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La tiepida aria di settembre era carezzata qua e là da lunghi e affilati rami verdi, gli ultimi di quella densa e calda stagione.

Un piacevole vento scivolava lungo i fili d'erba umida, adorandoli e muovendoli come flutti marini.

Le acque del lago nero si increspavano dolcemente, dondolandosi in modo pigro e lento sotto il tocco di Eolo.

Per qualche istante qualcosa di chiaro si avvicinò al pelo dell'acqua.

Dita affusolate come lame e leggere come piume sfiorarono la superficie e fecero per rompere quella lieve barriera che separava l'aria dall'acqua.

Poi con uno scintillio improvviso la creatura tornò giù nell'abisso oscuro e tenebroso.

Il cielo rimase a guardare quel punto che era stato deliziato dalla creatura per diverso tempo, poi sbuffi sottili e radi si mossero.

Le nuvole scivolarono su quel crudo lenzuolo azzurro e coprirono lo sguardo degli Dei.

Hermione avrebbe voluto apprezzare quella visione, ma la vergogna che le imporporava le guance frementi in quel momento le impediva di concentrarsi sul resto del mondo.

La sua intera figura sembrava immersa in un oceano di tristezza.

Perfino le sue lentiggini sembravano essersi scurite sotto quelle parole e le costellazioni sulle sue guance divennero fosche e sinistre.

Alla fine, con il cuore in gola e tremando di puro imbarazzo, lasciò andare anche l'ultimo riflesso del suo antico orgoglio.

Il dolore la travolse "Suppongo.. che adesso mi dirà quanto sono stata una sciocca ragazzina"

L'uomo sollevò per un brevissimo istante l'angolo delle labbra, scottandola con un lieve sogghigno crudele "Una sciocca e irritante ragazzina"

Hermione arrossì di nuovo, piena di imbarazzo.

L'umiliazione che bruciava sulle sue guance.

"Le vostre eroiche gesta" continuò asciutto, appoggiandosi meglio al muro "Sono state davvero stupide.. e soprattutto pericolose.

Avete messo il professor Silente in una posizione estremamente compromettente con il Ministero"

La sua frase rimase lì, ad affondare nell'atmosfera oppressiva dell'ufficio.

Snape la guardava dall'altro lato della stanza.

I suoi occhi color caligine la osservavano con una intensità tale da farla rabbrividire.

Colta da una nuova ondata di vergogna, affondò le mani nelle cosce, fin quasi a procurarsi dolore.

"Mi dispiace" sospirò sconfitta e amareggiata.

Per qualche istante lacrime vetrose corsero giù dai suoi occhi come schizzi di spuma sulle sponde del mare.

Come bruciata, si ritrovò a scacciare le lacrime velocemente con il dorso delle mani.

Snape non attese nemmeno che lei terminasse di asciugarsi.

Hermione vide con fin troppa chiarezza il lampo di furia che attraversò le sue iridi scure come un temporale estivo.

Sapeva di meritarsi quelle parole, perché ciò che era successo solo qualche mese prima, era stato frutto di una sciocca temerarietà e di una imbarazzante inesperienza.

Eppure, quelle parole serie e vere, affondarono dentro di lei con una crudeltà eccessiva e scavarono una voragine di dolore e sofferenza nel suo petto.

Cuore di VetroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora