«Dov'è Azazel?»
Eren entrò in salotto col fiatone, e la sua agitazione creò un improvviso scompiglio. Infatti, Ash si alzò dalla poltrona su cui stava leggendo un libro e il resto della squadra portò le attenzioni su di lui.
«Cos'è successo?» chiese il biondo, che lasciò al ragazzo qualche secondo di tempo per recuperare il fiato mentre i suoi occhi pregavano che nulla di grave fosse accaduto.
«Il Signor Atkins...» disse, porgendo un foglio stropicciato. Ash si avvicinò rapidamente a lui e gli strappò la lettera dalle mani.
«Il diavolo è uscito dal suo nascondiglio, l'immortale si è
presentato. Laddove tutto è iniziato, laddove tutto deve finire. Il diavolo torna dalla sua fenice, l'immortale sparge sangue all'ultimo rintocco della mezzanotte.»
Il ragazzo sollevò lo sguardo, con la confusione pronta ad annebbiare i suoi pensieri.
«Cosa significa?» domandò. A quella domanda, Eren portò le attenzioni sui suoi compagni e deglutì quando notò che tutti si aspettassero una risposta da lui... Dirlo avrebbe significato tradire quell'uomo.
«Non lo so.» parlò.
«Eren, non mi sembra il momento di mostrare fedeltà a quel pezzo di merda.» disse Maya, alzandosi dal divano. Fece poi qualche passo verso di lui, ma Ash si mise tra le due figure per attirare l’attenzione del rosso. Stavano ad occhi contro occhi, verde contro azzurro. Eren, per la prima volta, vide rabbia nel cielo limpido del suo amico. Ma lo guardò con aria assente, come se stesse cercando una risposta nei meandri dei cassetti che aveva nella testa; cassetti che, disordinati com'erano, non gli diedero parole da pronunciare.
«Gliene hai fatte passare di tutti i colori. Adesso vedi di risolvere dicendo quello che sai.» bisbigliò Ash vicino al suo viso.
«Cosa ti fa credere che io sappia qualcosa?» gli chiese con lo stesso tono di voce basso e pacato.
«Tu sai tutto... Hai sempre saputo tutto.» ringhiò a denti stretti. Eren sospirò sul suo volto e tentennò nel rivelare le informazioni di cui era a conoscenza. Alla fine, però, decise di parlare. E la ragione era ovvia, lo si leggeva nel verde smeraldo delle sue iridi: oramai, l’amore che provava per Azazel era così forte da non poter più stare dalla parte di William. Quindi, riempì i polmoni di ossigeno per calmare il battito veloce e buttò tutta l’aria solo quando i suoi nervi si furono totalmente rasserenati.
«Azazel e il Signor Atkins si sono incontrati per la prima volta davanti al Phoenix Hotel. La fenice della lettera si riferisce a quello. Penso che Azazel stia andando lì...» esclamò, allarmando anche gli altri. Tutti, in fretta e furia, si alzarono da sedie e poltrone, e l'aria tesa del salotto si congelò in una preoccupazione collettiva. Il caldo del camino non bastò a sciogliere il ghiaccio formatosi sui visi dei compagni.
«Sei un coglione.» pronunciò Ash, allontanandosi da lui. Infine, lo superò scontrandosi con la sua spalla ma si fermò sulla soglia della porta. Lì, sospirò e rivolse la sua stessa figura verso Eren, che continuava a dargli le spalle.
«Tutto questo non sarebbe successo senza di te.»
Ash uscì dalla stanza e gli altri lo seguirono senza pensarci. Ognuno di loro, prima di farlo, dedicò un'occhiata differente al rosso: chi di disgusto, chi di dispiacere, chi di rabbia. Improvvisamente, la sua mente si svuotò. E da quel momento in poi, il suo cuore prese sopravvento.
~
La stanza si riempì di rumori. Rumori che, a tratti, sembravano uscire direttamente da un film di guerra. Armi montate, proiettili inseriti, lame che si affilavano l'una contro l'altra. La vendetta di Azazel si fece collettiva. Adesso, ognuno di loro aveva un motivo diverso per odiare il Signor Atkins.
«Ash» pronunciò il rosso, l'ultimo ad entrare.
«Non ho tempo per te.» disse il biondo mentre - in sottofondo - il suono dei tasti si faceva sempre più violento… La mappa di Chicago occupava lo schermo del computer. Individuato il Phoenix Hotel, Ash stava adesso cercando la postazione più adatta per colpire da lontano.
«Ascoltami!» cercò di interromperlo, ma senza successo.
«È pronta!» esclamò Ray, porgendo il Barrett M82 modificato. Ash staccò le mani dalla tastiera, infine controllò che fosse tutto a posto nel suo fucile. Fatto un cenno col capo al ragazzo, tornò con lo sguardo sullo schermo.
«Ash...» ripeté ancora e ancor più forte, assordato dalle voci in sottofondo.
«Sei consapevole di quello che hai fatto, vero?» disse il biondo, voltando capo e corpo verso il rosso. Eren si congelò a quello sguardo, ma non prima di compiere un passo indietro. Ma Ash non gli permise di stare così lontano, voleva bruciarlo con le fiamme che lo stavano circondando. Fece quindi un passo in avanti, con la rabbia come carburante per la bocca.
«Sa benissimo come andrà a finire, ma ha accettato ugualmente lo scontro. Sai di chi è la colpa, giusto?». Eren abbassò lo sguardo e strinse i pugni che giacevano vicino ai suoi fianchi.
«Gli hai dato una ragione in più per smettere di vivere.» sussurrò.
«Sono stato costretto.»
«No, Eren.»
A quelle parole, il rosso alzò lo sguardo. Un lampo di luce attraversò gli occhi azzurri, e la sua anima sembrò catturata da esso.
«L'hai fatto perché volevi farlo. Potevi percorrere tante vie, ma hai scelto la peggiore... Se solo tua sorella sapesse». Avrebbe voluto controbattere in fretta, dirgli che non avesse davvero avuto scelta; e che, se avesse potuto, avrebbe risolto ogni cosa. Lo sgomento, però, si impossessò dei suoi occhi ancor prima delle lacrime e dei sensi di colpa. Improvvisamente, quel verde acceso venne colpito da una brezza fredda e pericolosa.
«Come fai a saperlo?»
A quella domanda, Eren sentì l’aria trasformarsi completamente. Adesso non sapeva più di sensi di colpa, di errori, di menzogne… Adesso sapeva di rivelazione. E quel cambiamento lo sentì sulla sua stessa pelle, che percepì uno strano gelo sostituire le fiamme che poco prima Ash gli stava lanciando addosso. Fu il ghigno che lasciò la bocca del biondo a creare quel freddo.
«Credi davvero che il Signor Atkins si fidasse di te a tal punto da lasciarti fare tutto da solo?»
Il sangue gli si gelò nelle vene. Improvvisamente, la crepa al petto si trasformò in un buco nero. Quel sorriso, anzi no… Quel ghigno, su quel viso angelico, provocava un altro livello di paura.
«Vuoi dire che...»
«A volte mi sorprende la tua stupidità, Eren.»
I suoi occhi erano spalancati, come se la verità fosse caffeina pura per il suo corpo. Ash lo guardava con trasparenza, aveva finalmente mostrato il vero sé. Ed Eren, d’altro canto, vide tutti i pezzi di quel puzzle unirsi a quel frammento mancante: era Ash il motivo per cui – quando riferiva gli aggiornamenti - il Signor Atkins avesse sempre un'espressione consapevole e annoiata. Lui sapeva sempre tutto prima, perché era Ash a parlare prima di lui. Il biondo spense il computer, poi si avvicinò alla soglia della porta. Con le spalle rivolte verso di lui, Eren pronunciò: «Mi hai sempre dato la colpa di tutto il suo dolore...»
A quelle parole, Ash si fermò e voltò il corpo verso quelle spalle oramai indifese. Sentì soddisfazione nel petto, appagato dall’idea di aver finalmente rivelato di essere lui l’artefice di tutto quel dolore.
«Vuoi davvero paragonare la situazione con il Signor Atkins a quello che gli hai fatto, Eren?» pronunciò solo quando tutti andarono via. «Lui è abituato ai tradimenti in campo professionale. Ma tu... Tu hai preso il suo cuore, lo hai calpestato e infine buttato tra le onde del tuo caos. Questo è un dolore imparagonabile.»
«No, Ash.» esclamò il rosso, voltandosi. Sul suo viso scorreva una pioggia soffocante, ma le sue gocce acide non facevano paura alla sua pelle. Di fronte a quegli occhi tremendamente stanchi e distrutti, Ash mostrò il più spavaldo dei sorrisi. Portò infine una mano destro la tasca, mentre l'altra manteneva la custodia del fucile tra le dita.
«Tu sei l'unico di cui si fida.»
«Se la caverà, tranquillo.»
Eren scosse lentamente la testa, per poi mandare giù la saliva.
«Eri tu lo spiraglio di luce dentro il suo tunnel. Non io...»
Un ghigno girò tra le mura della stanza e arrivò alle orecchie del rosso con una violenza assordante.
«Lui ti ama come non ha mai amato me.» aggiunse poi. Eren si sentì soffocare dalle sue stesse parole e dalla sua stessa voce che, rimbombando nella sua testa, lo infastidiva a tal punto da volersi tagliare la gola. Ash non rispose, bensì continuò a mostrare quella sua grande soddisfazione… Una soddisfazione malata, ossessiva, malvagia.
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L'OCCHIO DEL DIAVOLO (LA MALEDIZIONE DELL'UNIVERSO #1)
RomanceGli occhi sono davvero lo specchio dell'anima? Nonostante non ci sia una vera e propria risposta a questa domanda, coloro che sono entrati in quell'occhio e hanno avuto la fortuna di uscirne vivi raccontano di aver visto l'anima del Diavolo al suo i...