Un Grande Amore

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Questa storia è scritta da : Ilaria

Diana si rigirò nel letto per l’ennesima volta, gettando le coperte di lato e scoprendo le gambe. Non riusciva a prendere sono ed era inquieta.
Dormire era diventato difficile ultimamente: troppi pensieri, troppi problemi, troppe cose da sistemare.
E poi c’era Gwyn.

Diana decise che era venuto il momento di alzarsi, per quella notte il sonno non si sarebbe presentato. Si sedette alla scrivania, guardando fuori dalla finestra. Era una notte abbastanza serena, le stelle erano brillanti e giusto qualche sparsa nuvola attraversava il cielo scurendo la luce della luna.
Non aveva mai alzato gli occhi al cielo così spesso come in quei giorni; non perché le stelle non avessero una loro bellezza, ma perché fino a quel momento troppe cose sulla terra avevano richiamato la sua attenzione. Lo facevano anche in quel momento: i Blackthorn, le loro indagini, i problemi con il Clave, i demoni, l’Istituto.

Diana sospirò. Era incredibile come in tutto quel caos, inatteso, nella sua vita fosse riuscito a farsi strada un dono inaspettato.
Chiuse gli occhi, ripercorrendo mentalmente per la milionesima volta il momento in cui si era rivelata completamente a Gwyn, pochi giorni prima. Il terrore che aveva provato, la paura di dover lasciar andare qualcosa di prezioso, l’orgoglio che sentiva quando ripensava al percorso fatto.
Era fiera di sé, delle sue scelte, anche dei momenti di disperazione che aveva dovuto affrontare. Nonostante tutto era ancora lì, a schiena dritta, ad affrontare un mondo che non avrebbe mai capito, men che meno accettato, la sua esistenza.
E Gwyn…beh, lui era qualcosa che non aveva mai creduto potesse accadere.
L’aveva sognato, a un certo punto della sua vita; aveva sperato, con tutte le sue forze. Ma aveva smesso di combattere per ottenerlo, intrappolata tra dovere, senso dell’onore e un mondo – quello degli Shadowhunters – che si evolveva con una lentezza esasperante.
Accarezzando la superficie della scrivania si rese conto di ricordare ogni particolare di quell’incontro con Gwyn: la sua espressione serena, come se niente potesse smuoverlo; il tremore che sentiva attraversarle il corpo e che cercava disperatamente di controllare; il desiderio di volersi mostrare intera, per tutto ciò che era e che era stata.
Avrebbe potuto voler dire perderlo, definitivamente. Di solito il mondo non era pronto ad accettare persone come lei.
Aveva pensato che sarebbe stato meglio perderlo in quel momento, prima che potesse fare troppo male, prima che il suo cuore potesse iniziare a tessere un futuro che era sempre sembrato impossibile.
Sorrise, sempre a occhi chiusi, rivedendo con la mente quanto era stata sciocca: se Gwyn l’avesse rifiutata, in quel momento, lei sarebbe andata in pezzi.
Oh, nessuno se ne sarebbe mai accorto. La sua corazza esterna, la guerriera inamovibile che tutti vedevano da sempre, avrebbe tenuto insieme tutto perché il mondo intorno non si accorgesse di nulla. Ma lei non sarebbe più stata la stessa.
Non era da lei essere così emotiva. Forse la mancanza di sonno, o forse la notte che da quando c’era Gwyn nella sua vita era diventata così evocativa.
Lasciò che un’unica lacrima silenziosa scivolasse sul viso, per tutto quello che aveva perso, per tutto quello che aveva rischiato, per tutto quello che aveva trovato e non voleva più lasciar andare.

Qualcosa picchiettò alla finestra e Diana si ricompose rapidamente, passando in fretta una mano sulla guancia a cancellare quel momento di debolezza.
Aprì gli occhi e si ritrovò a perdersi nello sguardo di Gwyn, in sella alla sua possente cavalcatura.
Spalancò la finestra, mantenendo le distanze, come se si aspettasse un ripensamento. Magari ci aveva riflettuto e aveva deciso di desiderare qualcuno di diverso da una donna con un passato scomodo e difficile alle spalle. E magari non una Shadowhunter.
Gwyn la guardò intensamente, la guardò nel modo in cui l’aveva sempre guardata.
Diana decise di parlare per prima: “Non ti aspettavo,” disse in tono calmo, anche se dentro di sé si agitava la forza di un oceano in tempesta.
Gwyn sorrise e Diana sentì la corazza cedere appena. “Lo so. Non potevo resistere oltre lontano da te.”
Onesto e diretto come sempre, una delle caratteristiche che l’avevano conquistata. Il popolo fatato non poteva mentire, ma Diana aveva da lungo tempo imparato che la verità raccontata da loro spesso non aveva niente a che fare con il concetto di verità degli esseri umani.
Ma con Gwyn era diverso. Lui non aveva mai nascosto nulla di quello che provava, era stato da subito un libro aperto.
“E cosa vuoi fare ora che sei qui?” chiese Diana con un mezzo sorriso, sapendo benissimo che la risposta di lui sarebbe stata ancora una volta sincera e inequivocabile.
“Voglio tenerti tra le mie braccia mentre il mio destriero ci conduce nella notte, e voglio tenerti così per sempre,” rispose lui serio e sicuro di sé.
La sua voce calda ruppe qualcosa dentro di lei, qualcosa che aveva impiegato anni a costruire.
Gwyn le porse la mano, invitandola a lasciare per un attimo, per una notte, la reclusione di una stanza che aveva conosciuto alcuni dei suoi momenti più bui. La sua mano era una promessa di felicità, una promessa nella quale Diana voleva credere con tutte le sue forze.
Prese la mano di Gwyn e si sporse oltre il davanzale, lasciando che la forza di lui la tenesse al sicuro mentre sedeva tra le sue braccia.
Lo guardò, ebbra di una gioia che non le era mai stata concessa, e lasciò che il profumo di lui le invadesse le narici. Chiuse gli occhi quando lui si piegò su di lei per posarle un bacio delicato sulle labbra. Si lasciò avvolgere dalle sue braccia mentre spronava le redini verso altre destinazioni, verso momenti che sarebbero stati solo per loro.

Guardò Alicante, non le era mai parsa così bella come quella notte, le stelle non erano mai state così splendenti, la luna mai così dolce.
Diana stava guarendo dagli anni di solitudine e paura che avevano forgiato la donna che era. Stava diventando più forte, si sentiva finalmente parte di qualcosa. E la sua medicina, realizzò sorridendo alla notte, si chiamava Gwyn.

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