- YOU ONLY LIVE ONCE -

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«Oh… Eccolo qui, il traditore.»
Quella mattina, il grigio tinse il cielo ricoperto di nuvole. Leggere gocce d’acqua cadevano dalle nubi per mandare via il calore estivo e l’umidità cominciò ad attaccarsi alle pareti di ogni casa. In lontananza, si potevano udire i tremendi tuoni farsi sempre più vicini e i fulmini scagliarsi in cielo per strapparlo con il loro colore acceso. Eren era appena entrato nella sala da pranzo quando l’aria secca venne improvvisamente interrotta dalle parole di Bryan… E divenne immediatamente fredda.
«Bryan, sta zitto.» pronunciò Ash, accompagnato dal rumore stridulante della sedia contro il parquet. L’attimo dopo, si sedette.
«Perché dovrei?»
«Perché stai parlando solo per dare aria alla bocca, Bryan.» disse il rosso, prima di sussurrare un leggero “grazie” alla donna che gli porse una tazza di tè freddo.
«Stronzate… Ray ha sentito la chiamata tra te e il Signor Latham. Sappiamo tutto». Eren si fece improvvisamente teso, aveva l’espressione di un ladro in un vicolo cieco. Si guardò attorno, e osservò i volti dei suoi compagni di squadra. Sembrarono impassibili alla situazione… Forse perché, per qualche ragione, se l’aspettavano da parte sua. Infine, si girò per accertarsi che lui non fosse in quella stanza ad ascoltare.
«Azazel lo sa?» chiese, interrompendo quel silenzio agghiacciante. Poggiò in seguito le braccia sullo schienale della sedia, attendendo risposta.
«Ti importa così tanto?»
«Vorrei sapere se a dirglielo sia stato qualche stronzo presente qui dentro.» pronunciò Eren, mantenendo le attenzioni fisse sul mulatto. Bryan aveva lo sguardo di una volpe, occhi appuntiti e sorriso tagliente. Gli piaceva l’idea di avere quella conversazione in pugno e il pensiero che, per la prima volta, il rosso si trovasse in difficoltà. Questo perché, per quanto odiasse litigare, Eren aveva la capacità di manipolare una discussione e rigirarla a suo favore. E nonostante fosse una capacità tipica di una mente disturbata, tutti sapevano che in lui ci fosse ben altro… Eren era il pupillo di un uomo la cui potenza derivava proprio dall’ottima comunicazione. Aveva imparato dal Signor Atkins.
«Credi che il mio mondo giri attorno a te, Eren?» disse Bryan, e la sua possente figura si alzò lentamente dalla sedia. Si avvicinò poi di qualche passo e imitò la posizione del rosso su qualche sedia più in là.
«Non ti è bastato ciò che c’è stato tra di noi per capire che di te non mi importa nulla?»
«Di Azazel ti importa, però. O sbaglio?»
Anche l’espressione di Eren si fece tagliente. E, all’improvviso, nell’aria si udì l’incrocio di due spade affilate.
«Cosa te lo fa credere?»
«So che te lo sei scopato il primo sabato.»
Un leggero ghigno si espanse nell’aria… Bryan aveva ufficialmente la situazione in pugno.
«Te l’ha detto lui questo?»
«Probabile.» disse Eren, alzando le spalle.
«E pensi che una scopata mi possa far innamorare perdutamente di lui, come hai fatto tu con me?»
Il più giovane si sollevò di colpo dalla sedia e i suoi denti si strinsero a tal punto da mostrare le vene del collo.
«Stai parlando troppo, Bryan.» ringhiò lui, facendo un passo verso l’altro. Bryan, a differenza sua, sollevò il corpo lentamente, mostrando superiorità. E lo guardò dall’alto come fosse il padrone di uno schiavo da quattro soldi.
«E Azazel troppo poco, dato che non ti ha detto tutta la verità…» sussurrò, mento in alto e spalle larghe. Un’aria confusa tinse il viso di Eren, finché una voce non lo allontanò immediatamente da quella bolla di tensione.
«Che succede?» domandò lui.
«Niente… Il tuo fidanzato si è innervosito.»
Eren non ebbe il coraggio di guardarsi alle spalle. Quelle poche parole bastarono per creare una moltitudine di pensieri intrusivi nella sua testa. “Cos’è successo tra di loro?” si chiese più e più volte, finché l’eco di quella domanda non si trasformò in urla insopportabili che lo costrinsero a lasciare la stanza. E non osò mai sollevare il capo, neanche per un secondo. Si limitò ad osservare i suoi stessi piedi fare un passo dopo l’altro, e ignorò la spallata che diede ad Azazel per errore… O forse di proposito.
Quest’ultimo lo seguì con lo sguardo fin quando la sua schiena non sparì nel buio del corridoio. Azazel si girò di colpo, e la prima cosa che notò fu l’aura soddisfatta di Bryan… Non l’aveva mai visto uscire da una discussione con Eren così illeso. Perché era fatto così: si infilava in labirinti contorti, senza chiedersi se ne sarebbe uscito vivo o morto. Bryan aveva questa incredibile capacità di mostrarsi menefreghista. In qualsiasi occasione, l’unica cosa che diceva era “Yolo”.
“You only live once”.
Ecco cosa lo distingueva dagli altri, lì dentro. Lui viveva giustificandosi con la filosofia del “si vive solo una volta” per compiere gesti inimmaginabili. Che fosse buttarsi da un aereo con il paracadute o lanciarsi a capofitto contro venti uomini armati, Bryan usciva da ogni situazione con un sorriso soddisfatto in viso. Perciò, quando entrava in tunnel sconosciuti e da cui sapeva non ne sarebbe uscito illeso, si manteneva ancorato all’idea di aver avuto una vita abbastanza soddisfacente da morire in pace. Era difficile ammetterlo, per chiunque. Ma Bryan era l’àncora della squadra… E il numero di volte in cui non si arresero solo grazie a quel maledetto “yolo” era impressionante… Le dita di un esercito non bastavano. E Azazel lo invidiava per questo. Lui odiava mettersi in pericolo, entrare in labirinti sconosciuti e litigare solo per rendere saporita la vita. E odiava Bryan, perché la sua esistenza era così tranquilla da volersi mettere nei casini da solo per divertirsi. O forse lo odiava perché non riusciva ad apprezzare quella serenità che lui cercava da una vita.
«Io e te dobbiamo parlare.» pronunciò Azazel, e il suo sguardo severo fece come al solito crollare il ghigno dal volto di Bryan.

L'OCCHIO DEL DIAVOLO (LA MALEDIZIONE DELL'UNIVERSO #1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora