- LA PRIMA MISSIONE -

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La villa del Signor Smith giaceva in pianura, libera dai rumori della città, e dalla parte opposta alla casa del Signor Atkins.
La casa, circondata da un alto recinto, era già ben illuminata e piena di gente.
I ragazzi uscirono dall'auto nera, salutarono l'uomo che aprì lo sportello con un leggero inchino della testa e attraversarono il lungo tappeto rosso, che copriva la stradina posizionata al centro del giardino.
I loro passi inondarono il giardino, i loro sguardi attiravano quelli degli invitati come fossero taglienti calamite. Attraversato quel grande prato, salirono la lunga scalinata ed entrarono dentro la casa, spargendosi infine tra le quattro mura:
Ash ed Eren stavano in due tavoli differenti del buffet, Ray si trovava nell'angolo più remoto della sala e Bryan dondolava sui suoi stessi piedi davanti ad un pilastro, il più vicino alla porta controllata da un uomo della sicurezza.
Azazel, invece, se ne stava seduto su uno dei pochi tavoli rimasti vuoti, e Denver parlava alle orecchie di tutti dalla sua postazione: un vecchio furgone posto dietro la grande villa.
L'orologio situato sulla parete più grande segnava le 23:30 quando il piano iniziò.
Uno sguardo, un cenno col capo rivolto al compagno più vicino o al successore della propria mossa, e la missione partì...
Ash andò contro la spalla di uno dei camerieri, costringendolo a voltarsi per chiedere scusa all'invitato. In quel frammento di secondo, Eren versò un liquido trasparente dentro uno dei bicchieri e si allontanò, sparendo nella folla. Il biondo seguì i movimenti del ragazzo in smoking, attese che uno degli invitati prendesse il calice di vino bianco e, pertanto, si avvicinò a quest'ultimo.
«Salve.» disse alla donna dai lunghi capelli biondi, che vestiva impeccabilmente un abito lungo e nero, dalla scollatura non troppo esagerata.
Lei si voltò, mostrando così i suoi zigomi alti e le labbra rosse come le rose che decoravano i vasi.
«Sono Tyler Moore, piacere di conoscerla.»
La donna gli dedicò un leggero sorriso e gli porse la mano, morbida proprio come Ash si aspettava.
Le unghie rosse facevano apparire pallide le sue dita; il vestito nero, invece, lo faceva nel resto del corpo. Era alta, dalle spalle spigolose ed i fianchi poco evidenziati, ma quell'abito le calzava così bene da nascondere quelle sue insicurezze.
«Veronica Hills, piacere mio.»
«Veronica, che nome incantevole. Le andrebbe di ballare?»
Gli angoli della sua bocca si alzarono maggiormente, mostrando un timido sorriso dai denti splendenti come diamanti. Non rispose, non prima di aver bevuto un sorso di vino bianco dal calice.
«Perché no?!» esclamò, concedendo una seconda volta la mano al biondo, che la portò con sé verso il centro della stanza, dove altre coppie si concedevano leggeri movimenti tra le note di quella vecchia canzone.
«Cosa ci fa una giovane donna come lei ad una festa del genere?»
«Sono una donna in cerca di una carriera, non si vede?»
Ash si beò della sua risata come fosse una carezza, e gli fu inevitabile ricambiare quel sorriso afrodisiaco.
«Lei invece?» continuò poi.
«Mio padre vuole che trovi qualche aggancio per la sua fabbrica. Abbiamo bisogno di sponsor.»
«Posso presentarle mio zio, allora. Ma non se prima non mi da del tu.»
«Affare fatto.» parlò lui, ammiccando un sorriso compiaciuto.
La seconda fase del piano iniziò poco dopo; lì, tra le note della canzone ed i passi di danza sempre meno timidi.
La ragazza portò una ciocca di capelli biondi - ordinati come colei che li portava - dietro l'orecchio, prima di massaggiare la tempia destra con le dita.
«Qualcosa non va?» gli chiese, evidenziando la sua finta preoccupazione.
«Non mi sento molto bene.»
Pochi attimi trascorsi, ed Ash poté finalmente assistere all'effetto totale del veleno che Eren aveva versato dentro il calice.
Veronica portò anche l'altra mano sull'altra tempia, si guardò attorno per la confusione che il capogiro le causava, ed infine crollò, tra le braccia del ragazzo.
«Hey. Hey, la signorina non si sente molto bene.» urlò Ash all'uomo della sicurezza, che abbandonò la sua postazione per allontanare gli invitati dalle due figure e portare via la donna.
E dopo qualche secondo, come se nulla fosse successo, la musica ripartì, così come la festa.
Bryan, nel frattempo, aveva già superato la soglia della porta sorvegliata, ed indicò a Denver di mandare in ripetizione il video del corridoio vuoto, cosicché non potesse essere visto da coloro che sorvegliavano le telecamere di sicurezza.
Cinque secondi.
Denver gli concedette cinque insospettabili secondi, prima che quegli uomini ricevessero l'allarme, e Bryan li utilizzò appieno per superare il primo corridoio. Si fermò nell'angolo ed aspettò il via del castano, che mise in crisi anche la seconda telecamera, poi la terza e la quarta, finché il mulatto non arrivò al piano superiore.
Lì, si chiuse in bagno ed aprì la finestra, arrampicandosi infine verso il tetto.
Sbloccò poi la valigetta che mantenne per tutto quel tempo tra le mani, e montò l'armatura, posizionandola sulla facciata principale della struttura.
Guardò il suo orologio, puntò l'arma verso Martin Vill - intento a finire il suo sigaro insieme al suo amico - e...

L'OCCHIO DEL DIAVOLO (LA MALEDIZIONE DELL'UNIVERSO #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora