𝐗𝐕𝐈𝐈𝐈

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art credits: @nachi2738 / twitter

Kori's pov

Non ricordo esattamente quanto tempo rimasi da sola in stanza, continuando a torturarmi a causa di quel brutto litigio avvenuto con il ragazzo poco prima, ma fortunatamente i miei pensieri furono presto interrotti.

Infatti sentii bussare alla porta e dopo aver concesso alla persona di poter entrare, questa persona entrò.

In minima parte speravo fosse Sanzu, venuto per chiedermi scusa per il suo comportamento da stronzo, ma mi sbagliai nuovamente.

Però, fu comunque una persona gradita, ovvero Ran Haitani. Con una tazza di cioccolata calda fumante, ancora più gradita.

«Ran...»

Lo chiamai io, rimanendo seduta sul letto. Non sapevo come mai fosse venuto in camera mia, tuttavia non mi dispiaceva affatto che lui o Rindou venissero a trovarmi.

Sembrerà assurdo, ma stavano iniziando a piacermi, nonostante la loro indole da fuori di testa e ubriaconi (più per Rindou la seconda).

«Kori-chan! Ti ho portato la- tutto ok?»

Mi domandò lui, probabilmente dopo aver visto le pessime condizioni della mia faccia.

Sapevo già come fossi conciata in quel momento: ogni qualvolta che piango, essendo quasi sempre truccata, mi ritrovo con le guance tutte macchiate dal nero del mascara, ma soprattutto i miei occhi si arrosano e lucidano terribilmente.

Esitai un po' a rispondere alla domanda, ma non volendo farmi vedere debole, provai a mentirgli.

«Sì, è tutto ok.»

Il giovane uomo mi guardò con un'aria un po' dubbiosa, per poi sedersi affianco a me sul letto.

Non appena prese posto, mi diede la tazza e mi fece delle dolci carezze sulla testa, prendendo i miei capelli tra le mani.

Solitamente mi sarei allontanata subito, ma percepii quel gesto come un gesto di gentilezza, quindi lo lasciai fare, guardandolo in faccia, nel mentre mi gustavo la mia cioccolata che mi faceva sentire più serena.

«Perché sei triste? Tu e Sanzu avete litigato, non è vero?»

Non appena mi fece quella domanda, sgranai gli occhi e quasi non gli sputai la cioccolata addosso.

Distolsi lo sguardo, esitante a rispondere: di certo non mi aspettavo che potesse immediatamente capire il perché stessi così.

Rimasi di sasso, sentendomi ancora più uno schifo, ripensando a quello che era successo poco prima.

«Sei troppo debole e agisci in modo troppo incosciente per questo tipo di compiti.»

Per quanto ci provassi, quei sentimenti continuavano costantemente ad essere presenti nella mia vita, soprattutto da quando Sanzu aveva iniziato a farne parte.

Testarda per come sono, comunque continuai a evitare di parlarne, a causa del male che poteva farmi esporre quei pensieri.

«Non sono triste, sto male per il ciclo.»

𝐏𝐨𝐢𝐬𝐨𝐧 - 𝐒𝐚𝐧𝐳𝐮 𝐇𝐚𝐫𝐮𝐜𝐡𝐢𝐲𝐨 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora