Capitolo Ventiquattro

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Sunoo si trovava in ospedale, andava quasi ogni giorno a trovare il padre, come se si sentisse in dovere; i sensi di colpa lo laceravano, in cuor suo sapeva che andando a trovarlo così spesso non cancellava quello che c'era stato prima, ma farlo per lui era come scusarsi, era la sua unica consolazione. I primi tempi si faceva sempre accompagnare da qualcuno, quasi sempre da Sunghoon, ma poi aveva trovato il coraggio di andarci da solo, sperando sempre di non incontrare la madre. Pochi giorni fa aveva dato la notizia alla sorella; ella ne rimase distrutta. Al contrario di Sunoo, lei si è sempre presa cura del padre, a volte sentiva del rancore nei suoi confronti, ma sapeva che non era stata una sua scelta ammalarsi e mettere in quella situazione la sua famiglia, era lui l'unico motivo per cui era rimasta in quella casa per così tanto tempo, non di certo per quella donna che non si era neanche degnata di darle la notizia. Aveva chiesto al fratello se potesse accompagnarla, perché il suo ragazzo non poteva e Sunoo ovviamente aveva accettato, sapeva quanto fosse difficile.

Quella stanza che ormai Sunoo conosceva a memoria aveva preso un aspetto diverso grazie alla sorella. Il magone che aveva ogni volta che ci entrava era attenuato; i due si davano forza a vicenda, erano gli unici a capirsi veramente. Nonostante la sorella stesse piangendo rumorosamente mentre osservava il padre in coma disteso in quel letto di ospedale, teneva la mano al fratello, come per rassicurarlo; era fatta così, poteva anche essere nel periodo più brutto della sua vita ma si sarebbe sempre assicurata di come stesse il più piccolo.

La ragazza si sedette sul bordo del letto, e poggiò la mano sulla coperta azzurra. Osservava la sagoma immobile dell'uomo barbuto e non riusciva a smettere di piangere, le lacrime le bruciavano il viso e cadevano bagnandole la felpa. Sembrava non piangesse da davvero tanto tempo, tutto il dolore accumulato si rifletteva in quel rumoroso pianto che sembrava non cessare. Sunoo la guardava in silenzio e tratteneva lui stesso le lacrime, non l'aveva vista piangere da tanto tempo e doverlo fare adesso gli spezzava il cuore. L'osservava senza parlare per paura di dire la cosa sbagliata, si sentiva inutile e tutto ciò che riuscì a fare fu poggiare la sua mano sulla spalla della ragazza; lei non si mosse e continuò a guardare in basso le proprie dita tremanti che accarezzavano il corpo del padre attraverso la coperta. Dopo qualche istante il pianto iniziò a rallentare e la ragazza alzò lo sguardo sul fratello.

"Come è potuto succedere?" la ragazza adesso teneva la mano del padre tra le dita e la accarezzava dolcemente; il pianto si era calmato ma le lacrime continuavano a scendere.

"Lo sapevo che non dovevo andarmene" continuò asciugandosi una lacrima e tirando su con il naso.

"Non è colpa tua, lo sai" Sunoo provò a rassicurarla.

"Allora perché proprio ora? Perché proprio quando me ne sono andata?"

"Magari sarebbe successo anche se fossi rimasta, non lo potevi sapere" la ragazza si alzò dal letto e si strinse al fratello di nuovo in lacrime. La testa della più bassa poggiava nella spalla del ragazzo, che le accarezzava la schiena cercando di calmare il suo pianto, cosa che successe dopo qualche minuto.
Appena si staccarono dall'abbraccio, la porta della stanza si aprì rivelando loro una figura che conoscevano entrambi troppo bene.

"Sunoo" parlò la madre dalla stipite della porta ed aggiunse dopo qualche secondo con un tono pieno di ribrezzo "Eunji ..." la ragazza rabbrividì sentendo la donna dire il suo nome; nessuno la chiamava mai con il suo nome intero, lei lo odiava e la madre lo sapeva bene, nonostante ciò l'aveva chiamata così lo stesso, per farla apposta sentire a disagio.
I figli fissarono la donna in silenzio, sapendo che era appena successa la cosa che più stavano cercando di evitare, ma il destino gli aveva riso in faccia ed aveva fatto arrivare la madre proprio in quel momento.

"Che ci fa qui?" ovviamente si riferiva alla figlia che neanche si degnava di guardare.
La donna iniziò ad avanzare nella stanza spostandosi dallo stipite; il suo tono rimaneva rancoroso.

Snap Out Of It || SunsunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora