16 •La leggenda del soffione•

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Odiavo l'idea di dovermi presentare ad una festa piena di persone in cui sarebbe stata presente anche l'unica che non volevo assolutamente vedere

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Odiavo l'idea di dovermi presentare ad una festa piena di persone in cui sarebbe stata presente anche l'unica che non volevo assolutamente vedere.
Per Lando, mi ricordò la mia coscienza.
Si, lo stavo facendo unicamente per Lando.

Il ragazzino si fidava di me e Dio solo sapeva quanto bene gli volessi. Non potevo deluderlo in quel modo non facendomi neanche vedere alla sua festa di compleanno.
Dopotutto avevo messo anima e corpo per organizzargli il party migliore del mondo quindi non potevo mancare.

Il parco giochi di Montreal era immenso ma il salone che avevamo scelto come "sala di ritrovo" per la festa, era abbastanza piccolo. Il parco sarebbe stato tutto a nostra completa disposizione.
Avevo anche richiesto esplicitamente che le guardie davanti ad ogni singola attrazione rimassero in turno tutta la notte, pagati profumatamente dal sottoscritto, in modo che non facessero salire nessuno di troppo ubriaco o fatto o entrambi.

Non volevo morti sulla coscienza e non volevo rovinare la festa a Lando.

L'organizzazione del party era stata l'unica cosa in grado di allontanare Yoongi dai miei pensieri per un po'.
Era prepotente perfino la sua sagoma nei miei pensieri. Tanto quanto lo era nella realtà.
Era opprimente pensarlo così tanto da star male ed erano ancora più opprimenti i sentimenti che provavo per lui.

Yoongi non era un semplice qualcuno. Uno con cui te la fai qualche volta, ci limoni duro e poi la mattina dopo ti alzi con il sorriso.
Yoongi mi aveva lasciato l'amaro in bocca. Quello che senti dopo aver vomitato un anima ubriaca o quello che pizzica nel naso dopo che hai tirato su cocaina.

Me ne vergognavo ma era successo una volta e dal giorno avevo dato basta a quella merda. Era iniziato e anche finito in quei 5 minuti di sballo totale, dove non riesci a sentirti neanche la tua stessa faccia.
Non era neanche come farsi uno spinello.
La sensazione di vuoto e di leggerezza non c'era.

Stavo solo male.

Stavo tremendamente male senza di lui. Avevo diagnosticato un ossessione pericolosa per quel ragazzo, peggio di quella che mi sarei potuto provocare con un qualsiasi tipo di droga.

Mi mancava lui, nella sua completa interezza. Mi mancava il suo sorriso gengivale con quei denti bianchi e perfetti, mi mancava la sua risata imbarazzata o il suo ghigno malizioso quando ci provocavamo.
Mi mancava allenarmi con lui, farci le battutine e poi passare a parlare di argomenti seri e delicati.
Perché anche quello avevo fatto con Yoongi.

Gli avevo parlato di me.

Mi ero aperto con lui, del mio passato, delle mie paure, del mio rapporto con mio padre, Jennifer, le corse.
Gli avevo parlato di mia madre. Con nessuno l'avevo mai fatto. Tutti sapevano che era morta ma non l'avevano mai sentito uscire dalla mia bocca perché mai e poi mai, avrei mai pensato di parlare di mia madre con qualcuno.

The Last Race/YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora