27 •Il "Pensatore oscuro"•

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Yoongi

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Yoongi

Continuavo a pensare assiduamente a quello che era successo.
Mi faceva perdere la ragione pensare che Jason avesse braccato Jimin in uno squallido bagno di una discoteca solo per minacciarlo di tenere la bocca chiusa.

Non avevo dormito molto, pensando e ripensando a tutto un insieme di cose. Jimin era minorenne, un ragazzino ancora troppo immaturo che si era aggrappato all'unica persona che lo trattava come un essere umano: Jason.

Questo però non gli dava il permesso di infilarsi nel suo letto, farci sesso e tenerlo in pugno per chissà quanto tempo. Non era sano, normale e anche supponendo che Jason tenesse davvero a lui, non giustifica il fatto che si sia spinto fin troppo oltre.

Quello che mi preoccupava di più, era che non volevo che Jimin pensasse che fosse stata colpa sua. Aveva già fin troppi problemi da affrontare, non avevamo bisogno anche di Jason nuovamente in mezzo alle palle.

Per quello avevo chiamato Andreas, dicendogli che non sarei stato presente alla riunione del Team Radio perché avevo avuto un imprevisto. Ero il direttore del Team e mi sentivo abbastanza in colpa nell'averlo mollato così ma c'era una cosa più urgente che dovevo risolvere.

«Mi sembra assurdo che proprio tu, mi stia chiedendo una cosa simile» borbottò Nate, giocando con alcune cartelline sopra la scrivania.

Nathan Bars, o meglio chiamato Nate, era un vecchio amico d'infanzia ma pochi lo sapevano. Ci divertivamo insieme a sognare ad occhi aperti di gareggiare insieme in Formula 1 e si abbracciarci sul podio, congratulandoci a vicenda per le nostre vittorie ma poi la vita ci aveva portato su due strade opposte.

Lui si era innamorato delle scienze umane, in particolare della psicologia, mentre io ero rimasto fedele ai motori e alla tecnologia.
Nate era lo psicologo del grande circuito della F1, nonché uno dei migliori specialisti del Paese e anche lo psicologo di Jimin.

Il mio fidanzato non sapeva del nostro rapporto, non volevo che si sentisse condizionato o imbarazzato nell'aprirsi con lui ma non mi sarei neanche mai sognato di venire da lui per chiedergli un parere proprio su Jimin, un suo paziente.

«È immorale e scorretto nei confronti di Jimin» aggiunse, guardandomi torvo.

«Io e Jimin non abbiamo segreti quindi non ti sto chiedendo di dirmi qualcosa che non so» precisai sincero.
«Vorrei solo che mi dicessi sinceramente cosa ne pensi del suo rapporto con Jason.»

«Jason è una presenza oscura nel passato di Jimin che ha influenzato tutto, anche il suo presente» spiegò in un sospiro.
«Poteva sembrare consenziente ma al tempo stesso non lo era. Un po' come la sindrome di Stoccolma, per intenderci meglio. La persona che si innamora del proprio rapitore o che inizia ad avere pensieri sessuali e romantici nei suoi confronti, non si rende conto di quanto malsana e immorale sia una relazione tale.»

The Last Race/YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora