19 •Gâchis de l'Amour•

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Non ricordavo come c'ero finito in Hotel

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Non ricordavo come c'ero finito in Hotel.
Ricordavo di essere crollato tra le braccia di Yoongi mentre camminava fuori dal garage.

Il garage che ci aveva visti consumare la nostra passione in un eccitante e sconvolgente sessione di sesso sfrenato e bollente. Tipico di noi due.
Io e Yoongi facevamo sempre scintille a letto e mai con nessun altro, avevo mai provato una cosa simile.

Forse era proprio quello che significava essere destinati ad un'altra persona.
Sentirsi completi, sentirsi invincibili, riuscire a fondere corpo e anima così bene da diventare un unica cosa.
Perché quello eravamo io e Yoongi.

Non ricordavo di essermi svegliato per farmi una doccia eppure, intorno a me, sentivo il profumo del mio bagnoschiuma e dello shampoo di Yoongi, segno che mi aveva lavato lui una volta tornati in Hotel.
Anche quello amavo di noi due, noi come coppia.

Mi fidavo di lui ciecamente.
Non mi ero mai addormentato dopo una notte di sesso con altri uomini o donne perché non mi fidavo. Ero sempre guardigno, sempre spaventato che potessero toccarmi, baciarmi o altro senza il mio consenso.
Soprattutto perché prima finivo nel letto di qualcuno dopo una vergognosa sbronza.

Con Yoongi mi ero sempre fidato al 100%, prima ancora di conoscerlo appieno.
La nostra prima volta è avvenuta dopo una mia sbronza eppure non ho mai avuto la paura che potesse alzare anche solo il mignolo contro di me.

Sapevo che anche quella volta mi aveva raccolto come un gatto, mi aveva lavato la sporcizia del nostro amplesso dalla pelle e poi mi aveva messo a letto.
Sicuramente rimproverandomi bonariamente per essermi addormentato come ogni volta e maledicendomi perché ero troppo pesante per la sua gamba instabile.
Per quello lo amavo.

Lo amavo perché nonostante anche lui non avesse da tempo qualcuno che si prendeva cura di lui, il suo primo pensiero ero sempre io.
Così come lui era il mio.
Destino, come dicevo prima.

«Jiminie» sussurrò dolcemente, soffiandomi piccoli bacetti sulle guance e sulla fronte.
«Hai dormito per quasi tre ore.»

«Sono sveglio» biascicai con la bocca impastata, sospirando di sollievo nel notare che la stanza era nella penombra, per cui nessun maledetto raggio di Sole ad ostruirmi la vista.
Allungai la mano alla cieca per cercare il suo busto e quando lo trovai, mi ci avvinghiai contro, facendolo ridere.
«Ei...»

«Ei» ripeté ridacchiando.
«Tutto bene?»

«Mai stato meglio» mormorai, aprendo definitivamente gli occhi.
«Cos'hai fatto in questo lasso di tempo?»

«Ho coccolato te, guardato la tv e coccolato nuovamente te» rise, sistemandomi i capelli.
«Brontolavi come un bambino.»

«Forse avevo freddo» ipotizzai, sbadigliando rumorosamente mentre mi mettevo seduto.

The Last Race/YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora