- DOPPIO MEMORY -

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«Ragazzi.»


La voce del Signor Latham giunse alle loro orecchie, "finalmente" pensarono tutti loro. Sembrava affaticato, dolorante, e la loro preoccupazione crebbe a dismisura.


«Sta arrivando». La squadra si alzò di colpo dalle sedie, e ognuno di loro prese posizione nel punto prestabilito: Ray e Denver davanti al tavolo della Signorina Atkins, Eren e Ash al buffet più vicino all'entrata, mentre Bryan andò dal Signor Atkins per proteggerlo in caso di attacco. A lui si avvicinò anche Azazel, che per tutto quel tempo era rimasto con le pupille immobili verso l'entrata.


«Lasci che me ne occupi io.» sussurrò all'uomo.


«Non è ancora il tuo turno, Azazel.» sputò acido il Signor Atkins.


«Ma loro mi conoscono, potrei mandarli via senza che si scateni il panico.»


«Loro? Che diamine stai blaterando, ragazzo?!»


«Sono in cinque». A quelle parole, l'uomo abbassò spalle e sopracciglia, mostrando preoccupazione.


«Come fai a saperlo?»


«Ho sentito i loro passi, portano le stesse scarpe dalle solette in acciaio. Uno di loro si sta dirigendo sul tetto con un fucile, altri due sono dietro la villa. Un tipo sta cercando di rubare un'auto nel parcheggio e il capo sta arrivando qui. Attaccheranno simultaneamente, ma se mi permetterà di-»


«Ho bisogno di professionisti che sappiano controllarsi. I miei uomini li metteranno k.o. senza spargere sangue, tu faresti un disastro. Non ti sai controllare, Azazel.»


«Mi metta alla prova». Il Signor Atkins osservò il suo viso con intensità, in attesa di una ricaduta che gli facesse capire che non fosse ancora pronto; ma come già si aspettava, non un singolo muscolo si mosse sul volto del ragazzo, se non quello della mascella stretta contro la mandibola per dare autorità al suo aspetto. I suoi occhi sparavano veleno, la sua iride biancastra rifletteva l'espressione severa del Signor Atkins... E aveva i pugni serrati ai fianchi, con il sangue che usciva a causa delle unghie conficcate nella pelle. Il dolore gli permetteva di controllarsi. Anche Azazel lo guardava, e cercava in tutti i modi di velare la confusione che provava nei confronti del suo stesso comportamento. Non capiva perché volesse tanto intervenire, forse stava tentando in tutti i modi di meritarsi ciò che il Signor Atkins gli aveva promesso in cambio della sua fedeltà. L'uomo sospirò e portò due dita all'orecchio per attivare il microfono, sussurrando queste esatte parole: «Non muovetevi, ci pensa Azazel. Eren, vai sul tetto. Ash, trova l'uomo che sta cercando di prendere una delle auto dal parcheggio. Ray e Denver, restate dove siete. E Bryan, va dietro casa. Fate il più piano possibile, non voglio che i miei invitati capiscano qualcosa». Infine, tornò con lo sguardo su Azazel e portò un dito sul suo petto.


«Osa spargere una sola goccia di sangue e giuro che te la farò leccare via con la lingua.» disse, con il suo solito tono minaccioso. Azazel annuì, infine si allontanò. Fece dai tre ai cinque passi prima di rendersi conto che l'uomo si fosse già nascosto nella massa, e vi riuscì così bene da confondere perfino il suo profumo, che il corvino stava in tutti i modi cercando di ritrovare tra i tanti.


«È tra gli invitati, state attenti.» sussurrò, non prima di aver azionato il microfono con le dita.


«Salve. Del whiskey, per favore. Senza ghiaccio.» esclamò poi al cameriere, mentre una figura sconosciuta lo affiancava silenziosamente di fronte al tavolo imbandito di bottiglie. Azazel picchiettava le dita sulla tovaglia bianca, e si guardava attorno alla ricerca di quell'uomo.


«Allora è vero ciò che si dice.» parlò la figura al suo fianco, ma senza attirare l'attenzione del ragazzo. Continuò a cercare nella folla, ma l'odore di tabacco e muschio bianco sentito prima riaffiorò nella sua mente come un uragano. Il corvino non si mosse, nella totale finzione di non averlo riconosciuto, e prese ad osservare le mani del cameriere intente ad avanzare il bicchiere verso di lui. Ricevuto il suo whiskey, ne bevette un sorso e lo riposò sul tavolo, prima di percorrere tutto il suo bordo con il dito indice. Lo sconosciuto sorrise con malizia, ordinò un drink e portò la mano tatuata tra le ciocche grigie dei suoi capelli. Azazel sentì ogni movimento, e lo studiò in ogni suo minimo particolare: era un uomo, forse sulla cinquantina, dalle braccia indolenzite a tal punto da mugolare a quell'innalzamento del braccio. Odore di sigaro, costoso whiskey nel bicchiere, orologio d'argento al polso... Sapeva bene di chi si trattasse.

L'OCCHIO DEL DIAVOLO (LA MALEDIZIONE DELL'UNIVERSO #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora