Capitolo 25

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L'aereo non era il mezzo che più preferiva, non che fosse scomodo sia ben chiaro. Ma poco poteva fare nell'attesa, se non guardare tre volte lo stesso film o dormire. Eren è proprio questo che fece per quasi un'intera giornata passata sopra le nuvole.

Ciò che aveva notato era che Grisha Jaeger era un tipo di poche parole e, avendo ben poco di cui discorre, anche il ragazzo preferì il silenzio.

La meta gli era sconosciuta. Certo, l'America è un luogo bello grande dove abitare ma stranamente non sapeva quest'unica ed importante informazione. Suo padre continuava a ripetere che era una sorpresa e così non insistette più.

Il sole iniziava a tramontare all'orizzonte e nuvoloni scuri e spessi impedivano la visuale dal basso. Sembrava che sotto di loro si stesse scatenando un bell'acquazzone: qua e là si notavano lampi e docili fulmini che andavano a disturbare quella landa piatta che era il cielo.

Eren rimase incantato da tutto questo e riuscì a distrarsi almeno un poco dalla curiosità e dalla noia del momento.

La verità era che gli mancava l'Italia. Più che il paese in se, sentiva nostalgia dei suoi amici, della scuola, Hanji... Levi...

Era partito quella mattina, manco messo piede nello stato natale e già voleva tornare indietro.

Definirsi lunatico era riduttivo.

Sospirò poi, quando anche la tempesta vista dall'alto non fu abbastanza per soddisfare l'attesa. Ciò attirò l'attenzione di suo padre che gli accarezzò un ginocchio con fare dolce.

Eren gli sorrise per poi tornare con lo sguardo fuori dal finestrino. Come sempre in un pietoso silenzio. Manco con il moro il silenzio gli aveva pesato tanto...

All'improvviso, proprio mentre ripensava al periodo del loro litigio, la voce metallica del comandante annuncio il loro immediato atterraggio. Il ragazzo emise una muta esultazione prima di allacciarsi la cintura di sicurezza che l'uomo aveva esplicitamente detto di allacciare.

Il mezzo perse quota poco a poco e notò Grisha accanto a lui irrigidirsi all'istante... probabilmente aveva paura di volare, questo lo fece sghignazzare.

S'inoltrarono in mezzo alle nuvole scure, le stesse che Eren stava fissando un istante prima.

Come aveva immaginato, sotto di loro si stava consumando una bella pioggia. Era buio, molto buio e di questo se ne stupì dato che poco prima aveva visto il tramonto.

Vide l'oceano, o almeno lo distinse; un ammasso scuro che si agitava minacciosamente scosso dal vento e poi delle luci.

Miliardi di luci che andavano a sostituire le stelle all'orizzonte. Capì subito che non si trattava di stelle ma illuminazioni di grattaceli, auto e chi più ne ha più ne metta.

Macchine che sfrecciavano sotto di loro ignorando il mal tempo e palazzi che sembravano ad un palmo di naso da loro.

Eccola... l'America.

Si sentì il cuore pieno di gioia e per un attimo riuscì a dimenticare l'Italia. Dieci anni passati lontano dalla sua terra natia ed ora... eccolo lì, di nuovo a ricordare la sua infanzia o quel piccolo e remoto spazio che era stata la sua infanzia.

Guardò suo padre con l'aria di un bambino che aveva appena visto la vetrina di un negozio di caramelle e Grisha sorrise comprensivo inclinando leggermente il capo.

Eren tornò con il naso schiacciato al finestrino. Anche se la visuale era un po' confusionaria mischiata alle gocce che cadevano dal cielo, non si mosse fin quando non lasciarono la città per dirigersi all'aeroporto un po' più in periferia.

Our crazy psichotic love_Attack on titan_Yaoi 18_LevixEren Riren Ereri ErenxleviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora