29 •La fine di un nuovo inizio•

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Era un idea di merda

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Era un idea di merda.
Non folle o stupida. Proprio di merda.

La riunione, o per meglio dire, la festa alla scuderia McLaren era finita intorno alle 2 del mattino e io, invece di tornare nella mia camera d'Hotel, avevo corrotto la receptionist per sapere il numero della camera di Yoongi.

Mi sembrava di essere tornati all'inizio, quando ognuno aveva la propria camera e ci incontravamo per caso, o per volere del destino, in altri luoghi comuni dell'Hotel.
Sembravano ricordi così lontani se rivisti adesso.

La prima volta che l'avevo visto, quella notte in piscina in cui l'avevo sfiorato per la prima volta.
Gli allenamenti massacranti in cui ci stuzzicavamo fino allo sfinimento.
Ricordai il primo bacio, quando ci saltammo addosso nella sala degli specchi del Luna Park.
Ricordai la Francia, il nostro dolcetto dell'amore, le notti passate a fare l'amore.

Nel tragitto dalla hall alla camera 274, mi ero preparato un discorso di scuse. Mi sarei inginocchiato davanti a lui pur di chiedergli perdono per mio padre, per quello che gli aveva fatto, per il modo in cui io stesso l'avevo trattato.
Eppure quando la porta si aprì, dimenticai ogni cosa.

Yoongi se ne stava in piedi davanti a me, con un asciugamano blu intorno alla vita, il petto nudo e cosparso di goccioline d'acqua, la cicatrice leggermente arrossata ai bordi.
Con un altro asciugamano, anch'esso blu, si frizionava i capelli bagnati.

«S-stavi...aspettando qualcuno?» chiesi con un filo di voce mentre mi guardava con dubbio interesse.

«Il mio fidanzato, l'hai visto da qualche parte? Si sta comportando da stronzo ultimamente» rispose sfacciato, lasciando trapelare tutta la rabbia che provava nei miei confronti.
Rabbia più che giustificata.

«Devi essere molto arrabbiato con lui» commentai, entrando dentro la stanza quando mi diede le spalle. Chiusi la porta e mi ci appoggiai contro, non volendo minare troppo il suo spazio personale.

«Lo sono» farfugliò, sfilandosi l'asciugamano per indossare un paio di boxer neri e deglutì a fatica, seguendo le linee muscolose del suo corpo baciato dagli dei.

«Ti consideri ancora il suo fidanzato?»

«Certo che no» esclamò.
«Io non sono il fidanzato di nessuno. È lui ad essere il mio fidanzato, non è uguale» aggiunse e alzai gli occhi al cielo, sentendo il calore della speranza aleggiare nel mio petto.
«Hai detto che ti ritiravi dalla gara quindi cosa ci fai qui?» disse prima che potessi aprire bocca.

«Non posso e non voglio rinunciare a correre, rinunciare a te» mormorai.
«E questo fa di me l'egoista più egoista della storia perché... perché non riuscivo neanche a guardarti in faccia, quel giorno in ospedale, quando mi hai detto la verità.»

«Non puoi addossarti le responsabilità di una colpa che non hai» mi rimproverò aspramente, voltandosi verso di me e la cicatrice sbatté sulla mia faccia, ricordandomi continuamente quello che era successo.
«Smettila di guardarla, non è cambiata.»

The Last Race/YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora