CAPITOLO 7 𝗖𝗼𝗹𝗽𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗮𝘀𝗼

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AMIE

Gavin, non ha digerito il fatto che quando si è svegliato non ha trovato, né me e né Megan, perciò al mio rientro mi ha battuto come un tappeto, dopo avere ordinato alla bambina di chiudersi in camera con la tv ad alto volume. Ma oggi pestarmi non gli è bastato, ha anche abusato di me, ripetutamente.
Quando ha terminato, si è diretto in bagno a farsi una doccia e io ho vomitato subitaneamente al suo distanziamento.
Le botte e la violenza subìta mi portano un malessere, le altre volte sono stata male, ma non ho mai dato di stomaco. Saranno stati i pugni in testa che mi dato, infatti ho dei repentini capogiri.
Metto del ghiaccio sul naso, per far diminuire il gonfiore, poi tiro fuori dai cassetti indumenti per vestirmi dopo che avrò fatto la doccia. Aspetto che se ne vada, mi lavo e poi vado da mia figlia, che sarà terrorizzata.
Mentre cerco qualcosa per coprirmi, scopro sul fondo dell'ultimo cassettone del comò una pistola, avvolta in un panno bianco.
" 𝐶𝑜𝑠𝑎 𝑐𝑖 𝑓𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑖𝑠𝑡𝑜𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑖 ? 𝐶ℎ𝑖 𝑙' 𝑎𝑣𝑟𝑎' 𝑚𝑒𝑠𝑠𝑎... 𝑓𝑜𝑟𝑠𝑒 𝐺𝑎𝑣𝑖𝑛 ? 𝐸 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑣𝑜𝑟𝑟𝑎' 𝑓𝑎𝑟𝑐𝑖?
𝐻𝑜 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎... 𝑠𝑒 𝑙' 𝑎𝑣𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑒... 𝑝𝑒𝑟 𝑢𝑐𝑐𝑖𝑑𝑒𝑟𝑚𝑖 ? 𝑆𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑖𝑛 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑖𝑜 𝑒 𝑀𝑒𝑔𝑎𝑛, 𝐺𝑎𝑣𝑖𝑛, 𝑝𝑎𝑧𝑧𝑜 𝑐𝑜𝑚'𝑒' 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑢𝑜' 𝑡𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛'𝑎𝑟𝑚𝑎 𝑖𝑛 𝑚𝑎𝑛𝑜. 𝐷𝑒𝑣𝑜 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑜𝑠𝑎, 𝑑𝑒𝑣𝑜 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑚𝑎𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑢𝑛𝑜... 𝑚𝑎 𝑐ℎ𝑖 ? 𝐺𝑖𝑎', 𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑣𝑜 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑖𝑢𝑡𝑜 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 𝑎 𝑙𝑢𝑖; 𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑙 𝑝𝑜𝑙𝑖𝑧𝑖𝑜𝑡𝑡𝑜".

Di colpo mi fa trasalire il rumore dello sportello del box doccia, capisco che Gavin sta per uscire. Velocemente rimetto la pistola nello stesso punto del cassetto dove l' ho trovata; e mi distendo sul letto con la borsa del ghiaccio deposta sulla faccia.
Quando accede in camera, senza dire una parola ( come se io fossi invisibile) si porta all'armadio, spalanca le ante e dopo qualche minuto che si ferma a fissarne il contenuto con la mano sotto il mento e un braccio che sorregge l'altro; tira fuori camicia e cravatta, pantaloni, calzini e boxer.
"𝑆𝑒 𝑖𝑛𝑑𝑜𝑠𝑠𝑎 𝑙𝑎 𝑐𝑟𝑎𝑣𝑎𝑡𝑡𝑎, 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑑𝑒𝑣𝑒 𝑡𝑜𝑟𝑛𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑙 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜 𝑒 𝑛𝑒𝑚𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑣𝑒𝑑𝑒𝑟𝑠𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑚𝑖𝑐𝑖 𝑎 𝑏𝑒𝑟𝑒 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑜𝑐𝑎𝑙𝑒; 𝑑𝑒𝑑𝑢𝑐𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎 𝑢𝑛 𝑎𝑝𝑝𝑢𝑛𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑢𝑛𝑎 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑎. 𝑃𝑜𝑣𝑒𝑟𝑎 𝑠𝑐𝑒𝑚𝑎, 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑎 𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑣𝑎 𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑢𝑖".
Dopo essersi vestito di tutto punto, avverto un sentore di profumo maschile " OneMillion", quello che gli ho regalato per il nostro anniversario, diversi anni prima che si tramutasse in un mostro.
Prima di uscire mi informa:
« Non aspettarmi, farò tardi»
Quando sento richiudere la porta capisco che è andato via, mi sollevo dal letto, ma mi devo mettere seduta perché un improvviso capogiro mi impedisce di stare in piedi. Vedo la stanza girare e di botto farsi buio attorno a me. Mi distendo nuovamente, cerco di rilassarmi prendendo un bel respiro ( anche se con il naso gonfio non so quanto possa essere facile).
Rimango supina per un paio di minuti, poi il mio pensiero va a mia figlia che non sentendo più le nostri voci chissà cosa starà pensando, meglio che vada per tranquillizzarla; ma prima voglio farmi una doccia, non voglio che mi veda con il viso imbrattato di sangue.
Mi alzo dal letto, mi elevo in piedi e pian piano arrivo alla stanza da bagno entro nella doccia, alzo la leva del rubinetto e faccio scorrere l'acqua tiepida sopra il mio corpo.
Sotto quel getto rilassante, rimango immobile a fissare davanti a me le piastrelle azzurre e bianche... che non vedo; in realtà la mia mente si sofferma a pensare. Dentro la mia testa scorrono le immagini della mia prima volta con lui, il fidanzamento e dopo sei mesi il matrimonio, la felicità di entrambi alla notizia dell'arrivo di un figlio e quando è nata Megan, eri al settimo cielo. " 𝐶𝑜𝑠𝑎 𝑡𝑖 𝑒' 𝑠𝑢𝑐𝑐𝑒𝑠𝑠𝑜 𝐺𝑎𝑣𝑖𝑛... 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒'𝑠𝑒𝑖 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑠ì".
Le lacrime scendono sul mio viso confondendosi con i rivoli d'acqua che lava ( per quell'istante) tutto il male che mi ha fatto poco prima lui.
Improvvisamente una fitta lancinante al basso ventre mi costringe a piegarmi in avanti ed è allora che mi accorgo del sangue che scende nello scarico insieme all'acqua e poi il buio.

MEGAN

"𝑃𝑎𝑝𝑎'𝑚𝑖 ℎ𝑎 𝑚𝑎𝑛𝑑𝑎𝑡𝑎 𝑣𝑖𝑎 𝑜𝑟𝑑𝑖𝑛𝑎𝑛𝑑𝑜𝑚𝑖 𝑑𝑖 𝑎𝑙𝑧𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑣𝑜𝑙𝑢𝑚𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑡𝑒𝑙𝑒𝑣𝑖𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒.
𝑃𝑒𝑟𝑜' 𝑖𝑜 𝑙𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑙𝑖𝑡𝑖𝑔𝑎𝑟𝑒, 𝑎𝑑𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑜𝑑𝑜 𝑝𝑖𝑢' 𝑙𝑒 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑢𝑟𝑙𝑎; 𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑙𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑚𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑙𝑎𝑟𝑒. 𝐷𝑖 𝑠𝑜𝑙𝑖𝑡𝑜 𝑙𝑎 𝑚𝑎𝑚𝑚𝑎 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑚𝑎𝑟𝑚𝑖 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑚𝑒𝑡𝑡𝑜𝑛𝑜, 𝑚𝑎 𝑎𝑑𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑡𝑎 𝑎𝑟𝑟𝑖𝑣𝑎𝑛𝑑𝑜".
Apro la porta della stanza lentamente, mi accerto che papà non mi veda, accedo nel salone e mi accorgo che sul divano non c'è, avanzo chiamando cautamente:
« Mamma?!»
Ma lei non risponde.
Entro in camera da letto e li non c'è nessuno, allora mi porto in bagno perché sento scorrere l'acqua,
" 𝐹𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑙𝑎 𝑚𝑎𝑚𝑚𝑎 𝑠𝑡𝑎 𝑓𝑎𝑐𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑎 𝑑𝑜𝑐𝑐𝑖𝑎"? - penso.
Dopo che ho capito che papà non è in casa chiamo la mamma a gran voce:
« Mamma, sei lì dentro?»
Ma come prima non ricevo nessuna risposta, così decido di aprire per vedere se sta bene. Trascino via l'anta del box e vedo la mia mamma svenuta accasciata nel piatto doccia, con l'acqua che le arriva addosso e mi accorgo anche che perde sangue; non si capisce da dove forse dal naso.
Spaventata, sia dal sangue che non smette di sgorgare, sia perché non si sveglia, afferro il telefono e chiamo il "911".
Dopo un paio di minuti arriva la macchina della polizia insieme all'ambulanza.
I dottori subito le mettono una flebo e la caricano sull' ambulanza per trasportarla in ospedale.
Io salgo con la mia mamma proseguendo a piangere e tremare, un poliziotto che è salito con noi sul mezzo di trasporto, mi annuncia, mettendo la sua giacca sulle mie spalle:
« Non piangere piccola, vedrai che la tua mamma adesso la curano e starà bene»

 Io salgo con la mia mamma proseguendo a piangere e tremare, un poliziotto che è salito con noi sul mezzo di trasporto, mi annuncia, mettendo la sua giacca sulle mie spalle:« Non piangere piccola, vedrai che la tua mamma adesso la curano e starà b...

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