- IL MONTGOMERY -

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Il loro rapporto si basava su una cosa sola: la consapevolezza di non poter trovare il pezzo mancante del loro puzzle nell'altro.


E lo sapevano, sapevano di far parte di due puzzle diversi, ma fare la cosa sbagliata li attirava più della giusta. La loro vita si basava su una serie di scelte errate, ma quella sarebbe stata la migliore della loro vita. E se lo promisero, ma solo con lo sguardo, perché incapaci di rendere a parole ciò che il loro cuore provava ogni volta che quei pezzi cercavano di incastrarsi nonostante l'incompatibilità. I loro puzzle erano un miscuglio di tante cose: Eren ne cambiava le sfumature una volta al giorno; Azazel, invece, ignorava quel frammento mancante e cercava di forzare quello del rosso proprio lì, su quel punto, per riempirlo nel peggiore dei modi. Mentivano, alla gente e perfino a loro stessi, quando dicevano di completarsi. Non erano solo quello, anzi. Non lo erano affatto. Si sarebbero fatti del male a vicenda, ma le voci dentro la loro testa non erano nulla quando stavano insieme. Ma Azazel aveva una tempesta pericolosa dentro, e non avrebbe mai permesso ad Eren di entrarvi o, addirittura, di mandarla via... Perché lui viveva nel suo dolore, era il suo posto sicuro. D'altra parte, Eren aveva vissuto gran parte della sua vita con una macchina fotografica al collo, nient'altro. E viaggiava, tra i cassetti della sua mente e i brividi della sua schiena, tra i tremolii delle mani e i cambi d'umore. Prendeva giornalmente quella macchina e... Click. Il flash non partiva, la fotocamera non aveva mai funzionato bene. E le foto venivano puntualmente male... O troppo scure, o troppo sfocate, o pieni di inutili dettagli e colori esagerati. Ma lui le conservava nel suo diario e dava un titolo ad ognuna di esse. Scattò una foto anche quella notte, quando Azazel si mostrò vulnerabile per la prima volta dinanzi a lui. Quella, era l'unica fotografia del suo album venuta veramente bene. Azazel l'avrebbe disprezzata perché avrebbe visto le sue debolezze incorniciate nel suo stesso sguardo; perciò, se la mantenne stretta al petto e la nascose. Eren la incorniciò nei suoi ricordi.


Ma sorse un problema nell'istante in cui raggiunsero la villa per la festa: il rosso aveva un'incredibile adrenalina dentro. Le sue mani tremavano, le sue gambe non stavano ferme. Saltellò per giunta nel breve tragitto per raggiungere il tavolo dei suoi compagni.


«Andiamo in spiaggia.» disse, rendendo palpabile quell'adrenalina. Fu quello il momento in cui Azazel si allarmò, diventando irrequieto tanto quanto quel ragazzo.


«Ora?» chiese Ray, in un tono confuso più che interrogatorio.


«Sì, ora. Prendiamo una bottiglia di champagne e andiamo.»


La squadra portò le attenzioni su di lui, i loro sguardi erano indecifrabili.


«Non possiamo uscire dalla villa, Eren. Lo sai bene.» intervenne Bryan, autoritario e infastidito.


«Chi lo dice? Tu? O quel vecchio del nostro capo? Fanculo tutti e due.»


«Come osi-». Bryan si sollevò di colpo dalla sedia, poggiando con poca delicatezza il suo bicchiere di whiskey sul tavolo. Il tonfo zittì i compagni e confuso qualcuno nei dintorni. La rabbia gli contraeva i muscoli del viso e lo obbligava a stringere i pugni ai lati dei suoi fianchi per non esplodere. Il corvino sentì il suo cuore tremare... Sembrò assalito da un'ira che non proveniva realmente dalle parole del rosso. C'era molto di più... Era come se lui sapesse di loro. Ma non fece in tempo a fare altro, perché Azazel gli stava già impedendo di avvicinarsi al rosso mantenendo una mano ben salda sul suo petto e le gambe aperte fino alle spalle larghe. Non disse nulla, i suoi occhi dicevano già abbastanza. E Bryan lo lesse come fosse la trama di un libro dal lucchetto infrangibile, voglioso di aprirlo e scoprire il motivo per cui lo stesse difendendo. Che poi, in fondo, lo sapeva.


Ma voleva una conferma, un qualcosa che gli avrebbe distrutto definitivamente il cuore e messo un punto a quella storia. Voleva parlare con Azazel, sapere cosa stesse succedendo e il motivo per cui non fosse ancora tornato da lui come quel bacio gli aveva suggerito. Era nostalgico di una dolorosa illusione, di un doloroso ricordo.

L'OCCHIO DEL DIAVOLO (LA MALEDIZIONE DELL'UNIVERSO #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora