Fratelli Si Diventa

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Questa storia è scritta da : Ilaria

Guardare due piccole, adorabili pesti dormire era una di quelle cose della vita che tutti avrebbero dovuto provare, soprattutto dopo un pomeriggio di giochi, dolci e risate.
Catarina era stanchissima, nemmeno due turni consecutivi in ospedale la rendevano così disperatamente stanca. Eppure, le sembrava di avere addosso una gioia, una serenità, che poche volte aveva provato negli ultimi anni. Quando passava del tempo con i figli di Magnus, la mente per forza di cose tornava al piccolo Shadowhunter che aveva cresciuto in segreto, al ruolo di madre che si era inaspettatamente trovata a svolgere.
I pomeriggi a giocare in mezzo al prato, lo stupore del piccolo davanti alla magia, quando si era decisa a rivelargliela; le giornate a studiare e ad ascoltare capricci, cercando di non cedere quando con quel visino tenero e gli occhi da cerbiatto chiedeva “Possiamo andare a giocare adesso?” E poi l’adolescenza, quella fase della vita in cui aveva capito la frustrazione e la desolazione di tante madri umane.
Sorrise ripensando a quanto fosse stata fortunata a poter crescere un bambino, anche se uno Shadowhunter, quando a quelli come lei solitamente era precluso.
La stessa fortuna che aveva adesso Magnus, dopo secoli di scorrerie e irrequietezza. Non che lo stregone fosse particolarmente incline alla sobrietà, ma i due marmocchietti avevano spostato la sua bussola, insieme a quello strano miracolo che era Alec Lightwood. Magnus era cambiato, era finalmente cresciuto e aveva fatto pace con il bambino ferito che era stato.
Si voltò per uscire dalla stanza, doveva decisamente dare una ripulita al salone. Avevano giocato con qualsiasi gioco presente nella casa e ora erano sparsi ovunque, anche sopra le librerie. Si mise di buona lena, usando le mani e non la magia, per darsi il tempo di gustare quello strano silenzio che aleggiava nella casa. Incredibile come, dopo sole poche ore, non sentire gridolini e risate le paresse strano.
Max, il più scatenato tra i due, sarebbe stato capace di coinvolgere nei suoi giochi anche la persona più glaciale. E infatti aveva la capacità di trovare sempre il modo di far divertire anche Rafa, più taciturno, più riflessivo. Erano quanto di più diverso si potesse immaginare eppure erano le due facce della stessa medaglia. Per certi versi, assomigliavano entrambi a tutti e due i genitori.
Il modo attento che aveva Rafa di studiare tutto quello che lo circondava e di proteggere sempre il fratello le ricordava molto Alec; e quando finalmente si lasciava andare nei giochi e nelle risate le faceva pensare a Magnus nei suoi momenti più sereni.
Max, d’altro canto, aveva l’esuberanza di Magnus mentre assomigliava molto ad Alec quando, in compagnia di altri, cercava di non far sentire nessuno escluso né maltrattato.
Raccolse l’ultimo peluche pensando che quella era senza dubbio la famiglia più strana e adorabile che avesse mai conosciuto. Stava diventando sentimentale.
Decise di prepararsi del buon the rilassante, ma entrando in cucina si rese conto che le pulizie non erano ancora finite. Avevano fatto i biscotti quel pomeriggio, come regalo di bentornato per i papà, e la stanza sembrava volerle dire che quell’esperimento non era stato dei suoi migliori. A un certo punto, mentre impastavano, Max aveva starnutito, facendo volare farina ovunque; sulle prime, Rafa era rimasto immobile, quasi inorridito, poi aveva deciso di prendere al volo l’occasione per intavolare una guerra a chi lanciava più farina addosso all’altro. Catarina aveva provato a fermarli, forse per i primi due minuti, poi era scoppiata a ridere perché i due monelli sembravano due piccoli fantasmi, completamente bianchi.
Ridacchiò di nuovo. Ai bambini bastava davvero poco, a volte, per divertirsi. Pensava di essere stata una brava baby sitter per quella giornata.
La cucina richiese molto più tempo per le pulizie, la farina si era infilata praticamente in ogni anfratto disponibile. Quando diede l’ultima passata di spugna era distrutta e tutto quello che desiderava era lasciarsi cadere sul divano. Forse, invece del the, ci sarebbe stato bene un buon bicchiere di vino rosso.
Ma proprio in quel momento, esplose un pianto disperato che riempì tutta la casa. Catarina corse fino alla stanza dei bambini, aspettandosi di trovare qualche animale strano sui muri.
Spalancò la porta con il fiato corto e trovò Max che piangeva tra le braccia del fratello, che provava a consolarlo con un occhio ancora mezzo chiuso. Ebbe un moto di tenerezza che le strinse il cuore e insieme l’istinto di ridere: così piccoli eppure con atteggiamenti da adulti quando l’occasione lo richiedeva.
Decise che era il momento di aiutare Rafa a consolare il piccolino; salì sul letto e si sedette vicino ai due bambini, parlando dolcemente: “Max, che succede? Hai fatto un brutto sogno?”
Max, che non si era accorto della presenza di Catarina, sollevò di scatto la testolina blu, con gli occhioni spalancati da puro terrore. Agitò la testa avanti e indietro, come se le parole fossero troppo difficili da pronunciare in quel momento.
“Vieni qui, Rafa è stanco, ha bisogno di dormire,” disse Catarina sussurrando. Rafa continuava a tenere il fratellino tra le braccia ma aveva richiuso gli occhi.
Max scosse forte la testa. Non voleva lasciarlo.
“Mi vuoi dire cos’hai sognato?” chiese allora Catarina, intenerita.
“Rafa andava via, con un signore cattivo,” disse singhiozzando. “Io chiamavo, ma lui non mi sentiva più,” concluse ricominciando a piangere.
Rafa, in dormiveglia, doveva aver colto la disperazione del fratello al pensiero di perderlo e si riscosse, stringendolo più forte.
“Io non vado con nessuno, Max. Resto sempre con te” disse piano, cercando di calmare i singhiozzi che scuotevano il corpicino del fratello.
Catarina li guardava, senza poter intervenire, incapace di capire come potesse essere grande un amore nato dal caso. Si erano trovati nella stessa famiglia dopo aver vissuto momenti difficili, soprattutto Rafa, e nonostante tutto si amavano come se fossero fratelli di sangue. In quel momento comprese cosa, davvero, erano riusciti a fare Magnus e Alec.
Erano riusciti a trasformare il loro amore e a irradiarlo intorno a loro, circondando i loro bambini.
Pian piano Max si calmò e Catarina si accorse che si era addormentato, sempre stretto a Rafa, che ora lo guardava attento e protettivo, proprio come avrebbe fatto Alec. Catarina si avvicinò abbastanza da circondare entrambi con un braccio; posandosi un dito sulla bocca, un invito a fare piano, mormorò: “Torniamo a dormire. Posso restare qui con voi?”
Rafa la guardò solenne e accennò un sì silenzioso.

Catarina non sapeva di preciso a che punto della notte si era addormentata, ma si svegliò con il suono di una risata familiare e con la sensazione di avere il viso schiacciato. Aprì lentamente gli occhi e si ritrovò a fissare un piccolo piede.
Intanto la risata continuava e Catarina si rese conto che si trattava di Magnus. Avrebbe voluto farlo smettere, dicendogli che non c’era proprio niente da ridere, ma la sua bocca era bloccata da questo piede minuscolo che però sembrava pesare come un macigno.
Fu Alec ad accorgersi che era sveglia. “Catarina,” disse trattenendo a stento il sorriso, “tutto bene?”
“Venishimo,” farfugliò lei.
Le risate di Magnus diventarono ululati. Decise di spostare delicatamente quel piede, per potersi alzare, quando ovviamente le due piccole pesti si svegliarono per il gran baccano prodotto dal padre. E così si ritrovò addosso due paia di piedi, mentre i bambini rotolavano nel letto per correre ad abbracciare i loro genitori.
Quando li vide sorridenti ed eccitati, qualsiasi parola di cattivo gusto che le era girata per la testa fino a un attimo prima svanì. Era bellissimo vederli tutti e quattro insieme. Si alzò, cercando di ricomporsi dopo una notte passata a dormire vestita e su un letto che per tre era davvero troppo piccolo.
Alec la guardava incuriosito. Non avrebbe mai chiesto com’era finita a dormire con i bambini e lei, in quel momento, non si sentiva di raccontarlo. Era stato un momento intimo e dolcissimo, un momento che non spettava a lei raccontare. Lo avrebbero fatto i bambini, se avessero voluto.
Ma fu Magnus a parlare: “Non so come tu sia finita con i piedi dei miei figli in faccia, ma vedendo quanto sono allegri direi che li hai decisamente fatti divertire.”
Il tono non era scherzoso, né canzonatorio. E Magnus, che sotto alla corazza dello stregone debosciato aveva il cuore più grande che avesse mai conosciuto, aveva gli occhi lucidi.
Catarina accarezzo i capelli di Rafa e diede un buffetto sulla guancia a Max, dichiarando serena: “La zia Catarina torna a trovarvi presto. La prossima volta…” s’interruppe guardando i bambini, con un sorriso enorme.
“Cosa, cosa?” chiese Max saltellando. Rafa la guarda incantato.
Catarina li tenne in sospeso ancora un attimo, poi esclamò: “La prossima volta, TORTA!”
I bambini si scatenarono in urla di gioia mentre lei si allontanava verso la porta, sorridendo ai due genitori che la guardavano senza parole.

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