Percorse i corridoi più bui del castello e, dentro la sua testa, la conversazione appena avuta con Ash gli pulsava fino a fargli male. Aveva dolore alle tempie e un estremo bisogno di dormire. Ma quell'idea gli sfuggì dalle mani quando, tornato in camera, vide Eren sul suo letto. Non si avvicinò, era come intimorito dalle fiamme che la sua bellezza emanava durante la notte. Aveva le palpebre chiuse, un leggero sorriso in viso.
"Starà sognando qualcosa di bello" pensò. O forse gli era piaciuta la notte trascorsa con lui, ma la voce che glielo suggerì venne buttata nel precipizio della sua mente dalle sue paranoie. Perché Eren era così bello, che lui non meritava nemmeno di toccarlo.
Ed era così delicato da aver paura di ferirlo con le sue spine.
Sembrava un angelo. Era avvolto da un'aura così serena che il suo sangue demoniaco lo costrinse a tirarsi indietro, come per non rimanerne folgorato. Aveva aggiunto un'altra cosa alla piccola lista dei suoi pentimenti... Eppure lo sapeva, sapeva fosse un errore ma continuò senza ascoltarsi. Non lo faceva mai quando si trattava di Eren. Era stato uno sbaglio e, come tutti gli sbagli, fu tremendamente bello. Ma quella bellezza fu debole a tal punto da svanire alla fine di quell'errore.
Il battito gli infastidiva il petto e le orecchie, il respiro gli venne a mancare alla svelta. Azazel sbagliava sempre, ma ci passava sopra come se nulla fosse, calpestando le sue scelte sbagliate e facendone di peggiori per non vedersi felice. E forse fu questo ad impedirgli di respirare mentre guardava il viso angelico di Eren riposare su quel cuscino. Era quell'immensa gioia provocata dal ricordo di quella sera, dal sapere che - tutto sommato - non lo odiasse come diceva di fare. Detestava quella sensazione, detestava qualsiasi cosa non rientrasse nella sua dannata quotidianità. E fu proprio quella sensazione a lui tanto sconosciuta a convincerlo ad andare via da quella camera.
Aveva bisogno di aria. Aveva bisogno di stare da solo, con le mille voci nella sua testa. Scese quindi fino al margine dell'isola e si sedette di prepotenza sulla sabbia che anticipava la riva del lago. Lì, accese velocemente una sigaretta e lasciò andare tutta la sua frustrazione nel paio di tiri che fece. Il fumo saliva verso il buio della notte sotto forma di spire grigie e il bruciore alla gola - dovuto ai tiri troppo lunghi - gli dava una sorta di soddisfazione, come se il dolore lo appagasse. Sospirò, sollevato dalla sensazione di relax che la nicotina gli espanse tra le vene, e chiuse gli occhi per bearsi solo ed esclusivamente del rumore del lago e delle foglie danzanti. Rabbrividì per il freddo, e quel brivido scaricò tutte le sue preoccupazioni. Si sentì improvvisamente avvolto da un'immensa calma e, come il lago dinnanzi a sé, lasciò i pensieri nelle profondità più remote. "Perché agitarsi tanto?" si chiese. Eren non era nessuno, non un chicco di sabbia nel suo mondo di ghiaccio. Era stato obbligato, quella sera. Lo aveva fatto solo per andare alla festa al suo posto, nient'altro. Queste erano alcune delle cose che si costrinse a pensare, cosicché il suo battito potesse finalmente regolarsi. Quel sentirsi superiore, quell'illusione di aver preso in giro il compagno piuttosto che sé stesso, erano sensazioni che lo appagavano più di una sigaretta, del sesso, della paura che le persone provavano per lui. Poi, però, un rumore decise di sovrastare gli altri, e il suo cuore ricominciò a battere all'impazzata quando si rese conto da dove provenisse. Da chi provenisse. Poteva riconoscere i suoi leggeri passi tra migliaia, il suo respiro tra milioni, il rumore del suo cuore tra miliardi.
Non si girò, non ebbe il coraggio di vedere dritto in faccia la verità che viveva dietro le sue illusioni. Preferì continuare a fumare la sigaretta e ad osservare il panorama di fronte a sé per non distruggere le sue stesse menzogne.
«Ti sei già pentito?» sentì alle sue spalle, solo dopo aver udito due mani scivolare dentro delle tasche. Non rispose, non prima di aver aspirato il fumo per un paio di secondi.
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L'OCCHIO DEL DIAVOLO (LA MALEDIZIONE DELL'UNIVERSO #1)
RomanceGli occhi sono davvero lo specchio dell'anima? Nonostante non ci sia una vera e propria risposta a questa domanda, coloro che sono entrati in quell'occhio e hanno avuto la fortuna di uscirne vivi raccontano di aver visto l'anima del Diavolo al suo i...