3 •Park Chinhwa•

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Parlare con Zak Brown mi aveva dato di nuovo speranza

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Parlare con Zak Brown mi aveva dato di nuovo speranza. Quella che avevo perso ormai da anni stando alla Mercedes e soprattutto restando al fianco di mio padre.

Il boccone amaro della gara che mi era stata portata via, continuava a rimanere fermo a metà della mia gola. Era velenoso, corrosivo e lo sentivo impregnare e infettare ogni angolo interno del mio corpo.

Non potevo dargliela vinta. Non potevo continuare a farmi mettere i piedi in testa da mio padre o dal suo team. Non potevo buttare via in quel modo la mia carriera, la mia vita e il sogno di mia madre.
Correre era importante per me. Più di ogni altra cosa e lo facevo anche perché mia madre avrebbe voluto così e io non l'avrei mai e poi mai disonorata.

A volte avrei voluto sapere se ci guardava dall'alto. Se sapeva tutte le cazzate e le cattiverie che suo marito stava facendo a loro figlio e mi chiedevo cosa sarebbe successo se lei fosse ancora viva. Se fosse ancora con noi.
Sicuramente mio padre non si sarebbe comportato in quel modo. Probabilmente non sarebbe neanche diventato team principal della Mercedes.

E io sarei libero.

«Jimin frena, frena» urlò l'uomo ma il bambino sul mini go kart non lo sentì subito e l'impatto contro le barriere gommate della pista, fu piuttosto turbolento.
L'uomo corse subito verso il bambino e lo aiutò a scendere dalla piccolo monoposto prima di tirarselo contro il petto.
«Stai bene? Sei ferito?»

«No papà, sto bene» biascicò a fatica, con le labbra premute contro il casco che, a sua volta, era premuto contro il petto ampio dell'uomo.
Jimin lo tirò vero l'alto per sfilarselo dalla testa e suo padre lo aiutò, lasciandolo cadere per terra per prendergli il viso tra le mani.
Gli zigomi pieni erano leggermente arrossati dalla forza con cui il casco premeva su di essi ma per il resto sembrava stare bene.

«Ei... Ti sei spaventato?» gli chiese dolcemente il signor Park notando gli occhi lucidi e quasi trasparenti del bambino.

«Un po'» bisbigliò, temendo che il padre l'avrebbe sgridato a momenti per non averlo ascoltato. In fondo però non era neanche colpa sua. Lui voleva ascoltarlo ma semplicemente non l'ha sentito e il go kart è uscito fuori pista durante una brutta curva.
«Scusami papà.»

«Oh tesoro» sospirò lui, baciandogli dolcemente la fronte.
«Non mi interessa del go kart Jimin, mi importa solo che tu stia bene.»

«Andiamo a mangiare il gelato con la mamma?» chiese allora il bambino.

«Il gelato eh? Suppongo si possa fare» rise l'uomo prima di prenderlo in braccio e ringraziare il cielo che non si fosse fatto niente.

Avrei sempre voluto tornare a quei momenti. Quelli in cui stavamo bene, io e mio padre. Quando ancora c'era mia madre che illuminava le nostre giornate e che rendeva il nostro rapporto speciale.

The Last Race/YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora