Capitolo 11

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Il sole spuntava dolcemente da dietro la tenda. Per fortuna era Domenica.

Non avrebbe sopportato la scuola e non avrebbe sopportato le domande che sicuramente i suoi amici gli avrebbero rivolto.

Espirò pesantemente quando si rese conto che non sarebbe più riuscito a riprendere sonno.

Avrà dormito sì e no quattro ore quella notte. Non aveva osato svegliare Levi perché, come lui, era riuscito a riposarsi ben poco. Ogni suo spasmo, era una carezza del moro. Inutile dirne il numero... una notte in bianco è abbastanza per descriverne lo stato

Aprì un occhio, offuscato dal sonno arretrato e dai postumi della sbronza. Aveva un tremendo mal di testa e la gola secca. No, non stava affatto bene...

I ricordi della scorsa serata riaffiorarono nella sua mente come una tempesta e giurò di sentire una fitta di dolore nelle parti in cui quel maniaco aveva osato sfiorarlo. Ma non aveva la forza per piangere, aveva versato lacrime anche per quel momento.

Alla fine si era confessato...

Ringraziò il potere divino per avergli permesso d'incontrare una persona straordinaria come Levi, in grado di ascoltarlo e consolarlo senza la pretesa di approfondire il suo racconto. Aveva ignorato qualsiasi forma di pregiudizio, lasciandolo dormire con lui come se nulla fosse successo. Si sentiva amato... accolto.

Le sue mani che gli accarezzavano gentilmente i fianchi e, ad ogni nuovo pianto, un bacio posato delicatamente sulla fronte o sulle guance per asciugargli quelle, ormai familiari, gocce salate.

Riusciva a sentire l'amore di quei gesti, ogni singolo sentimento che trapelasse dalle sue labbra. Gli aveva chiesto lui un bacio... non i baci passionali ma alcuni di quelli semplici. Quelli che un padre dà al suo bambino. Spontanei e dolci... non gli davano fastidio.

Certo, c'erano alcuni punti (come le spalle) in cui rabbrividiva se sfiorati da quelle dita ossute. Tentava in tutti i modi di convincersi che Levi non gli avrebbe mai fatto del male. Che le sue erano carezze e nient'altro ma il dolore era più forte di ogni convinzione e nuovamente lacrime scendevano sulle sue goti.

A lungo andare, aveva memorizzato ogni punto in cui il ragazzo non sopportava essere toccato e, solo dopo avergli accarezzato per quasi un'ora le anche, abbandonò la realtà per rifugiarsi nel dolce mondo dei sogni.

Quanti problemi gli aveva causato, eppure non si era ancora stancato di lui. Non l'aveva mai rimproverato per i suo attacchi, non gli aveva mai impedito di piangere. L'aveva lasciato bagnare la sua maglia senza proferire parola e solo quando si calmava provava a tranquillizzarlo con qualche frase dolce.

"Io sono qui" ripeteva in continuazione. Uno di quegli aforismi che s'incidono a marchio nel cuore.

Ed ora era veramente lì. Sdraiato accanto a lui, con una mano sui suoi fianchi e l'altra sotto la nuca per rialzare di un poco il cuscino sotto la testa.

Eren riusciva a sentire il suo respiro tanto gli era vicino. La tempia appoggiata all'avambraccio muscoloso e voltato verso di lui. Dormiva ancora. Stampata sulla faccia, quell'espressione corrucciata.

Una piccola "v" gli si formava tra le sopracciglia all'altezza del naso. Sembrava agitato, forse stava facendo un brutto sogno.

Sorrise, sentendolo mugugnare qualcosa e stringerlo di più al suo corpo caldo, morbido.... di Levi.

Con il dito accarezzò le sue guance pallide per poi posizionarsi sopra quella ruga precoce. Descrisse piccoli cerchi fino a farla sparire del tutto e lasciare il posto a due intensi occhi grigi che catturarono subito la sua attenzione.

Our crazy psichotic love_Attack on titan_Yaoi 18_LevixEren Riren Ereri ErenxleviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora