La Città Fantasma

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Mi stiracchio mentre mi allungo a spegnere la sveglia sullo smartphone posto sul comodino. Il buio della stanza mi circonda grazie alla tapparella che mi protegge dalla luce del giorno fuori dalla finestra.

Mi chiedo perché il cellulare ha deciso di svegliarmi proprio di domenica. Giorno in cui non lavoro. Avrò dimenticato la sveglia attiva. Quindi mi lascio ricadere pesante sul letto e mi giro dall'altra parte. Mi rigiro, e rigiro non so per quanto tempo, finché il dubbio non si insinua in me.

Allungo veloce la mano al comodino ed afferro il cellulare che mi dà una notizia assolutamente spiacevole: è lunedì! Le otto di lunedì mattina! Sarei dovuto andare ad aprire il negozio di elettronica alle 7:00! Il mio capo sarà infuriato, sicuramente starà preparando i documenti per il licenziamento. Lui che ha tanta fiducia in me da lasciarmi le chiavi del negozio e io...

E tu sei uno scemo! Che ti dice il cervello?!

Sono il solito irresponsabile con la testa fra le nuvole. Scatto in piedi e corro in bagno a lavarmi e vestirmi in un tempo record di tre minuti e mezzo. Metto un po' di gel sul ciuffo lungo e nero che ho sulla testa per nascondere il segno del cuscino e volo in cucina a riempirmi la tazza d'asporto della mia dose giornaliera di caffè. Senza non starei in piedi.

Il giro scale del palazzo è stranamente silenzioso ma, in fondo, sono io fuori orario. Un lato positivo del ritardo c'è: non vedrò la mia vicina Rosie. Quella donna non mi lascia un secondo in pace. Lei, e i suoi cinque gatti tutti Maine Coon uguali, che mi accusa sempre di avergliene rubato uno. Non c'è mai stato un sesto gatto da quando vivo in questo condominio, a meno che non sia scappato prima. Lo invidio, anch'io scapperei da lei se fossi stato nei panni del numero sei.

Esco dal palazzo trafelato già dalla super corsa e noto anche le strade inquietantemente deserte e silenziose. Qualcosa mi sfugge... Oggi è un giorno festivo e io non ne so niente?

Perfetto, non essendoci alcun taxi in vista mi toccherà andare in bici. Meno male che è primavera altrimenti avrei avuto freddo. Ma questo vorrà dire ulteriore ritardo.

Con il caschetto ancora d'allacciare mi fiondo in strada e pedalo fino al negozio e con altrettanta fretta salto dalla bici e la lego ad un palo. Lo trovo stranamente chiuso e deserto come le strade. Che il capo non se ne sia accorto? Magari ha deciso di dormire di più.

Mi si attacca addosso una sensazione strana. Non ho ancora visto nessuno oggi. Prendo le chiavi e con molta calma entro nel negozio e accendo le luci.

Dove saranno andati tutti?

Mi avvicino alla cassa dove accanto si trova il telefono fisso e digito il numero del mio capo ma, quando lo accosto all'orecchio, lo sento suonare a vuoto e senza segreteria. Provo a fare il numero del mio collega ma con lo stesso risultato. Così tiro fuori il mio cellulare credendo che il telefono sia rotto, ma noto qualcosa a cui al mio risveglio non avevo fatto caso: non c'è segnale. Inserisco la ricerca delle reti manuali ma la lista rimane vuota. Un po' disorientato blocco lo schermo e me lo faccio riscivolare nella tasca dei jeans.

Va bene... Questo deve essere tutto uno scherzo, una Candid camera. Altre spiegazioni non ci sono.

Io credo di sì...

Inizio ad urlare divertito.

《Bene ragazzi, dove sono le videocamere?》

Mi guardo attorno cercando qualche movimento o qualche suono. Dopo un po' il silenzio viene spezzato da una voce a me sconosciuta.

《Pensate sia lui?》

《È l'unico rimasto!》 Una seconda voce. 《La profezia parlava di un giovane che si sarebbe dovuto trovare qui: questo giorno e... Beh, è un po' tardi ma dovremo esserci.》

《Lo so, sono in ritardo. Ho avuto un problema con la sveglia...》

O con la tua testa bacata...

《Non lo direte al signor Harrison, vero?》

Chiedo un po' in ansia. Mi guardo attorno per poter associare dei volti a quelle voci, ma la mia vista rimane invariata. Farà ancora parte dello scherzo o sono clienti arrabbiati per l'apertura fuori orario?

Mmm... Sicuro?

《Il capo non sarà contento.》 Dichiara la prima voce. Così inizio a sudare.

Ecco, tutto spiegato. È un modo gentile per dirti: SEI LICENZIATO!

《Non volevo arrivare tardi! Prometto che recupererò l'ora e mezza dopo il mio turno. Ho bisogno di questo lavoro.》 Esclamo preoccupato.

《Dobbiamo intervenire!》 Dice la seconda voce ed un computer dei tanti intorno a me si accende, sullo schermo appare una scritta: "premi invio".

Non farlo...

Mi avvicino lentamente e, anche se so che non dovrei premerlo, è più forte di me. Una forza attrattiva come calamita. Perciò lo pigio. Sento una delle due voci sbraitare.

《Brutto imbecille! Hai sbagliato a inserire le impostazioni. Ora andrà...》

La voce tace interrotto dallo schermo del computer che è ricercatore di attenzioni. Gli esce una polvere dorata che mi ricopre tutto.

Te lo avevo detto!

Cerco di scrollarmela di dosso arretrando di qualche passo, improvvisamente spaventato. Ma ormai è come se mi si fosse incollata. Inizio ad avvertire un po' di solletico per tutto il corpo e non posso fare a meno di ridere anche se ho capito che tutto ciò non può essere opera di registi e show televisivi.

Ma dai? Ma davvero?

Che mi stiano rapendo gli alieni?!

Vengo trasportato in un tornado blu brillante e una luce calda mi ricopre interamente facendomi quasi soffocare. Percepisco il mio corpo che inizia a sudare e i capelli mi si appiccicano in fronte. Mi aggrappo al respiro come se fosse l'unica cosa che io possa fare, impotente, facendomi venire la tachicardia. Non riesco a pensare ad altro che a mantenermi in vita mentre il terrore si impossessa di me. Il corpo inizia a formicolare dalle punte dei piedi ai capelli dandomi una sensazione di evaporazione. Una luce accecante e bianca esplode dandomi l'impressione di star esplodendo anch'io. Un dolore mi invade il petto e vengo catapultato a tutta velocità in avanti, o indietro. Credo di aver perso il senso dell'orientamento non capendo neanche dove sia l'alto e dove il basso.

Infine la mia corsa si interrompe bruscamente gettandomi sulla neve fredda facendomi perdere i sensi.

Ti ricordo che siamo nel periodo dei fiori che sbocciano e allergia a volontà.

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