stanza con scritto "personale". Prendo il primo grembiule che trovo ed esco fuori, pronta a ricevere il mio primo compito <Signorina, prima di tutto come ti chiami e quanti anni hai?> chiede curioso il ragazzo aiutandomi a legare il grembiule in vita <Sono Gioffy! E giuro di avere 19 anni! Non sono una bambina!> dico guardandolo negli occhi <Non intendevo quello, si vede dai tuoi gesti che non sei piccola, ero solo curioso> dice con un angolo della bocca rivolto verso l'alto creando un adorabile fossetta, beh sarà una gioia per gli occhi venire al lavoro <E tu come ti chiami?> chiedo questa volta io, osservandolo da capo a piedi, il suo kimono è rosso e nero e si abbina perfettamente al mio, sembra fatto apposta <Piacere Gioffy, sono Charles. Non sei di qui vero?> come immaginavo ha un nome straniero e scommetto che anche lui come me, non è di questo paese <No, sono arrivata proprio oggi. Pure te peró non hai i lineamenti della gente del posto> affermo osservando i suoi occhi chiari e il naso dritto, i suoi tratti sono decisamente troppo diversi e anche il suo nome conferma la mia teoria <Ci hai visto giusto! È da anni peró che vivo quaggiù> dice prendendo una tazza e preparando qualche strano intruglio. I profumi e i cibi di Wano sono completamente differenti da quelli del mio paese d'origine, sarà dura abituarcisi.

Inizio a domandarmi quale sia la storia di questo ragazzo ma i miei pensieri vengono immediatamente scacciati non appena mi ritrovo un vassoio in mano con quella strana bevanda verdastra <Il momento di chiacchierare è finito Gioffyna, è meglio che ti metta al lavoro!> dice chiamandomi con quello strano ma affettuoso nomignolo che mi fa arrossire inconsciamente. Non rispondo e mi dirigo subito verso i tavoli cercando di nascondere l'imbarazzo per le mie gote arrossate. Ma che sto facendo? Sono davvero un'idiota! Le mie orecchie si drizzano non appena percepisco una parola provenire da un tavolo poco lontano: bambino. Fortunatamente il mio udito sviluppato mi aiuta ad origliare alla perfezione il dialogo, il quale peró non porta assolutamente dove volevo arrivare. Infatti il pargoletto di cui si parla non è assolutamente il piccolo Raito, che chissá cosa starà facendo adesso sul sottomarino, insieme ad Ikkaku e Harley. Sospiro e dopo aver consegnato la bevanda al tavolo giusto torno da Charles, il quale mi osserva a braccia incrociate <Cosa è quel muso lungo? Qui bisogna sempre essere smaglianti e in forma! E soprattutto bisogna essere veloci! Su su forza!> dice consegnandomi tre piatti fumanti, colmi di cibo dall'aspetto delizioso. Mi da una pacca sulla spalla e mi spinge verso la sala alzando un pollice all'insù. Devo ammettere che questo lavoro non mi è mai interessato ma avere accanto una persona che mi sprona a dare il meglio sicuramente è confortante.

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