CAPITOLO 20 - 𝗟𝗮 𝗿𝗮𝗽𝗶𝗻𝗮

32 7 4
                                    

MATT

Stew, mi comunica che ha appena mandato un messaggio dal cellulare a Amie. Io perplesso gli asserisco:
« Perché?! Che senso ha, se insieme a sua figlia sta a casa tua! Quello che hai da dirle, glielo...»
Mi interrompe bruscamente dichiarando:
« Credi che sia un tonto, se fossero ancora da me, le avrei detto al mio ritorno quello che avevo da dirle. Ma stamattina ha deciso di tornarsene a casa sua, dicendo di aver approfittato troppo della mia ospitalità e con un atteggiamento glaciale mi ha chiesto di accompagnarle »
Ascoltando le sue parole traggo la conclusione, che di Stewart a questa donna non frega niente... sembra.
Ma da amico non glielo faccio notare.
So quanto lui ci tenga , posso solo immaginare come stia in questo momento. Lo fisso negli occhi con
un' espressione incredula e poi dico:
« Come glaciale? Da cosa lo hai dedotto?»
« Mentre eravamo in macchina per portarle a casa loro, le ho semplicemente chiesto se avesse bisogno di qualcosa e lei mi ha risposto seccata, " non abbiamo bisogno di niente grazie". Ti rendi conto, non mi pare di aver detto qualcosa di offensivo! »
« Magari si è offesa di qualcosa oppure ha creduto che sapendola sola volevi approfittarne»

Lui, nervosamente si drizza sul sedile, sorride ironico di sbieco e girando la testa da un lato all' altro, esclama:
« Pazzesco! Ha scambiato la mia gentilezza per una tecnica di seduzione»
« Che ci vuoi fare amico, le donne sono fatte così. Ricordati che è reduce da una brutta situazione di violenza domestica»
« E allora! Non tutti gli uomini sono uguali»
« Lo sai tu ma non lei. Stew, Amie non ti conosce e tu non conosci lei, da amico mi sento di darti questo consiglio, toglitela dalla testa. Hai detto che ieri sera, anche se la figlia dormiva, non ha voluto farti compagnia per la cena»
Riflette un po' e dopo asserisce:
« Forse le è sembrato inadeguato in quelle circostanze!»
« Può darsi. Ripeto, lasciala perdere!»

Mentre stiamo discutendo sull'argomento, udiamo una chiamata dalla centrale " A tutte le volanti... A tutte le volanti... Conflitto a fuoco alla Southern California Bank... Uomini armati hanno fatto irruzione... Hanno degli ostaggi. Sono armati e pericolosi... Ripeto! Sono armati"!
Stew, afferra la ricetrasmittente affermando:
« Centrale, qui Auto 13, ci portiamo sul posto!»
" Fate attenzione ragazzi! "
Le auto dei colleghi circondano l' edificio e il negoziatore è già alle prese per capire cosa vogliono.
Arrestiamo la volante riparandoci dietro ai portelli, i colpi delle pistole
d' ordinanza della polizia e gli spari a raffica delle mitragliette dei rapinatori, sibilano alle nostre orecchie.
Stew, affianca il nostro Capitano chiedendogli:
« Quanti sono?»
Lo fissa rispondendo con un' altra domanda:
« Che intenzioni hai? Ti conosco Granger, so di quanto temerario tu sia. Lì dentro non ci sono degli sprovveduti, quelli sono dei professionisti, hanno già ucciso un sorvegliante; sposato e padre di due figli adolescenti»
Lui di rimando con sarcasmo:
« Io non sono sposato e non ho figli e comunque starò attento. Non ho nessuna intenzione di beccarmi una pallottola!»
Il capo gli asserisce:
« Non è il momento di fare il supereroe, sta per arrivare la squadra S.W.A.T. ci penseranno... Granger dove vai !»
Non appena lo vedo correre e raggiungere la porta secondaria, capisco le sue intenzioni:
« No cazzo! Stewart, sei un impulsivo!»

STEWART

Malgrado le raccomandazioni del capitano, ho fatto di testa mia.
Senza dare nell' occhio, sono penetrato all' interno della banca da un' entrata secondaria -che speravo non fosse sorvegliata- e fortunatamente avevo ragione.
Mi addentro per i corridoi furtivamente e per adesso non ho incontrato nessuno.
Mi ricordo di avere con me la ricetrasmittente apposta sulla spalla sinistra per inserire il mute, " dovessero contattarmi! Meglio prevenire... succede sempre così nei film, scordano di abbassare la suoneria del telefono e vengono beccati".
Ma improvvisamente sento delle voci venire nella mia direzione, mi nascondo e quando si sono allontanati, proseguo la mia strada.
Mi arresto dinnanzi una porta a vetri dischiusa. Cautamente vado a osservare da quella fessura, alcune persone sedute sul pavimento, terrorizzati.
Uno di loro, un uomo di colore -forse un dipendente- non appena mi nota inizia a fissarmi, si accorge della divisa che porto e si tranquillizza. Con gli occhi mi chiede aiuto.

Prima mi accerto con lo stesso, che in quella stanza non ci fosse nessuno, dopo gli dico a gesti di uscire uno alla volta.
Senza perdere altro tempo asserisco
all' uomo:
« Andiamo via di qui, svelti»
A un tratto esclama:
« Hanno mia moglie lì dentro!»
Mi ammutolisco fissandolo, poi gli annuncio:
« Portali fuori di qui, penserò io a tua moglie! Andate adesso!»
Dopo aver fatto allontanare gli ostaggi, avanzo cercando la signora. Improvvisamente mi arrivano alle orecchie, le voci di una donna e di due o tre uomini, provenire dalla sala grande dell' edificio.
Con la pistola in mano, mi addentro sempre di più fino a raggiungere il luogo designato. Ma quando irrompo nella stanza, spalancando la porta con una capriola, gli uomini dentro mi attendevano. Infatti uno di loro ( forse il capo mi applaude sarcasticamente:
« Bravo! Abbiamo un eroe qui! Immagino che non hai niente da perdere... che non hai una famiglia. Altrimenti non saresti così coglione da perdere la vita per salvare quella degli altri. Legatelo! »
Di colpo esclamo:
« L' edificio è circondato, non la scamperete! Lasciate andare la donna!»
L' uomo, sui trent' anni circa, porta i capelli lunghi fino alla nuca, occhi truccati con eye-liner e unghie smaltate di nero, assertivo chiede:
« Donna? Quale donna... Oh! Ma tu ti riferisci a Chantal... la mia donna. Chantal! Vieni qui da me, tesoro!»
Rimango di sasso e basito quando vedo avvicinarsi una donna bionda, occhi azzurri, con un fisico da top-model baciarlo, come se non ci fosse nessuno a osservarli, dichiaro:
« Tu sei la loro... la sua complice!? Credevo di doverti salvare, invece hai organizzato tutto tu con loro! E quel pover' uomo lo hai sposato solo per i tuoi scopi »
La donna di scatto si allontana da lui venendo verso di me, mi afferra per i capelli facendomi piegare la testa
all' indietro esclamando:
« Pover' uomo? Tu non sai niente di me... della mia vita, quindi non osare accusarmi. Hai capito stronzo!»

Dal suo atteggiamento, deduco che sia una drogata o una fuori di testa.
Rivolgendomi al loro capo gli chiedo:
« Cosa ne vuoi fare di me? Uccidermi?»
Lui molto serenamente risponde:
« Certamente, cosa ti aspettavi! Non ho mai lasciato testimoni dietro di me, e non posso iniziare ora! Ti pare!»
« Allora fallo! Che aspetti!»
« Lo farò, non essere impaziente, ma prima ci servi come ostaggio per uscire da questo posto!»
Uno dei suoi uomini lo affianca esclamando:
« Rob, è arrivata la macchina!»
« Bene! Andate a controllare se contiene quello che abbiamo chiesto!»
Due di loro escono, all' interno restiamo il capo banda, la donna, un terzo uomo e io.

" Sapendo di dover morire, il mio pensiero va a tutte le persone della mia vita, che amo, i miei genitori, mia sorella Piper.
A Matt, il mio migliore amico... mio fratello. Alla piccola Megan e a lei... AMIE, la donna che il destino beffardo ha portato nella mia vita senza darci modo di amarci. Addio" !

Completamente assorbito dai miei pensieri, non faccio caso al fatto che i due che prima erano usciti, adesso si ritrovano all' interno sollevandomi di peso, ( essendo legato con le braccia dietro la schiena), mi trascinano fuori sotto gli occhi increduli del Capitano, Matt e i miei colleghi.
Ci diamo un ultimo sguardo di addio, mentre due di loro mi costringono a salire sul sedile posteriore di un Suv nero a quattro porte e subitaneamente, mi fanno compagnia. Tutti gli altri velocemente salgono a bordo sfrecciando via.

𝐅𝐈𝐃𝐀𝐓𝐈 𝐃𝐈 𝐌𝐄 ( CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora