CAPITOLO 1 𝗜𝗹 𝗹𝗶𝘁𝗶𝗴𝗶𝗼 𝗮 𝗕𝗲𝘃𝗲𝗿𝗹𝘆 𝗛𝗶𝗹𝗹𝘀

144 15 10
                                    

Los Angeles ( California

Il mio nome è Stewart Granger, ho trent'anni e lavoro in polizia.
Amo il mio mestiere e lo svolgo con passione.
Al distretto, conosco tutti e ci vado (più o meno) d'accordo.
Non amo molto parlare della mia vita privata, qualcuno vocifera sul fatto che io sia gay, solo perché non mi hanno mai visto con una donna.
Loro non sono a conoscenza della mia relazione finita male e che per questo ho deciso di rimanere single!
Ma anche stessi con qualcuna, "non andrei a mettere i manifesti".
Dal primo giorno che ho messo piede in questo dipartimento, mi hanno messo in coppia con un uomo di mezza età - prossimo alla pensione - ma pur sempre un maestro per me.

Da lui ho imparato tanto.
Dopo la sua uscita, mi hanno affiancato un mio coetaneo ( conosciuto anni prima in accademia) e da allora esco di pattuglia sempre con lui, il suo nome è Matt Donovan.
Da subito abbiamo legato tanto diventando grandi amici, frequentandoci anche fuori dal lavoro.
Un giorno vengo chiamato in ufficio dal mio Capitano, che deve comunicarci delle disposizioni.
Subito dopo, vado alla ricerca del mio amico, quando finalmente lo trovo mi appresto a raggiungerlo, arrestandomi di colpo quando lo sento inveire contro qualcuno.
Drizzo le orecchie per captare meglio, udendo Matt, dichiarare:
« Smettetela di spettegolare! Stew, non è gay, ha solo scelto di rimanere single, perché a differenza vostra, che vi scopate anche i muri, lui aspetta quella giusta.
E questo è quanto, non tollero altre illazioni sul suo conto. E ora tornate al vostro lavoro, che sta arrivando! »

Le parole appena pronunciate dal mio amico, mi lasciano stordito.
"Wow! Matt, mi ha proprio difeso a spada tratta, questo dimostra che è un vero amico e che tiene alla nostra amicizia !"
Raggiungo Matt, facendo finta di niente, informandolo degli ordini impartiti:
« Matt, dobbiamo recarci a Chynatown, pare che due uomini si siano accoltellati, uno di loro è morto! »
« Hanno eseguito il "karakiri"?»
Lo osservo con disappunto, per la battuta che ha appena fatto fissandolo, prima di salire in macchina.
Per tutto il tragitto, Matt non fa che sghignazzare senza motivo, la cosa mi rende nervoso così gli domando:
« Si può sapere cosa ti è successo di così divertente, che non fai che ridere da quando abbiamo lasciato il distretto?»
« Lo vuoi proprio sapere? No! Non posso dirtelo!»
Spazientito gli affermo:
« Ok, non dirmelo allora, ma smetti di ridere senza alcun motivo»
Lui di rimando:
« No no! Il motivo c'è, è solo che non posso dirlo a te»
« Ok, abbiamo fatto anche la rima. Scendi che siamo arrivati»
Mentre ci stiamo portando sul luogo dell'omicidio, Matt, prosegue a stuzzicarmi con quella cretinata affermando:
« Potrei anche dirtelo, ma potresti rimanerci male! »
Concentrato sul lavoro, mi infastidisce il fatto che stia parlando d'altro in un contesto del genere, in mezzo a tanti spettatori, agenti e reporter.
A denti stretti, per non far trapelare niente di ciò che ci stiamo dicendo ai presenti, frattanto che sono piegato a terra a scrutare il cadavere; gli comunico:
« Ti vuoi dare un contegno e ricordarti perché siamo qua?! Ti farebbe piacere essere ripreso dalla BBC, mentre parli di cose che non c'entrano niente con l'omicidio, quando trasmetteranno il notiziario?»
« Certo che no! » afferma, sfilando il basco dalla testa, mentre si passa una mano tra i capelli biondo scuro e corti.
« E allora sii serio e fai il tuo lavoro! »

Mentre attendiamo l'arrivo del coroner, noto che Matt si sta comportando come si conviene per la divisa che porta.
Finalmente arriva il medico legale, una bella donna, dai lunghi capelli biondi, un portamento da top model, mentre ci raggiunge a passo spedito. Ancheggiando per i tacchi che indossa e la gonna stretta al ginocchio. Devo dire che è molto professionale, sa far bene il suo lavoro; anche se è una donna che non passa inosservata.
La bella dottoressa viene notata da Matt, mentre ci raggiunge, dopo aver indossato il necessario per non contaminare il luogo del crimine.
Approssimatasi a noi, fa il punto della situazione:
« Vi posso dire di più, dopo aver eseguito l'esame autoptico»
Si solleva, saluta e mentre procede a raggiungere la sua macchina, Matt, la insegue e con galanteria le chiede se può accompagnarla all'auto; ma lei declina dichiarando:
« La ringrazio agente Donovan, ma ci so arrivare da sola alla mia auto! Buona serata »
Matt, fa dietrofront incassando un bel due di picche, deluso e contrariato.
Quando si affianca a me gli affermo per prenderlo un pò in giro:
« Cos'è? La bella dottoressa non ha gradito le tue avances!?»
Di rimando, contrariato mi fissa con i suoi occhi blu:
« Sta stronza! Chi si crede di essere! " ci so arrivare da sola alla mia auto!" » scimmiottandone i gesti.
Esclama mentre ci dirigiamo alla nostra auto per rientrare al dipartimento, ma la voce alla radio della centrale proclama:
" A TUTTE LE VOLANTI... RIPETO A TUTTE LE VOLANTI... CI SONO STATI SEGNALATI DEGLI SCHIAMAZZI NELLA ZONA DEL QUARTIERE DI BEVERLY HILLS. PORTARSI SUL POSTO! "
« Qui Auto 13, andiamo a dare un'occhiata noi, stiamo nei paraggi! »
Giunti sul luogo prefissato, notiamo alcune persone, per lo più donne con addosso vestaglia e bigodini tra i capelli, con gli occhi fissi su un singolo appartamento.
Dico al mio collega:
« I soliti curiosi»
Ribatte lui:
« E impiccioni»

Dobbiamo farci largo e passare tra la folla proclamando:
« POLIZIA SIGNORI, TORNATE ALLE VOSTRE CASE, NON C'È NIENTE DA VEDERE... LARGO... FATE LARGO! »
Ascendiamo le scale in ferro che ci conduce al piano destinato, suono il campanello svariate volte, ma le urla sono più forti; così busso con veemenza, con la mano chiusa a pugno sulla porta.
Quasi a volerla buttare giù.
Finalmente le grida di poc'anzi si chetano e ci viene ad aprire un uomo alto, con le braccia muscolose rivestite di tatuaggi.
Capelli rasati e rossicci, barba incolta e occhi verde scuro.
Lo sguardo è minaccioso, ma cambia subito dopo, quando si trova innanzi due agenti di polizia.
L'uomo con molta calma ci chiede:
« Agenti? Cosa posso fare per voi?»
« Ci hanno segnalato delle urla provenire da questo appartamento»
« Urla? No, vi assicuro che non stavamo urlando, io e mia moglie discutevamo, forse a voce un po' troppo alta; ma vi assicuro che non stavamo gridando!»
Esclama il tipo tatuato.
« Sua moglie dov'è? Perché non é qui con lei?»
Con una risatina sarcastica asserisce:
« Sa come sono le donne, se non sono presentabili non appaiono a gente estranea»
" Quest' uomo mi irrita. Crede di avere a che fare con due deficienti! Si capisce lontano un miglio che qui si tratta di violenza domestica".
Senza indugiare oltre, chiamo la moglie chiedendo:
« Signora, sta bene? Può venire fuori cortesemente? È nostro dovere accertarci che lei stia bene e che sia tutto a posto, prima di andare via!»

𝐅𝐈𝐃𝐀𝐓𝐈 𝐃𝐈 𝐌𝐄 ( CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora