Capitolo Sette

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"Dici davvero? Non ci credo"

Sunoo stava ridendo così tanto da sentire dolore all'addome; con una mano si teneva la pancia, mentre con l'atra si copriva la bocca.

"Te lo giuro, ha continuato a picchiarlo dopo averlo riconosciuto" continuò il suo racconto Sunghoon ridendo anche lui insieme a Sunoo.

Era da circa tre giorni che i due si riunivano insieme da soli nella sala studio della biblioteca. Lo facevano per studiare, ma erano ben poche le volte in cui studiavano veramente; semplicemente se ne stavano lì a chiacchierare ed a scherzare tra di loro, solo per stare insieme. Si raccontavano a vicenda episodi passati divertenti. Sunghoon raccontò come in Australia, quattro anni fa, Jake, non sapendo che dovessero venire a casa loro dei muratori, quando ha visto un uomo provare ad entrare nell'abitazione, prese una padella e lo colpì da dietro. Sunghoon che aveva assistito alla scena si era sbellicato dalla risate e lo raccontava sempre quando ne aveva l'occasione.

Per due ore circa, i ragazzi continuarono a parlare del più e del meno. Erano seduti uno di fianco all'altro nella grande scrivania della stanza. Le loro dita ogni tanto si sfioravano ed una sensazione di brividi colpiva le loro schiene; entrambi arrossivano al contatto, cercando però di non farsi notare.

I due uscirono dalla loro bolla quando udirono qualcuno entrare dalla porta.

"Oh sei qui Sunoo, ti stavo cercando" era Riki.

"Non mi rispondevi alle chiamate" continuò il biondo spostandosi dall'uscio della porta ed entrando nella stanza, avvicinandosi al ragazzo.

"Oddio scusami, quando studio metto sempre il telefono in silenzioso, non avevo visto" rispose il fidanzato mortificato, mentre prendeva il cellulare per vedere le notifiche.

Riki annuì a testa basta in risposta, mentre si riempiva un bicchiere d'acqua. 

I due non si vedevano spesso. Le volte in cui si erano visti nelle settimane precedenti si potevano contare nelle dita di una mano e capitavano anche giorni in cui non si incontravano affatto. Questo intristiva Riki, ma sapere che il tempo che non passava con lui lo passava con Sunghoon gli faceva ribollire il sangue nelle vene. A momenti pensava di non essere abbastanza per Sunoo, sempre più spesso piangeva fino ad addormentarsi e in generale dormiva poco, pensava troppo. Avrebbe fatto di tutto per togliere Sunghoon di mezzo e riprendersi il suo fidanzato ma sapeva che Sunoo non l'avrebbe mai perdonato. Quindi stava lì a guardarli, mentre moriva dentro, ogni giorno di più.

Dopo aver bevuto il suo bicchiere d'acqua Riki disse "Volevo chiederti se fossi libero a pranzo così andiamo insieme a mensa" rivolgendosi a Sunoo.

"In realtà devo ancora studiare, non so a che ora finisco, ti conviene andare di già se no si riempie troppo la mensa, non aspettarmi tranquillo" rispose il fidanzato rivolgendogli un sorriso veloce e poi tornando a guardare il suo cellulare.

"Vabbè tanto la mensa è già piena, ti aspetterò" replicò il biondo mentre si cingeva a sedersi nella sedia di fronte a Sunoo.

"Guarda che io ci metterò molto, vai senza di me, chiedi a Misaki di farti compagnia" il suo tono era tranquillo ma sembrava volesse far capire altro.

Riki non sapeva con quale forza si sia fermato dal non urlargli contro, gli tremava quasi l'occhio dal nervoso; riuscì però a trattenersi.

"Va bene, andrò con lei allora" rispose alzandosi dalla sedia ed uscendo da quella stanza.

Riki camminava a passo svelto, aveva quasi gli occhi lucidi e sembrava non interessargli di sbattere contro qualcuno. Arrivato ai dormitori, esaurì le forze che l'avevano fatto arrivare fino a lì in così poco tempo; decise però di uscire fuori in giardino per calmarsi e prendere un po' d'aria. Si sedette su una panchina, inspirò ed espirò mentre guardava il suo respiro condensarsi con l'aria fredda di quella giornata di dicembre. Sentiva il freddo graffargli la pelle, quella sensazione gli provocava calma e tranquillità, nonostante fosse una persona molto freddolosa.
Era da solo nel giardino, tranne che per il giardiniere in lontananza che spazzava la neve con una pala. Quel luogo era il suo posto preferito del campus, era abbastanza riservato e ci andava sempre per distrarsi dai suoi pensieri. Era piccolo e pur essendo il giardino più vicino ai dormitori, non era molto frequentato, gli studenti preferivano passare il tempo nelle sale di ritrovo o nel grande parco interno. Era rettangolare e delimitato da un muretto, ci si entrava attraverso un cancello sul lato più corto, un sentiero di sabbia collegava il cancello con la porta dei dormitori ed intorno ad esso c'erano sparse delle giovani querce ed alcune panchina. In un punto centrale, in prossimità del portone dell'edificio c'è una statua, dedicata a Shakespeare, ormai ricoperta di neve.

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