CAPITOLO 44 Matthew

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STEWART

I dubbi, che la donna incontrata stamattina, - mentre uscivo da casa di Amie- possa diventare un pericolo per lei, Megan e anche me stesso; mi attanaglia le viscere.
Nonostante Amie mi abbia assicurato che la signora non è una pettegola.
Matt, da quando ho messo giù, mi fissa interrogativo:
« Cosa c'è Matt? Cosa vuoi sapere?»
« Hai parlato con Amie! E allora cosa hai saputo?!»
Mi silenzio per un attimo, poi dichiaro:
« Praticamente Amie non la conosce molto bene, ma sembra non essere solita ad andare in giro a spettegolare.
Però mi ha detto che le vicine di casa che spazzano in cortile, indossando una vestaglia rossa... sono due; questa e un' altra. Ma solo una tra loro è pettegola. Allora mi chiedo chi delle due?!»
Il mio amico dichiara assertivo:
« Sta tranquillo, dirò al tipo, di tenerle d' occhio entrambe, insieme agli altri membri della famiglia!»
Prorompo facendogli notare:
« Non può mettersi a controllare ogni vicino di casa di Amie, potrebbe essere chi non penseresti mai; a riferirlo a Gavin. No! Dobbiamo solo essere più accorti e fare attenzione a non farmi vedere entrare in casa sua! »

Silente torna a osservare ogni automezzo che passa. Fino a che non assicuriamo quell' evaso alla giustizia, dobbiamo occupare la carreggiata a posto di blocco.
Dopo un' ora e mezza di postazione, giungono sul posto due agenti a darci il cambio.
Matt enuncia consolato:
« Era ora che arrivaste! Dovevate essere qui già da dieci minuti!»
I giovani - che sono dei novellini di circa quarant' anni in due - con l' espressione mortificata, si scusano per il ritardo dovuto al traffico urbano.
Io non ammetto il comportamento autoritario adottato dal mio amico, perciò intervengo declamando:
« Okay! Può bastare adesso! Buon lavoro ragazzi e occhi bene aperti! »
Frattanto che lo trascino via, fino alla nostra auto. Avvio il motore e parto.
Matt, confuso mi chiede:
« Ma che ti prende? Lo sai che ai cadetti, bisogna dare disciplina! Sono arrivati in ritardo a darci il cambio, ti rendi conto! »
« Sì, lo so, ma sono così giovani. Mi ricordano noi alla loro età e poi si sono scusati varie volte »
Matt, silente fissa pensieroso dal lato opposto del finestrino.
Subitaneo, immetto sulla tangenziale per arrivare a casa il più in fretta possibile.
Ma durante il tragitto, fisso impensierito lo specchietto retrovisore, che riflette l' immagine di un auto - un Suv nero dai finestrini oscurati - che sembra ci stia seguendo.
Senza parlarne con Matt ( anche perché mi accorgo essersi assopito) rimango silente seguitando a guidare.
Penso nella mia mente;
" Potrei essere in errore... magari stiamo facendo lo stesso percorso? Forse sono troppo paranoico".
Mi balena un' idea, supero un paio di macchine, andando a percorrere, la corsia di emergenza e dopo qualche metro mi fermo.
" Voglio vedere cosa fa quando arresterò la macchina !".

Mi accorgo che l' auto che mi stava dietro, da quando ho transitato l' autostrada, tira dritto senza indugiare. Allora mi dico; - " È palese, che quel mezzo non mi stava seguendo! Devo smetterla a essere così sospettoso... Menomale, che non ne ho parlato con Matt, svegliandolo inutilmente".
Frattanto che il Suv, mi supera distanziandosi per svariati chilometri, riavvio il motore per tornare a percorrere la tangenziale.
Nel contempo, Matt si desta da quello stato di assopimento domandando confuso e con voce roca:
« Perché ci siamo fermati?»
Non sapendo cosa rispondergli lo informo:
« Ho controllato una cosa!»
Lui, sbadigliando mi chiede incuriosito:
« Definisci cosa?»
A quel punto glielo dico:
« Ho avuto come l' impressione che ci stesse seguendo una macchina, un Suv nero con i vetri oscurati!
Mi sono fermato in quella corsia di emergenza, attendendo di vedere che reazione avesse avuto! »
« Quindi?»
Mi interroga incuriosito. Alchè, gli affermo:
« Niente, mi sbagliavo! Ha tirato dritto»
« Rilassati amico, sei troppo teso e non è da te. Sembra che tu sia cambiato da quando hai saputo da Amie che diventerai papà!»
Aggiungo prorompendo:
« Sei in errore Matt! Da quando ho una famiglia... So che pensi sia prematuro definirla in questo modo, ma io le amo entrambe e sento già che fanno parte di me!»

Dopo aver lasciato la macchina di servizio nel parcheggio della centrale di polizia, ci cambiamo, prendendo possesso delle nostre rispettive auto; per tornare alle nostre case.
Giunto alla mia dimora, mi libero del giubbotto in pelle, stravacco sul divano, prendo in mano il mio cellulare per chiamare Amie.
« Ciao tesoro, che fai?»
Lei di rimando:
« Ehi! Ciao, preparavo il pranzo, fra poco Megan torna da scuola con la zia Nadine.
Tu cos' hai? Ti sento strano! È tutto okay Stewart ?»
La tranquillizzo affermando:
« Sì, stai tranquilla! È solo stanchezza»
Ma lei, - anche se ci frequentiamo da poco tempo - ha captato dal mio tono di voce; preoccupazione.
« Stewart, dimmi la verità!»
Rimango silente per un nano secondo, ma subitaneo le riconfermo assertivo:
« Credimi Amie, va tutto bene; ho solo bisogno di riposare un po' e poi sarò in forma come sempre!»
Spero di essere stato convincente. Non posso parlarle dei miei dubbi o di aver avuto la sensazione di essere seguito. Non voglio farla preoccupare, probabilmente ha ragione Matt. Tutta questa faccenda mi sta stressando.
« Va bene allora riposati, noi ci vediamo questa sera! Bacio!»
« Sì amore, a stasera. Baci!»
Chiudo la chiamata, tenendo ancora il telefonino in mano, poggiato sopra il torace. Disteso e silente, fisso un punto imprecisato del soffitto; mentre nella mia testa i pensieri che maggiormente mi assillano in questo momento, non cessano di albergarci. Poi la stanchezza mi vince.

MATT

Sono appena rientrato, avviso Carrie del mio arrivo, pronunciando il suo nome. Introduco le chiavi della macchina e di casa, all' interno dello svuotatasche in vetro satinato verde, posato all' ingresso.
Nel contempo un effluvio gradevole di cibo; stuzzica il mio olfatto, mentre le mie orecchie vengono, piacevolmente colpite dal diffondersi di una musicalità latino-americana.
Mi loco nel posto da dove perviene il suono, in cucina.
Entrando, la visione che la vista mi regala mi lascia estasiato, la mia meravigliosa moglie; baciata dai raggi del sole che penetrano dalla portafinestra dischiusa, ancheggiare sinuosa a ritmo di musica, mentre prepara il pranzo.
Con in dosso un top nero, un paio di short bianchi, a piedi nudi e i capelli raccolti in una crocchia disordinata.
Intenta a mescolare e assaggiare la pietanza.
La osservo, sorretto dalla cornice della porta a braccia conserte, dal suo atteggiamento, deduco di non avermi sentito rientrare e nemmeno che la chiamavo.
Rimango incantato dalla sua bellezza, dalla sua spontaneità. Improvvisamente, penso roso dal rimorso -
" Ho una bella moglie... che mi ama. Quando ci siamo sposati, ci siamo promessi davanti a Dio, fedeltà reciproca, ma io non ho mantenuto questa promessa. Mi odio per questo. Da oggi le cose cambieranno... io cambierò".
Avanzo lentamente, sperando di non spaventarla.
Quando la raggiungo, poso delicatamente le mie mani sui suoi fianchi; lei trasalendo, si volta di scatto, tentando di colpirmi con il mestolo, si tranquillizza subito dopo, quando si accorge di me.
Sta per dirmi qualcosa ma io la zittisco dolcemente con l' indice sulle sue labbra, Dalla bocca, passo a posare la mia mano sul suo viso, tuffo i miei occhi nei suoi, un impetuoso oceano blu ci travolge entrambi.
Il momento è silenzioso, a parlare sono solo i nostri sguardi e i battiti dei nostri cuori tamburellanti. Come adolescenti.
Avvolgo i suoi fianchi con una mano, facendo scivolare l' altra sul suo braccio fino ai pomelli a spegnere i fuochi, la sollevo tra le mie braccia, conducendola in camera da letto, senza mai distogliere i miei occhi dai suoi.
Con un lieve calcio, disserro la porta, varcando la soglia.
La adagio sul letto e io sopra di lei in ginocchio, sfilo il suo top, lentamente avvicino il mio viso al suo, unendo le nostre bocche in un appassionato e interminabile bacio.
Trascorriamo ore di travolgente passione, in quel frangente la amo come non l' ho mai amata prima. Come la prima volta. Le dono tutto il calore, l' amore e le attenzioni che merita. Raggiunto l' apice del piacere, rimane accoccolata, con la testa sul petto.
Sotto quelle bianche lenzuola la tengo stretta e mentre lei dolcemente conversa con me, passa le sue dita affusolate sul mio torace; giocando con la peluria che lo ricopre, penso raggiante " È avvenuto un miracolo! Mi sono riscoperto innamorato di mia moglie".

𝐅𝐈𝐃𝐀𝐓𝐈 𝐃𝐈 𝐌𝐄 ( CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora