2 •Il secondo pilota•

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«Benvenuti amici di Sky Sport ad un altro incredibile Gran Premio di Monaco

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«Benvenuti amici di Sky Sport ad un altro incredibile Gran Premio di Monaco. La giornata di qualifiche si è conclusa con un agguerrita battaglia tra la Red Bull e la Mercedes che ved-...»

«Agguerrita battaglia» risi a bassa voce mentre sorpassavo la bionda giornalista di Sky e mi sistemavo il capellino sulla chioma arancione.
Il Sole baciava sempre la pista di Monaco, da quando ne avevo memoria. Non avevo mai visto o gareggiato un Gran Premio in questa città in un giorno di pioggia. Sembra quasi un modo per omaggiare i piloti e augurargli una buona gara.

Una buona gara sulla pista più veloce e pericolosa di tutto il mondo.

«Verstappen ti darà filo da torcere» commentò Sam, il mio agente, mentre percorrevamo il paddock fino ai box Mercedes. Sam era un tipo piuttosto gentile e disponibile per far parte di un team scontroso e arrogante come quello di mio padre.

La Mercedes non era mai stata complimentata per essere il team più simpatico della Formula 1. Tra i piloti e i vari team principal che si erano susseguiti, nessuno di loro era mai stato particolarmente gentile e gradevole.
Mio padre aveva continuato quell'eredità da grandissimo stronzo e doppiogiochista qual era e aveva continuato a portare alto il nome della scuderia.

Fin dal 1954, ovvero da quando venne fondata, la Mercedes aveva fatto tantissima strada nel mondo delle gare di velocità. Ogni anno costruiva macchine sempre più veloci, sempre più all'avanguardia e aveva un budget finanziario che le piccole scuderie avrebbero bagnato i pantaloni se solo l'avessero saputo.
La F1 era anche questo in fondo. Più soldi potevi investire nelle macchine e più veloci e migliori potevi costruirle.

Macchina veloce = vittoria.
Potevi essere anche il pilota migliore del mondo ma se la tua monoposto ti lasciava a piedi a metà pista, non potevi farci niente.
Mio padre questo lo sapeva bene e per lui spendere fior fiore di soldi per le sue macchine, era un gioco da ragazzi. Si trattava solo di qualche spicciolo per la scuderia che arrivava sempre prima alla fine dei campionati F1.

La Ferrari era stata messa fuori gioco e per diversi anni la Mercedes ebbe la supremazia su ogni pista, ogni paddock, ogni team.
I loro piloti erano veloci, bravi, furbi e senza scrupoli.
Io ero uno di loro quindi lo sapevo piuttosto bene.
La vittoria era l'unica cosa che contava. Ovviamente era lo stesso per tutti gli altri team ma mio padre ne era ossessionato.

Non parlava d'altro se non di strategie da attuare, piloti da superare, modifiche da apportare alle macchine per renderle ancora più veloci.
Voleva sfidare ogni legge e ogni forza naturale pur di non farsi soffiare le coppe da sotto il naso.
Avevo assistito a tante discussioni all'interno dei box con i meccanici in primis ma anche con collaboratori molto più in alto come il team radio o il team esecutivo.

Voleva poter controllare tutto e tutti. Dalla prima all'ultima postazione. Se si fosse potuto sdoppiare, avrebbe licenziato tutti e avrebbe fatto tutto da solo.
Aveva occhi e orecchie ovunque e le altre persone che seguivano il suo esempio di "bel carattere", gli riferivano tutte le voci che circolavano sia all'interno della scuderia che fuori nel paddock.
Motivo per cui non mi sfogavo mai con nessuno. Neanche con Sam.

The Last Race/YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora