Angeline Smith

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Ringrazio di avere una Coscienza in questi casi. Mi ha aiutato a trovare in fretta una scusa plausibile da dire alla polizia per giustificare il fatto che io sono scomparso da una settimana ed Angel non ha un'identità.

Ricordati di essermi riconoscente anche quando ti critico.

《Quindi, se abbiamo capito bene, questo è un caso di amnesia. La signorina non si ricorda niente del suo passato, mentre lei ha rimosso dalla sua memoria l'ultima settimana. In aggiunta, vi siete trovati entrambi il giorno prima in strada, ma successivamente, e senza sapere come, siete stati nuovamente divisi.》 Il poliziotto numero uno sta facendo il resoconto di quello che gli abbiamo detto. Fortunatamente Angeline è stata così sveglia d'affidarsi a me senza sapere nulla. Ha seguito la mia versione, ha confermato e aggiunto qualche dettaglio.

《Avevo un forte mal di testa quando mi sono ritrovata davanti a Kendall con indosso quell'abito così strano.》 Ha risposto quando le hanno chiesto spiegazioni sul suo travestimento. Appena le hanno posto la domanda deve aver esaminato velocemente il vestiario dei poliziotti e compreso subito che ci si veste in altro modo in questo Tempo.

Non mi hanno fatto la stessa domanda a me, probabilmente comprendendo che gli avrei dato una risposta simile.

Angeline pare così sveglia e pronta a captare i dettagli della situazione per rispondere al meglio. Tuttavia, non pare aver notato che i poliziotti ci stiano dando del "lei" e non del "voi." Sarebbe diventata una grande sovrana perché intuisce facilmente cosa gli altri vogliono sentirsi dire per tenerli calmi.

《La mattina del 4 Aprile non si è presentato sul posto di lavoro. Lì si è verificato il suo primo episodio di scomparsa. Cosa si ricorda di quel giorno?》 Mi chiese a un certo punto il poliziotto numero due.

《Beh...》 Mi sono grattato la nuca pensieroso. 《Mi sono svegliato normalmente a casa mia, mi sono preparato e sono uscito. Ricordo di aver preso la bici perché ero in ritardo. Ero convinto che fosse domenica e non lunedì. Ero in strada che correvo e...》

Questo è il momento della storia in cui devi mentire, altrimenti ti prenderanno per pazzo.

《... È da qui che inizia il vuoto. La mia memoria riparte direttamente da ieri sera.》

Hanno continuato con svariate domande per avere chiaramente il quadro completo.

《Voi aspettate qui. Per ora vediamo se riusciamo a venire a capo della faccenda.》 Dichiara il poliziotto numero due mentre si alzano e raggiungono la porta.

《Ah, signor Brooks.》 Il poliziotto numero uno si gira verso di me poco prima di seguire il collega fuori. 《Dovrebbe chiamare sua sorella. È lei che ha sporto denuncia sulla sua scomparsa.》 Annuisco e lui si richiude la porta alle spalle.

Poso lo sguardo su Angel ora visibilmente tesa. Le accarezzo una guancia per rassicurarla.

《Siete stata bravissima. Continuate a seguire me e presto potremo andare a casa.》 Le sorrido e lei fa lo stesso.

Tiro fuori il cellulare e cerco il numero di mia sorella. Poveretta, sarà morta di paura.

《Che cosa avete lì, Kendall?》 Chiede curiosa Angel.

《Si chiama cellulare. Serve per parlare con le persone lontane, puoi anche inviare lettere non fisiche ma elettroniche. Questo funziona con l'energia elettrica, nel Medioevo non era ancora stata scoperta. Ma è scienza. Molte cose in questo Tempo funzionano con l'energia elettrica e ti prometto di spiegarti tutto con calma.》

《Quindi tu adesso potresti parlare con una persona che non è in questa stanza grazie a quella scatolina?》 Annuisco e le mostro lo schermo.

《Per fortuna è abbastanza intuitivo. Guarda: se clicchi questo simbolo con su scritto "Rubrica" ti apre l'elenco di tutte le persone che ho salvato e hanno a loro volta un cellulare. Ora, se clicco il nome di mia sorella, a lei arriva un segnale dal suo per avvertirla che voglio parlare con lei. Si sentiranno dei suoni finché lei non deciderà di rispondermi oppure no. Questa è una chiamata.》 La faccio partire e si sentono gli squilli. Al secondo già mi risponde.

Kendall? Sei tu? La sua voce è giustamente allarmata.

《Sì. Ciao, Gwen.》 Sentire la sua voce mi causa un tuffo al cuore. Quanto mi è mancata.

Oddio, Kendall! Ma dov'eri finito? Io e i nostri genitori eravamo disperati! Stai bene? Dove sei? La sento singhiozzare e mi si spezza il cuore.

《Sorellina, sto bene. Mi è successa una cosa difficile da spiegare. Ma ti racconterò tutto. Adesso sono al St. Luke's Hospital. Non preoccuparti, sto recuperando una persona da qui. Ti va di trovarci a casa mia appena torno? Stiamo parlando con due poliziotti, appena ci lasciano andare ti avverto.》 La sento tirare su col naso.

Vengo subito all'ospedale!

《No, tranquilla. Non serve. Ci vediamo fra poco. Ti voglio bene.》 Ci vuole un po' per convincerla, ma poi si rassegna ad assecondarmi.

《Vedo che siete molto legati. Deve essere morta di paura non sapendo dove foste finito.》 Commenta Angel una volta che chiudo la chiamata.

《Esattamente, e a me è mancata così tanto. Sono stato circa sei mesi nel Medioevo e non credevo di poter fare ritorno a casa.》 I miei occhi si velano di lacrime e non posso fingere con la donna che amo. Lei si porta alle labbra la mia mano e me la bacia.

《Manca poco e la potrete riabbracciare.》 Cerco di riscuotermi e pensare prima a uscire da qui.

《Angel, riuscite ad alzarvi in piedi?》 Lei prova a sforzarsi, ma so che non è facile poco dopo essersi svegliati da dei postumi del genere. Eppure ci riesce, barcollando un po'. Prova ad avanzare ma emette un gemito di dolore e la sua faccia si contrae in una smorfia. È attaccata alla macchina che le monitora il battito.

《Attenta, sedetevi o vi farete più male.》 Le allungo le mie braccia in caso avesse bisogno di un sostegno, ma non se ne serve. Ritorna sul letto.

La porta si apre e ritornano dentro i due poliziotti. 《Allora, ragazzi. Per ora non abbiamo altre domande. Vi assicuriamo che faremo il possibile per tenervi d'occhio se per caso chi vi ha fatto sparire dovesse ritornare e intanto continueremo a indagare.》 Ci informa il poliziotto numero uno.

《Inoltre faremo il possibile per ritrovare la sua famiglia, signorina. Intanto può restare qua finché non starà meglio. Poi sarà affidata a un orfanotrofio visto che presumiamo sia minorenne.》 Lo sguardo di Angel si fa preoccupato.

《Signori.》 Cerco d'intervenire. 《Invece che sbatterla in un posto dove non conosce nessuno. Non sarebbe possibile affidarla a me? Ho 21 anni e legalmente posso adottarla e prendermene cura finché la sua famiglia non verrà a cercarla.》 I poliziotti si confrontano con uno sguardo indecifrabile.

《Se questo è il volere della signorina...》

《Oh, sì! Assolutamente.》 Risponde Angel in ansia e quasi mangiandosi le parole.

《Sfortunatamente ci risulta che lei non ha più un lavoro. Deve essere economicamente in grado di mantenere sia se stesso che lei.》 Che rottura di scatole dover guardare le postille legali. Vorrei solo tornare a casa con la donna che amo.

《E se si proponessero i miei genitori per adottarla? Sono entrambi lavoratori.》 Quella versione sembra convincerli di più.

《Se vengono qui a firmare delle carte e ci danno il loro recapito per rintracciarli in caso sbucasse fuori la famiglia della signorina, può andare bene.》 Mi giro verso di lei per comunicarle con lo sguardo che ora è tutto a posto. Lei mi sorride entusiasta.

《Vi ringrazio, signori!》 Esclama felice.

《Un'ultima domanda prima di andarcene. Dobbiamo compilare i documenti coi suoi dati che sfortunatamente non possiamo avere. Ha per caso una preferenza su come vuole farsi chiamare?》 Chiede il poliziotto numero uno.

《Sono Angeline.》 Il poliziotto se lo appunta.

《Okay. Buona fortuna, Angeline Smith.》 Le sorride e sparisce oltre la porta.

《Adesso andiamo a informare un dottore che ora è sveglia, così può visitarla.》 Detto questo, anche il poliziotto numero due esce di scena e quasi definitivamente dalla nostra vita.

《Angel, cara. Ci sono ancora poche cose da sistemare ma è sicuro che non ci separeranno. Quindi vi chiedo di avere solo un po' di pazienza e poi saremo liberi.》 Le sorrido e lei ricambia.

《Kendall, non vedo l'ora di iniziare la nostra vita insieme in questo nuovo posto.》 Ha espresso il mio stesso parere, per questo dalla felicità la tiro a me e la bacio teneramente.

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