14

852 47 141
                                    

Hermione Granger corse via con il cuore devastato dal dolore.

Corse nell'oscurità e nel buio dei corridoi, inciampando più volte sui suoi stessi passi.

Sentiva gli occhi bruciare dalle lacrime, che ora scorrevano finalmente libere giù dalle sue guance calde.

Corse come una lepre spaventata, lontana dal mondo intero, desiderosa di trovare un luogo di pace e solitudine per far riposare il suo cuore.

La Torre di Astronomia era ormai vicina, vicinissima.

Doveva solo raggiungere la fine di quel lungo corridoio, svoltare una volta e salire i centinaia di gradini che l'avrebbero portata su.

Più in alto di ogni cosa, verso il cielo oscuro.

Era quasi arrivata! Il sollievo era ormai vicino!

Hermione svoltò l'angolo e il suo corpo si scontrò contro qualcuno.

L'ombra si erse su di lei e tutto attorno perse consistenza e sapore.

Mani grandi e dalla presa sicura calarono su di lei e l'afferrarono prima che cadesse al suolo.

Si abbandonò tra le sue braccia, incapace di richiamare l'equilibrio perduto, il volto, premuto contro il pesante tessuto color catrame.

Hermione percepì con una chiarezza allucinante, l'intero universo dimenticare i colori.

Il suo cuore le finì in gola e smise di battere.

Tremò sentendo l'umiliazione e la sconfitta ardere dentro le sue vene come magma incandescente.

Singhiozzò percependo la vergogna montare dentro di lei e soffocare ogni suo più piccolo pensiero.

Cercò di scansarsi al suo tocco, strappando il tessuto profumato dalla sua presa ferrea per correre via, lontano da lì, come una cerbiatta ferita, ma lui non la lasciò andare ed anzi la trattenne a sé con più forza, strappandole un secondo, lacrimoso gemito.

"Mm, la serata si è fatta improvvisamente interessante, dico bene Signorina Granger?" la sua voce scandì perfino il respiro della notte.

Il vuoto cosmico l'avvolse tra le sue spire soffocanti.

Hermione tremò e sentì il suo fiato condensarsi in un miscuglio di timore e dolore "Signore.."

Attese che lui le dedicasse un brutale commento o che le togliesse punti o qualsiasi altra cosa, ma Snape non disse niente di niente.

Rimase lì, fermo immobile davanti a lei, osservandola in un modo tanto intenso da lasciarla sconvolta.

Fu solo dopo parecchi istanti che Snape abbandonò finalmente la presa su di lei.

Hermione si dondolò sui talloni riacquistando l'equilibrio. Intontita dal forte senso di perdita e mancanza del suo sostegno.

Forse Snape si aspettava che, una volta lasciatala andare, sarebbe scappata via, o almeno si sarebbe ritratta un po', invece la Grifondoro rimase lì.

La vicinanza con il poderoso corpo dell'uomo le lasciò una curiosa e piacevole sensazione di formicolio.

Il calore che proveniva dal suo corpo era tale, che Hermione si rese conto che i brividi che le stavano ora correndo sulla schiena, non erano dovuti al freddo.

Lo osservò fare un breve, secco movimento alla ricerca di qualcosa nelle sue tasche e dopo pochi secondi, Hermione si ritrovò ad asciugarsi le lacrime e il naso su un fazzoletto di stoffa.

Quando ebbe finito di sistemarsi, sollevò gli occhi, ancora tremendamente umidi e finalmente, si decise ad incontrare i suoi, color caligine.

Sì sentì dannatamente debole e vulnerabile sotto il suo sguardo autoritario e pensieroso.

Cuore di VetroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora