Un Angelo

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Le lezioni di galateo portarono via altri tre giorni ed io sto per impazzire. Devo andare al Castello! Non credo che Ornold possa trovare altre cose da insegnarmi dato che ormai sono diventato un gentiluomo che parla in uno strano modo da venire il vomito.

Non sul tappeto possibilmente!

《Pensate che adesso potrei andare al Castello, Ornold?》Anche il tono della mi voce è cambiato: è più gentile, umile e rispettoso.

《Non credo che tu sia ancora pronto. Tuttavia, potremo iniziare col fare una visita al villaggio. Forse inizieremo dal mercato.》 Risponde con tranquillità.

《Scusatemi Ornold, ma io non c'è la faccio più a stare chiuso qui io... Aspetta... Che?! Vi ringrazio! Non vi pentirete dell'opportunità donatomi.》Alza un sopracciglio per il mio cambio improvviso di pormi.

《Avviamoci allora, ti faccio strada.》Dice decidendo di non dare troppo peso al mio attacco. Andiamo a disturbare Persival per far montare in sella Ornold, potendo solo portare massimo una persona, e partiamo.

Arriviamo facilmente alla piazza principale dopo neanche quaranta minuti di camminata da parte mia.

Ornold ora prosegue al mio fianco alla stessa altezza trascinandosi dietro Parsival. La neve non è tanto alta e si riesce a camminare tranquillamente. A casa mia è primavera e pensavo di aver finito col freddo...

Purtroppo devi soffrire, è così la vita.

Mi guardo intorno come se fossi a Disney Land non sapendo da che parte iniziare. Una sfilza di bancarelle si distendono sulla strada tutte ammucchiate insieme. Uomini e donne cercano di vendere al popolo la loro merce. Noto bancarelle di cibo, di stoffa, vestiti, e gioielli con pietre rozze di poco valore ma molto belle, poi intravedo da lontano una con delle boccette che sembrano profumi, e ancora quella delle erbe terapeutiche, infine le altre si perdono alla mia vista che non arriva così lontana.

《Questi sono i denari che ti darò ogni volta per comprare una pagnotta di pane.》Ornold mi desta dai mei pensieri eccitati dall'ambiente circostante. Annuisco e afferro le due monete che ha fra le mani. Mi avvicino alla bancarella con tutti i vari tipi di pane.

《Salve signore, mi vendereste una pagnotta di pane, per favore?》Chiedo al panettiere e lui con un grande sorriso mi accoglie.

《Salve, ma certo. Arriva subito!》Me lo mette in un sacco e subito dopo arriva il momento di pagare e lui mi tende la mano dove gli metto le due monete. Ringrazio e me ne ritorno da Ornold dandogli il sacco con espressione compiaciuta e soddisfatta.

Hai solo comprato un pezzo di pane.

Uffa, perché devi sempre spegnere il mio entusiasmo?

Perché è il mio lavoro.

《Molto bene.》 Borbotta sperando che non senta, così sorrido di più. Sembra tutto piuttosto facile una volta usciti dalla casa nel bosco. Non capisco perché Ornold aveva tutta questa paura.

《Ora posso andare al Castello?》Chiedo speranzoso.

《No, e di certo non conciato così.》 Risponde con fare ovvio e il mio entusiasmo si spegne cercando di guardarmi e cercare di capire cosa ho fuori posto.

《Cosa intendete dire?》Chiedo corrucciato.

《Devi indossare vestiti più eleganti e devi pettinarti il cespuglio nero che ti ritrovi sulla testa. Sei così magrolino che sarà difficile trovarti qualcosa.》 Si avvia per le bancarelle pensieroso per poi fermarsi a quelle dei vestiti.

《Avevate detto che non avevate pettini. Come fate voi, di solito?》 Chiedo guardando i suoi capelli simili ai miei.

《In realtà lo avevo perso. Ora ce ne vuole un altro.》 Lo trova e lo paga iniziando col pettinarsi lui e poi me lo porge. Il pettine è di legno e molto grosso. I nodi di circa una settimana li tratta come bestie, anche se faccio piano e lentamente fa molto male.

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