Capitolo 27

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Avevo voglia di aggiornare adesso.... già, m'ispira la mezza....

I momenti a venire furono molto più tempestosi di quanto Eren potesse immaginare. Se davvero credeva che sarebbe bastata la parola della bruna per farlo dimettere dall'ospedale, si sbagliava di grosso.

Il tempo di tranquillizzare Hanji e medici con infermieri appresso erano entrati immediatamente nella stanza. Gli argomenti della discussione non li aveva capiti molto bene. I dottori insieme alla donna erano usciti immediatamente per discutere.

Parole confuse e quasi urlate provenivano dal corridoio ed Eren sospirava stizzito per non riuscire a capire i loro discorsi.

Dopo quasi un'ora di schiamazzi incomprensibili, un infermiere era riapparso senza preavviso - Ti tolgo la benda - gli aveva detto sbrigativo e il ragazzo non ci pensò due volte a togliersi il pigiama verde-acqua messo a disposizione dell'ospedale.

L'uomo si apprestò con maestria a srotolare la fascia bianca, non riuscì a crederci di quanta ce ne fosse arrotolata attorno al suo corpo.

Quando raggiunse i primi strati di garza, notò con orrore le prime macchie rosse che andavano a sporcare il bianco del cotone. E quando anche l'ultimo fascio venne levato, Eren si costrinse a distogliere lo sguardo. Un bucò rosso, ancora vivo di carne, si formava sulla clavicola, esattamente al centro della curva che univa il collo all'omero.

Ora, senza fascia, riusciva a sentire ancora di più il dolore che provocava. L'osso era scheggiato (aveva detto l'infermiere) ma grazia ad esso, il proiettile aveva deviato impedendogli di colpire la aorta, evitandogli morte certa "Che culo..." aveva pensato Eren, sicuramente un osso spaccato era nulla in confronto a quello che poteva succedere.

Non si chiese perché mancavano i punti di sutura ma diede la colpa all'evidente dimensione ristretta della ferita. L'infermiere la disinfetto ancora prima di metterci una garza spessa e due giri di cerotto per tenerla ferma.

Il pomeriggio fu sicuramente più sereno.

Hanji gli aveva intimato di vestirsi. Non dovette farselo ripetere due volte. Per quanto potesse permettergli il dolore, Eren si vestì in fretta e in meno di un quarto d'ora fu pronto per tornare a casa.

Dopo un paio di firme e strette di mano, i due erano già fuori dall'ospedale, pronti per partire. Il ragazzo avrebbe voluto salutare ancora Thomas, l'autista di suo padre, ma non ne ebbe l'occasione anche perché per raggiungere l'aeroporto dovettero usufruire di un taxi.

I bagagli furono prelevati in precedenza dall'appartamento ed Eren ringrazio mentalmente chiunque l'avesse fatto, non avrebbe sopportato di rientrare lì dentro; solamente i ricordi che gli suscitava quella stanza erano traumatizzanti. Il padre dolce e premuroso che credeva di avere.... aveva passato così tanto tempo con lui in quelle quattro mura che non riusciva a credere fosse lo stesso uomo che aveva tentato di ucciderlo

Qualsiasi cosa avesse a guardare con suo padre avrebbe voluto cancellarla dalla mente e fino a quel momento ci stava riuscendo più o meno bene, almeno avevano avuto il buon gusto di non ricoverarlo all'ospedale di sua proprietà.

L'aeroscalo era pieno di gente come al solito e Hanji si era fermata alla reception a scambiare due documenti. Eren rimase in disparte, con lo sguardo vacuo, perso in pensieri che nemmeno lui riusciva a decifrare.

Bastava il silenzio, un attimo di quiete e lui si spegneva come se non riuscisse a decidere cosa fare dopo. Era una sensazione strana, quasi d'impotenza ma il ragazzo non riusciva a capire il perché. Aveva il riflessi spenti, il cervello in confusione e non riuscì nemmeno a spostarsi quando un uomo di fretta gli intimò di togliersi dalla via. Non poté evitare lo scontro e solo il dolore lancinante al braccio ferito lo fece reagire il tanto che bastava a portare una mano a coprirsi il punto dolente.

Our crazy psichotic love_Attack on titan_Yaoi 18_LevixEren Riren Ereri ErenxleviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora