Giungiamo sul posto, quando busso alla porta ci viene ad aprire un uomo. Gli chiedo nell'immediato dove sia la moglie, ma lui dichiara che va tutto bene e che la consorte non vuole farsi vedere perché in disordine, sempre tenendo la porta dischiusa.
Ovviamente senza un mandato non possiamo entrare, così forzo un pò di più l'entrata asserendo:
« Signora, per favore venga fuori, dobbiamo accertarci che stia bene; altrimenti non possiamo andare»
Cercando di vedere al di dietro del tatuato, sposto la testa a destra e a sinistra.
Lentamente noto fare capolino una figura esile, la intravedo, tra il buio della camera alle sue spalle (forse la cucina) e la luce del salottino; la invito ad avanzare.
Esce allo scoperto una donna di poco più trent'anni, capelli biondi, indossa un paio di pantaloncini in jeans e un top bianco.
Va ad avvicinarsi poco alla volta accarezzandosi un braccio, quando viene completamente illuminata dalla luce artificiale nella stanza, mi accorgo che ha un livido sotto l'occhio e altri sulle braccia, con un colpo secco faccio pressione sull'uomo per farlo mettere da una parte e consentirmi l'accesso; che imperterrito seguita a tenerla poco spalancata impedendoci di entrare.
In questo frangente gli dichiaro:
« Se ancora tenta di bloccarmi il passaggio, sarò costretto ad arrestarla per resistenza a un pubblico ufficiale e intralcio al mio lavoro di tutore dell'ordine !»
A quelle parole il tipo si sposta, senza proferire parola, permettendoci di entrare.
Varcata la soglia d'ingresso la raggiungo domandandole:
« Signora, sta bene? Cosa le è successo all'occhio?»
Lei, a testa bassa, tentando di coprirsi una metà del viso con una mano afferma:
« S-sì, sto bene. I-il livido? Sono caduta dalla scala richiudibile, mentre tentavo di appendere una tenda»
Capisco che ha appena mentito, sia per le molteplici ecchimosi e anche per i cocci di vasi, piatti e altri oggetti sul pavimento. Così le affermo posando una mano sulla sua spalla:
« So che non è così che sono andate le cose, non abbia timore!»
Lei alza la testa, indirizzando due occhi verdi verso di me proclamando:
« Sono caduta, non ho altro da aggiungere!»
Dichiara a voce alta, nel frattempo il consorte asserisce:
« Visto agenti? Come vi dicevo è tutto ok, buonanotte !»
Spalanca l'uscio rimanendo accostato alla porta, invitandoci ad andare con lo sguardo e subito dopo richiuderla velocemente.
Praticamente ci ha letteralmente sbattuti fuori di casa. Rimango sul pianerottolo per udire se dovesse ancora usarle violenza, ma sento che tutto tace. Rammaricato discendo i gradini dicendo a Matt:
« Andiamo, qui abbiamo finito!»Ci portiamo in strada, saliamo in macchina e partiamo.
Matt, mentre guida mi parla, ma io non capisco una sola parola, ho in mente gli occhi di quella donna; impauriti ma bellissimi che chiedevano chiaramente aiuto.
Nel contempo, mi distrae dal mio pensiero il mio collega chiedendomi:
« Ti ho chiesto se ti andasse una birra dopo il lavoro! Ma dove hai la
testa?! »
« Cosa? No grazie, vado a casa, sono un po' stanco»
Lui mi guarda stranito, probabilmente perché è la prima volta che asserisco di voler tornare a casa dopo il lavoro.
Giunti in centrale ci cambiamo salutandoci.
Scendo al parcheggio sottostante agli uffici, prendo la mia macchina e mi immetto sulle strade di Los Angeles, attendo al semaforo che distanzia di qualche chilometro la mia abitazione, mentre sono stordito dalle illuminazioni a neon delle insegne di vari edifici, dai night club ai mega-store notturni, ma specialmente dal colore dei suoi occhi, non le ho chiesto nemmeno come si chiama.
Il semaforo scatta e io raggiungo di volata casa mia.
Entro, lancio il giubbotto sulla spalliera del divano bianco del salotto, percorro il corridoio gettandomi a capofitto nel letto di schiena. Osservando il soffitto ripenso a quella donna, così fragile e indifesa nelle mani di quel bastardo che la batte come un tappeto e che se lei non avrà il coraggio di denunciarlo, continuerà a farlo. La voglio aiutare, ho una gran voglia di chiudergli le manette ai polsi personalmente e sbatterlo in prigione. Fra la stanchezza della giornata e il pensiero di lei, mi addormento.Il mattino dopo, quando mi sveglio, mi accorgo di essermi addormentato tutto vestito e sopra le coperte.
Mi dirigo nella stanza da bagno, denudandomi velocemente, entro in doccia; mi lavo mi vesto e prendo la macchina per andare al distretto e iniziare una nuova giornata di lavoro.
Raggiungo il parcheggio privato, per depositare la mia auto e incontro Matt. Lui sbadigliando mi asserisce, mentre ci portiamo ad accedere in ascensore:
« Buongiorno Stewart, dormito bene? Beato tu! Io per nulla»
Di rimando:
« Matt, non ti avevo ancora risposto, come fai a dirlo?»
« Ah! Non ce n'era alcun bisogno, tanto si vede»
« Si vede? Da cosa?»
« Dalla tua faccia! Hai i lineamenti del volto rilassati!»
Afferma.
Usciamo dall'impianto di sollevamento e ci ritroviamo negli uffici, nell'immediato un collega ci informa che il Capitano vuole vederci.
Facciamo il nostro ingresso dopo aver bussato.
Il nostro dirigente ci comunica:
« Questa notte c'è stato un conflitto a fuoco e due dei nostri si trovano ricoverati all'ospedale feriti, per fortuna in modo non grave»
" Un conflitto a fuoco, questa notte? Non può che essere lui [ penso].
« Mi lasci indovinare! ESCOBAR!»
« Dovete scoprire dove si nasconde questo bastardo. STANATELO E ARRESTATELO!»
Urla furioso il capo, ci congediamo da lui, nel frattempo Matt mi chiede:
« Perché è così importante per lui... voglio dire, lo so che dobbiamo arrestarlo, ma lui ne parla come se fosse una faccenda sua personale»
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𝐅𝐈𝐃𝐀𝐓𝐈 𝐃𝐈 𝐌𝐄 ( Completa
RomanceStewart Granger è un poliziotto di trent'anni che ama molto il suo lavoro e lo svolge con passione. Ha come migliore amico e collega Matt, che è sposato con un figlio. Stewart, al contrario, è single e ha dichiarato di aver chiuso con l'amore. Una s...